Comunione o assimilazione ?
Era ancora in corso il Concilio ecumenico Vaticano II quando
a Gerusalemme, il 6 gennaio 1964, si abbracciarono –e Paolo VI quasi scomparve
nell’abbraccio maestoso di Athenagora- come amici le due figure più
rappresentative del mondo cattolico e dell’Ortodossia.
Fu l’inizio del cammino dell’accostamento e del dialogo fra
i due principali tronconi del Cristianesimo. Il dialogo fu, allora, con ritmi accelerati
e intercalato da momenti esaltanti.
Il 7 dicembre 1965 ci fu la contemporanea abolizione delle
scomuniche reciproche che erano state scambiate nel 1054 tra la Chiesa di Roma
e quella di Costantinopoli.
Teofania a Contessa Entellina 6 gennaio 2013 |
Nell’Ottobre 1967 Paolo VI visito il Fanar (la sede
patriarcale di Costantinopoli) e Atenagora ricambio subito la visita in
Vaticano. In quella circostanza venne pubblicata una Dichiarazione comune nella
quale si diceva tra l’altro:
“Essi (il Papoa e il Patriarca) riconoscono che il vero
dialogo della carità, che deve essere alla base di tutte le relazioni tra loro
stessi e tra le loro chiese, è necessario sia fondato in una fedeltà totale all’unico
signore Gesù Cristo e nel rispetto mutuo delle loro proprie tradizioni. Ogni
elemento che può rafforzare i vincoli di carità, di comunione e di comune
attività, è causa di gioia spirituale ed è da incoraggiare; ciò che può nuocere
a questa carità, comunione e attività comune deve essere eliminato con la
Grazia di Dio e la forza creatrice dello Spirito Santo”.
Le superiori riflessioni ci vengono alla memoria pensando
come in Occidente comunione venga assimilato ad assimilazione.
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