La domenica del Paralitico
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Ancora una domanda rivolta (anno 2000) all'Arcivescovo Piero Coda, oggi preside dell’Istituto Universitario Sophia di Incisa in Val d’Arno, fondato da Chiara Lubich, nochè membro del Centro Studi del Movimento dei Focolari, dell’Associazione Teologica Italiana della Pontificia accademia di teologia, da Sergio Zavoli, giornalista, scrittore, politico e conduttore televisivo, deceduto il 4 agosto 2020, noto anche -in forza di un suo libro- come il socialista di Dio.
Domanda:
Perchè gli argomenti sulla dimostrazione dell'esistenza di Dio non hanno mai chiuso il cerchio, visto che siamo ancora qui a chiederci, e dunque a dubitare, se egli esista o no.
Perchè Dio non sta in fondo a un ragionamento, ma è al principio di una esperienza vitale e originaria, capace di dare senso a tutte le altre esperienze che arricchiscono la nostra vita.
Risposta
Mi permetta di rivolgerle qualche domanda con le semplificazioni di chi, peraltro, non si fa scrupolo di dichiararle: perchè c'è quello che vediamo? Chi lì ha fatto? E chi ha fatto Dio? Dio è sempre stato Dio, anche prima della creazione? Oppure era in attesa di essere se stesso, di compiersi con la creazione del mondo e dell'uomo, cioè attraverso la prova straordinaria e quindi l'autenticazione, di sè?
Dio non ha bisogno di altra prova -per "autenticarsi"- ai nostri occhi come Dio- che non sia il creato da lui. Noi non riusciamo a concepire una realtà che non provenga da nessun'altra realtà; è talmente forte il segno della creaturalità, è talmente impresso nel nostro essere, che anche quando pensiamo Dio si è portati a pensare a qualcuno che l'ha fatto ...
Domanda
... certo, chi se non Dio ha fatto se stesso? Ma prima della creazione Dio era Dio? Oppure Dio è colui che è, da sempre ?
Risposta
E' difficile, persino improprio, parlare di un prima e di un dopo rispetto a Dio, perchè Dio è fuori del tempo. O, meglio, abbraccia in sè la temporalità. E' eterno, come diciamo. Premesso questo, il nome "Dio" è propriamente il nome dell'Infinito, dell'Assoluto, nel momento in cui si rapporta al creato. Dio è il nome che noi diamo a colui che è la nostra origine e la nostra meta. Dio, da sempre, è se stesso, ma è anche in attesa di se stesso; nel senso che è in attesa di quell'altro da sè che è il creato da lui. Non è, insomma, un Dio assorto, distratto, appagato, un Dio che in qualche modo, in un momento dell'eternità, può fare a meno della creazione. Si tratta di un concetto che stentiamo a capire, perchè i nostri pensieri lo trattengono nelle categorie dello spazio e del tempo in cui siamo incarnati. Secondo la fede cristiana l'atto della creazione è libero e ciò vuol dire, si pensa normalmente, che potrebbe anche non essere. Penso che il concetto di libertà della creazione, in relazione al mistero di Dio, vada compreso in maniera pià profonda. Liberta', nella sua dimensione ultima, non è poter fare una cosa piuttosto che un'altra. Non è arbitrario, è piuttosto gratuita'; quella di esprimere tutta la nostra ricchezza, la più creativa. Quando si è autenticamente liberi? nel primo o nel secondo caso? Esteriormente una persona è libera quando può fare o non fare. Nella sua interiorità è libera quando, anche non potendo fare, è tuttavia in grado di esprimersi con gratuità, cioè grazie alla sua ricchezza spirituale. In qualche modo, e infinitamente di più, questo vale per Dio. Non c'è un momento in cui sia indifferente a ciò che non è se stesso, in cui non decida di essere per l'altro, fino a crearlo. La sua libertà è tale che egli è ciò che è anche al di fuori di sé. Cioè in noi. Questa è la sua libertà.
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