La terra, il pianeta su cui viviamo in quanto esseri umani, soffre è lo notiamo tutti da mesi imbrigliati come sia dalla pandemia. E col pianeta inevitabilmente c'è pure in gioco la sopravvivenza stessa dell'uomo, di noi esseri umani. Non ci stiamo, però, solo riferendo alla pandemia arrivata dalla Cina e alle scelte politiche e all'incapacità di farvi fronte da parte della scienza e delle metodiche mediche finora adottate.
stralcio da "L'Espresso" di qualche anno fa.
C'è un libro di uno scrittore indiano, Amitav Ghosh, intitolato "La grande cecità", molto diffuso fra gli amanti della natura e dell'ambiente che nei complessivi mali del pianeta legge le origini e le conseguenze negative che sistematicamente vanno ricadendo sull'umanità. Che si tratti di inondazioni, di sovvertimenti climatici, cataclismi naturali e catastrofi di ogni tipo, tutto in qualche modo dipende da come l'essere umano tratta la Terra.
I cambiamenti irreversibili del pianeta
In una intervista precedente il diffondersi del coronavirus ha dichiarato "Chiariamo sibito: la prima cosa da capire non è che il pianeta è in pericolo. Il pianeta, e molti dei suoi abitanti, staranno benissimo senza di noi. E' l'umanità in pericolo, ed è stata lei stessa a determinarlo". "...Le questioni emergenti dai cambiamenti climatici sono sempre state generalmente inquadrate separate: affrontate cioè in relazione alla scienza, alla tecnologia, all'economia. Io credo, invece, ...che vadano esaminate attraverso i prismi dell'arte, della letteratura e della storia. Anzi: sono convinto che aver in larga parte definito il problema climatico come un problema della scienza o della tecnologia sia stato di per sé uno dei principali ostacoli al mettere in atto cambiamenti in questa direzione.
... penso che il potere schiacciante dei combustibili fossili abbia molto a che fare con ciò. L'energia contenuta in queste sostanze è stata tale da averci dato l'illusione di dominarla. Solo ora stiamo iniziando a renderci conto che, lungi dall'avere padroneggiato i combustibili fossili, ne siamo stati schiavizzati". "...siamo di fronte a un autentico problema di cultura. ..La cultura genera desideri -per le macchine, per gli elettrodomestici, per certi tipi di giardini e di dimore - che sono tra i principali driver dell'economia del carbone. Faccio degli esempi. Una decappottabile sfrecciante ci attira non per un amore generico per il metallo e per il cromo di cui è fatta, e neppure per la sua astratta ingegneria. Ci attrae perchè evoca l'immagine di una freccia lanciata su strada, che fende un paesaggio incontaminato. Ci fa subito pensare alla libertà, al vento tra i capelli, ci fa immaginare James Dean ...
La cultura induce i desideri e produce
un immaginario comune
"I politici hanno la responsabilità più immediata. Ma anche scrittori ed artisti hanno la loro parte di responsabilità nell'affrontare questi problemi. Ed è quello che a me interessa di più".
"Ci sono molte cose che possiamo fare, e che dovremmo tutti fare, come individui. Alcuni sono comportamenti ovvi, come ridurre i consumi, sprecare meno risorse, essere più attenti all'utilizzo dell'acqua. Ma forse è ancora più importante provare a portare queste questioni all'attenzione dei politici e dei leader a tutti i livelli: comunale, statale e nazionale. Allo stesso tempo, però, a livello personale, dovremmo tutti esaminare le nostre priorità. E prepararci all'inaspettato".
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