Secondo lo storico Massimo L. Salvadori l'Italia ha attraversato più di un momento decisivo in seguito a scontri politici frontali fra visioni politiche. Ogni volta i vincitori hanno rapidamente ristrutturato gli equilibri di potere nel Paese.
1) Significativa è stata la svolta "liberale" del 1901, quando fu sconfitta la linea reazionaria e fu avviata la svolta liberale "giolittiana";
2) Il 3 gennaio del 1925 invece fu posto fine al periodo di transizione mussoliniano iniziato nel 1922 con l'insediamento al governo del partito minoritario fascista, che con la complicità della monarchia e di buona parte dello schieramento politico di destra avviò la trasformazione delle istituzioni liberali per instaurare -in via ufficial- il 3 gennaio del 1925 la dittatura-organica.
3) Il 1° aprile 1948 iniziò la lunga egemonia del potere democristiano, che dai primi anni degli anni sessanta fu temperata dai governi di centro-sinistra.
4) Le elezioni del 2001 hanno segnato l'inizio dei governi di centro-destra, con brevi alternanze di governi di centro-sinistra.
5) Nell'utimo triennio abbiamo pure assaporato i governi a maggioranza populista e -perchè ignorarlo?- a prevalente incompetenza e retromarce su conquiste civili.
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Al fine di rievocare la giornata della Liberazione -25 Aprile 1945- ci piace soffermarci sull'ascesa e l'affermarsi del periodo mussoliniano.
Il Fascismo aveva avviato i suoi passi in un percorso di incertezza prima di assumere l'identità che lo caratterizzerà per un ventennio. In una prima fase oscillava fra il rivoluzionarismo nazionalista-imperialista, l'antisocialismo viscerale e -nel contempo- posizioni di democraticismo viscerale. Dal 1920 esso assunse il ruolo di "guardia pretoriana" dei latifondisti e degli industriali; ruolo assunto dal momento in cui in più parti del paese iniziò l'occupazione delle terre e delle fabbriche. La parola d'ordine del movimento fascista fu di "fermare l'eversione rossa". Nel 1921 il primo gruppetto di parlamentari fascisti entrò in Parlamento, grazie ad aperture offerte dal fronte di Giolitti. Nel 1922 i fascisti scatenarono ricorrenti ondate di vioilenza in tutto il paese con lo scopo di attrarre a sè i favori del mondo conservatore. Giolitti ed i liberali pagarono cara la loro iniziale apertura ai fascisti, infatti l'intero mondo conservatore non tardò ad abbandonare i liberali per allinearsi ai fascisti. Dopo la marcia del 28 ottobre 1922 Mussolini ebbe l'incarico dal re di formare un governo ed avviò il percorso che doveva portare -appunto- al 3 gennaio 1925 alla instaurazione della dittatura. In quella data cessò formalmente e sostanziualmente lo storico "Stato liberale" ed il monopolio politico esclusivo passò al Partito Fascista. Col discorso tenuto in Parlamento il 3 gennaio furono soppressi i partiti della Sinistra, i socialisti soprattutti e il dittatore ebbe l'ardire di dichiarare in aula di assumere su di sé la responsabilità politica, morale, storica dell'assassinio di Giacomo Matteotti del 24 giugno precedente. Aggiuse retoricamente "se il fascismo è stato un'associazione a delinquere , io sono il capo di quest'associazione a delinquere". Minaccioso verso i deputati dell'opposizione assicurò che avrebbe riportato all'ordine tutte le proteste entro 48 ore.
Come potè Mussolini liquidare le opposizioni proprio nel momento in cui in tutto il paese, dopo l'assassinio di Matteotti, si ripetevano le proteste e le manifestazioni contro il suo governo? Successe che mentre il governo sbandava e rischiava di andare a casa, il fronte delle opposizioni visse il momento di sua massima divisione. I comunisti allineati all'Uniove Sovietica ricevono ordini di non favorire una possibile vittoria dei socialisti. I socialisti diffidenti dei liberali che in un certo senso avevano inizialmente favorito l'accesso al potere di Mussolini non pensarono minimamente a fare fronte comune con questi contro il dittatore. Parte dei liberali in verità sostenne Mussolini ed altri confidavano in una iniziativa del re che fermasse il percorso della dittature: Speranza tuttavia caduta nel vuoto. I comunisti, il cui peso era allora irrilevante proclamarono uno sciopero che però non poteva che fallire.
A proposito dei comunisti, va ricordato che era da poco tempo che si erano staccati dai socialisti su ordini arrivati da Mosca. E questo non potè che essere considerato un regalo a Mussolini che si vide indebiolire tutti i suoi avvcersari democratici. Nel Paese il 3 gennaio 1925, dalla frantumazione degli antifascisti, si ebbe la sensazione che nè le opposizioni, nè la monarchia, nè il Vaticano erano in condizioni di reagire solidalmente. Molti liberali, guidati da Salandra, si schierarono con Mussolini.
Rapidissima -da quella data- fu l'introduzione delle restrizioni di stampo liberali e democratiche attraverso una serie di provvedimenti miranti alla: a) instaurazione della dittatura, b) liquidazione degli istituti democratici a cominciare dalle elezioni c) instaurazione del regime.
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