Alcuni giorni fa mi è capitato di ripassare nelle strade palermitane che da giovane studente, anzi da ragazzo dal momento che a Contessa nei primi anni sessanta del Novecento non esisteva, oltre all'asilo presso le suore Basiliane e al quinquennio delle elementari altra possibilità per proseguire gli studi; attraversavo un quartiere che avevo conosciuto molto bene, oltre che sotto l'aspetto topografico-urbanistico anche sotto quello umano-ambientale e sociale-economico. Vi avevo conosciuto il barbiere, il salumiere, il corniciaio di quadri. Conoscevo il quartiere come in fondo avevo conosciuto Contessa e i suoi quartieri, entro cui tutti ancora oggi ci conosciamo fra noi residenti.
In quella zona di Palermo c'era negli anni sessanta del Novecento un mondo che ruotava attormo ad una significativa presenza di botteghe artigiane: fabbro, falegname, tinteggiatore di pareti ed infissi delle abitazioni e molte altre tipologie artigiane e commerciali al dettaglio.
Quel quartiere, come da ragazzino l'avevo conosciuto adesso non esiste più. Gli edifici che danno sulla strada sono gli stessi, sono stati tuttavia ammodernati grazie a provvidenze legislative mirate al risanamento cittadino, e adesso sono destinati a locali di ospitalità per turisti, a bar, ristoranti, librerie, Bed & Breakfast ed altre attività commerciali. Ho provato, inutilmente, a riconoscere qualcuno degli antichi operatori; ma sono passati troppi anni e delle figure di allora non esiste -ovviamente- alcun operatore attivo.
L'avere conosciuto una città molto diversa dall'attuale, mi ha fatto riflettere sia su quanto la società sia cambiata nel trascorrere di due o tre generazioni che sulla circostanza che frequentemente noi cittadini non riconosciamo che vi sono dei protagonisti, politici e non, che per il "cambiamento", per la crescita sociale, dedicano la loro vita. Nel caso specifico: la città ancora semifeudale di quei primi anni sessanta era quella dei Ciancimino, dei Lima ed altri; gli ultimi trenta-quarant'anni sono stati invece caratterizzati all'insegna di Orlando. E' ovvio che la società evolve anche per spinte ed energie che germogliano spontaneamente grazie alla cultura e alle generazioni che si susseguono. Cultura, aria nuova e vocazione al cambiamento però devono sapersi cogliere; chi le sa cogliere è un progressista, un innovatore, un socialista; chi ama sedersi sulle sedie per il gusto di assaporare quanto soffice sia la poltrona assessoriale o per farsi portare il caffè nella stanza dopo aver fatto squillare il campanello, oltre che un conservatore, è persona che non sa leggere i giorni che vive, non sa cogliere la direzione della crescita umana. Il Sindaco Orlando nei suoi lunghi decenni di incidenza nella vita cittadina ha sicuramente perso alcune opportunità, ha commesso errori (alcuni anche gravi), ma nel complesso ha impresso molti avanzamenti alla città. Ha amato Palermo e dalla città in più occasioni è stato ricambiato in termini di consensi elettorali.
Moltissime sono le cose non fatte e che ancora oggi restano da fare. La città è comunque cambiata ed egli può esserne più che soddisfatto; il risanamento urbanistico è ancora da completare ma egli l'ha avviato e portato ad un discreto punto. Spetta adesso, fra poco più di un anno, ad altri portarlo a mete più avanzate.
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