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lunedì 26 aprile 2021

Flash sulla storia locale. Gli anni a cavallo fra Ottocento e Novecento

 Qualcuno ci chiede del perchè, in alcuni post trascorsi con cui abbiamo tratteggiato uno spicchio (solo uno spicchio: i Fasci del Lavoratori)  della vicenda storica locale di Contessa Entellina abbiamo sottolineiamo l'inclinazione democratica del parroco locale Genovese, apparsa in aperto contrasto con la linea conservatrice -per non dire retriva- delle elité locali, allora tutte legate al sistema latifondistico che caratterizzava l'intero territorio di Contessa Entellina e dell'intera Sicilia Occidentale.

 I tantissimi scritti (quelli che conosciamo, e purtroppo non sono tutti) di quel parroco evidenziano da soli il suo carattere ed il suo impegno umanistico e umanitario, incline oltre che alla religiosità anche all'assetto sociale ed economico locale, allora  non proprio liberale e ancor meno socialistico. 

 Il nostro paesino in quegli anni (fine Ottocento, inizio Novecento)  era col più alto indice di latifondismo dell'intera Isola. Non esistevano proprietà private se non piccolissimi poderi in enfiteusi, i cui censi -allora- erano abbastanza elevati. A Contessa l'emigrazione di massa era iniziata ai primi dell'800' e divenne fuga di massa dopo l'arrivo dei garibaldini (1860) nell'Isola. L'indice  di vita e quello dell'emigrazione di massa smentiscono, a nostro giudizio,  tante descrizioni oleografiche del nostro paesino che frequentemente sono state diffuse -alcune peraltro nei decenni di maggiore sofferenza locale-. 

 A contrastare le descrizioni del gradevole vivere locale bastano da soli gli indici statistici conservati negli archivi palermitani che sono stati da tanti autori rielaborati in più tavole descrittive e pubblicati;   è stato invece  il parroco, Genovese, amico e in frequente relazione epistolare con Napoleone Colajanni, a farsi voce della reale situazione sociale locale, e non solamente locale. Il  Parroco peraltro educò i nipoti, i figli dei fratelli, secondo le idee socialistiche-riformiste del tempo e costoro -negli anni venti del Novecento- furono costretti, dai fascisti locali, ad allontanarsi dalla Sicilia,

 Va detto che il parroco Genovese  non era un personaggio esclusivo nel desiderare una società migliore. Egli oltre che frequentare figure progressiste di spicco del suo tempo era ovviamente in ottime relazioni col suo arcivescovo -quello di Monreale- mons. Domenico Gaspare Lancia di Brolo. Questo prelato con lettera pastorale del novembre 1895, affermò che i contadini della sua vastissima diocesi (che arrivava a comprendere Contessa Entellina)  avevano diritto a coalizzarsi per ottenere un migliore trattamento, chiaro riferimento e  preciso sostegno all'iniziativa che Genovese dava all'associazione dei Fasci Siciliani; associazione questa   che nel Corleonese -e quindi a Contessa E.- era animata dal socialista Bernardino Verro. L'arcivescovo sosteneva che costoro agivano secondo giustizia e che colpa grave era invece l’usura praticata dai tanti fittaioli ingiusti che operavano all'interno dei latifondi. Quel prelato inoltre affermò che il prete era, allusione al Genovese e non solamente a lui, doveva essere il difensore naturale del povero e del proletario per sua divina missione. Su questo stesso tono sono altre successive lettere pastorali degli anni seguenti che vedono ulteriormente perseguitati e dispersi tantissimi degli aderenti ai Fasci dei Lavoratori, al punto che varie decine, in verità centinaia, di contessioti furono costretti -alcuni clandestinamente- ad emigrare in direzione di New Orleans dove già esisteva una comunità di contessioti molto più numerosa di quella ancora presente nell'area del corleonese.

 Intenzione del Genovese -e di altri pochi preti interessati alle questioni sociali- era stata quella di  sviluppare la sua azione religiosa e la sua attività nel settore caritativo a favore dei poverissimi locali ridestando la fede in tanti che l’avevano da tempo abbandonata, oppure era in loro sopita (così l'arcivescovo giustificava l'operato dei suoi sacerdoti).

 Per sviluppare la panoramica su quegli anni di fine ottocento e poi di inizio Novecento, va ricordato che la gran parte del clero locale, di Contessa Entellina, era invece in relazione col capo del governo che conduceva la repressione anti-contadina in Sicilia, l'arbëreshe Francesco Crispi.

 E'  probabilissimo che a caratterizzare parte della vicenda di contrasto locale all'interno dei personaggi sia religiosi che amministrativi possono avere influito le circostanze e le situazioni etnico-culturali miste: arbëresh/siciliani. Ma ai fini del processo di crescita umana e sociale della realtà locale un grande contributo lo abbiamo sempre riconosciuto sul blog al parroco Genovese.

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