Salvatore Giuliano (3)
L'attività di commercio clandestino del "grano" in periodo di guerra fu la sua iniziale operosità che, inevitabilmente attirò l'interesse della Mafia, che inizialmente tentò di inglobarlo nella sua rete di illegalità senza riuscirci. Giuliano infatti non fu un mafioso ma un vero e proprio bandito, un esclusivista che non amava gerarchie al di sopra di sè.
Per conservare però la latitanza necessitava di coperture e, nel clima del dopoguerra, non fu difficile trovarle nel confuso mondo politico post-fascista tra quelle forze che della mafia erano in qualche modo riflesso. Il suo iniziale sostegno politico lo trovò nel Mis (Movimento per l'indipendenza siciliana) che lo nomina, addirittura, comandante dell'Evis (Esercito volontario per l'indipendenza siciliana).
L'operatività di Salvatore Giuliano negli anni 1945 e 1946 è intessuta di numerose (numerosissime) azioni militari contro le forze dell'ordine dello Stato Italiano. Quando però il Mis diventa, viene riconosciuto, movimento politico legale, Giuliano e la sua banda si specializzano nel sequestro di persone. La stampa comincia a dare sempre più spazi giornalistici al personaggio e alla sua banda e capita, piuttosto stranamente ed illogicamente che talune fasce di popolazione vedano in lui una specie di giustiziere alla Robin Hood.
Per il governo di Roma il personaggio Salvatore Giuliano comincia a diventare un vero e serio problema.
(segue)
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