Breve sguardo sul territorio del XV secolo, oggi di pertinenza di Contessa Entellina
Nella prima metà del Quattrocento tutt'attorno a quello che è l'abitato di Contessa persisteva, ovviamente, il monastero di Santa Maria del Bosco ed un discreto numero di case sparse.
Il monastero ormai da un secolo abbondante aveva consolidato la sua presenza e la sua influenza. Non intendiamo riferirci all'aspetto religioso (su cui torneremo in un prossimo "flash") bensì all'aspetto socio-economico.
Il monastero che disponeva di vaste donazioni terriere ad esso pervenute, era già allora, prima quindi dell'arrivo degli arberesh, una realtà produttiva agricola ed anche commerciale. In un contratto di poco anteriore al 1450 si legge la vendita di 12 tonellate ed 800 chili di formaggi, per metà pecorino e metà vaccino.
Cos'altro, oltre al Monastero, dava vitalità al territorio ?
Una discreta presenza di piccole masserie di pertinenza, almeno in una certa misura, di massari corleonesi che erano dislocate a Carruba, Cautalì, Renelli. I massari erano figure di lavoratori autonomi, borgesi, che svolgevano vita da pecorai girovaghi. Erano girovaghi perchè a queste masserie non risultano collegate in alcun modo delle vigne. In quell'epoca la vigna costituiva un bene preziosissimo, protetto legalmente, che veniva associato a giardini ortofrutticoli e frutteti, a piantagioni varie e pioppi. Tutte caratteristiche che verranno invece alla luce con l'arrivo degli arbereshe e solamente sulle terre che saranno loro concesse in enfiteusi (Serradamo, Contesse e molto più tardi Bagnitelle).
Va ricordato che quei massari (i corleonesi) ottenevano le concessioni di stazionare per periodi predeterminati sui feudi sopra ricordati dai procuratori dei Peralta e poi Cardona -presenti a Chiusa, Giuliana e nel presidio di Calatamauro-, perchè provenivano da una città demaniale (Corleone) e non erano quindi sudditi dei baroni.
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