Non basta la diagnosi sulla crisi finanziaria, serve la credibilità della classe dirigente
La Regione più sprecona d’Italia e quella che destina
la gran parte delle risorse in spese improduttive, la Sicilia, ha passività
(debiti) per 5,3 miliardi di euro. Essa grazie alle tante, troppe, elargizioni
non finalizzate a destinazioni produttive che riceve dai livelli
di governo superiori (Stato, Unione Europea) ogni anno riesce a movimentare circa
euro 27 miliardi in entrata e in uscita.
Per il 96% i
creditori della Regione sono il Ministero del Tesoro, la Cassa depositi e
Prestiti e la banca Europea per gli investimenti.
Cibi che vengono allestiti nella ricorrenza del 19 marzo, San Giuseppe |
Il Patto di stabilità sancito in Europa prevede per il
2013 il pareggio di bilancio ed anche la Regione dovrà rispettare i principi
del trattato, che investono anche il livello dell’indebitamento possibile.
Diventa da subito quindi ineludibile il risanamento finanziario della
Regione e soprattutto il recupero di credibilità della classe dirigente dell’isola
che in tutto il bacino mediterraneo è ritenuta ignorante e parassitaria in
materia contabile e finanziario, e
sopratutto -da sempre- collusa con le forze peggiori della società siciliana..
Solo con i ‘conti in regola’ la Sicilia potrà puntare a ridurre la spesa
improduttiva e puntare, in quanto obiettivi di sopravvivenza, agli
investimenti infrastrutturali e produttivi.
Tutto ciò è stato promesso da Armao, assessore all’economia.
Il problema è
che nessuno crede alle promesse del governo Lombardo, parassitario come tutti i
predecessori, sul cui solco è a pieno titolo posizionato, nonostante il sostegno e l'innamoramento dell'ex partito della sinistra (pd), ormai allo sbando e secondo alcuni in procinto di possibili scissioni.
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