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martedì 22 dicembre 2020

Festività di fine anno. La sicurezza dai contagi dipende dalla prudenza individuale (2)

 L'Italia impreparata ai grandi rischi?

Il Piano pandemico esisteva, ma era vecchio.

Così pare di capire.

Come italiani abbiamo affrontato in recenti decenni gravissimi terremoti, alluvioni disastrose, minacciose eruzioni vulcaniche ed altri dannosi eventi. La sensazione, corretta o forse no, è che rispetto al resto del mondo noi italiani ci troviamo sempre impreparati. Costretti ad inseguire gli eventi.

Non fa bene ascoltare dai media che l'alta burocrazia ministeriale, quella che guadagna tantissimo e che ci offre servizi spesso non corrispondenti, abbia omesso di aggiornare secondo le norme prescritte il PIANO PANDEMICO NAZIONALE, componente del Piano sanitario nazionale, che sembrerebbe fermo al 2003, o al 2008 o al 2013 (non è dato bene di capire).

La programmazione pluriennale nel nostro sistema giuridico costituisce un principio fondamentale in materia di "tutela della salute" ed uno degli elementi qualificanti e caratterizzanti del Servizio sanitario nazionale

l Piano sanitario nazionale viene predisposto dal Governo su proposta del Ministro della salute tenuto conto delle proposte provenienti dalle Regioni; viene adottato con Decreto del Presidente della Repubblica previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, d'intesa con la Conferenza unificata ed ha durata triennale. Entro centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore del Piano sanitario nazionale, le Regioni adottano o adeguano i propri Piani sanitari regionali, trasmettono al Ministro della salute gli schemi o i progetti allo scopo di acquisire il parere dello stesso per quanto attiene alla coerenza dei medesimi con gli indirizzi del Piano sanitario nazionale.

Cosa prevede (o dovrebbe prevedere)?

1) organizzare meglio e potenziare la promozione della salute e la prevenzione;
2) rimodellare le cure primarie;
3) favorire la promozione del governo clinico e della qualità nel Servizio sanitario nazionale;
4) potenziare i sistemi integrati di reti sia a livello nazionale o sovraregionale (malattie rare, trapianti etc) sia a livello interistituzionale (integrazione sociosanitaria) sia tra i diversi livelli di assistenza (prevenzione, cure primarie etc);
5) promuovere l'innovazione e la ricerca;
6) favorire il ruolo partecipato del cittadino e delle associazioni nella gestione del Servizio sanitario nazionale;
7) attuare una politica per la qualificazione delle risorse umane.

Contesto Internazionale

La dimensione della tutela della salute e della sanità pubblica trascende il livello nazionale per radicarsi nell'Unione Europea e nelle altre Organizzazioni intergovernative (quali l'Organizzazione per lo Sviluppo e la cooperazione economica - OCSE e il Consiglio d'Europa) oppure internazionali (quali l'Organizzazione Mondiale della Sanità - OMS).

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Cosa emerge in Italia con la Pandemia Covid 19 ?

Nonostante il modello sanitario del nostro Paese sia considerato dagli Organismi internazionali tra i più avanzati, nell'affrontare la PANDEMIA si è però presentato impreparato sopratutto per le forti disparità territoriali. La riforma federalista è incompiuta nell'aspetto relativa all'equità di trattamento dei propri cittadini e le ineguali risposte ai loro bisogni essenziali, con il permanere di aree in cui i livelli essenziali di assistenza non sono pienamente raggiunti.

In questi giorni assistiamo, relativamente all'arretratezza del PIANO PANDEMICO, al rimbalzo delle responsabilità fra l'ex dirigente massimo del Ministero Sanità, funzionari dell'OMS e figure varie.

Secondo l'AGI (agenzia di stampa)  agli atti dell’indagine della Procura di Bergamo sulla gestione della pandemia nella provincia più colpita, c’è un 'Appunto' datato primo agosto 2018 inviato dal direttore generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, Claudio D’Amario, all’allora ministro della Salute, Giulia Grillo, in cui si da’ conto della “necessità di predisporre un nuovo piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale”.

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