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martedì 29 dicembre 2020

Sicilia del Quattrocento. Eccidio di Modica

Molti anni fa una legge dello Stato proponeva l'insegnamento nelle scuole di base -per la successiva formazione dei futuri cittadini- della Storia Locale. Nel caso di Contessa Entellina si sarebbe dovuto trattare della storia circa la natura arbëreshe del paese e -nel contempo- della storia del Meridione italiano, terra tuttora ampiamente differente dal punto di vista sociale ed economica dal Settentrione della penisola. Terra che possiede una Storia medievale e moderna completamente diversa da quella delle regioni del Nord.

In questi giorni festivi -e però caratterizzati ora dalle regole da "zona rossa", da "zona arancione" e da "zona gialla"- ho letto su un testo curato, fra altri, dal prof Giuseppe Renda, la vicenda storica degli ebrei che sul finire del MedioEvo vivevano in una cinquantina di paesi (e città) dell'isola di Sicilia. Il loro insediamento nell'Isola risaliva all'epoca della distruzione del tempio di Gerusalemme e alla cacciata, da parte dei romani, degli israeliti dalla Palestina. Alla fine del XV secolo, epoca della cacciata dalla Sicilia, erano quindi da ritenere siciliani a tutti gli effetti. Eppure per i cristiani, i governanti ed i potenti di quel secolo, papa in testa, quella gente che peraltro risulta fosse molto laboriosa fu cacciata dall'Isola se non addirittura arrestata e torturata nelle carceri dell'epoca. Accadde allora una specie di assaggio su ciò che negli anni '30 e '40 del Novecento avrebbero fatto i nazisti-fascisti  (ed in misura diversa e altrettanto vessatoria i comunisti negli anni '50 e '60 nell'Est europeo).
Vicenda siciliana

Un commissario inquisitore, il canonico Giovanni Di Giovanni, nella sua Storia dell'Ebraismo in Sicilia (1748), scrive "Gli ebrei riconoscevano la Sicilia come un luogo ove meno esposti stavano alle ingiurie. La clemenza dei sovrani, la fertilità della regione, la libertà di abitare  fuori dal ghetto, la facoltà di possedere beni stabili li rendevano così contenti che nulla più, e nulla meglio in qualunque altro paese del mondo. E fu qui che da ogni banda concorrevano a stabilirvi il domicilio". Dopo oltre un millennio di permanenza nell'Isola il mondo cristiano, di cui si fece interprete l'Impero spagnolo d'intesa col "papato" di allora, decise che quella gente doveva rinunciare alla propria fede religiosa, ovvero, abbandonare la millenaria terra di residenza degli antenati stabilitisi in Sicilia. L'editto della cacciata arriverà nel 1492, l'anno della scoperta dell'America, ma già da decenni nell'isola era incorso la caccia all'ebreo. Infatti nel 1474 accadde quello che è passato alla Storia come il "Pogrom" di Modica, evento  che costò poco meno di quattrocento morti, la completa distruzione della "giudecca" (=il quartiere-ghetto dove risiedevano gli ebtrei) ed è da considerare il più atroce pogrom in terra italiana. Passeranno quattordici anni dall'eccidio di Modica ed arriverà la definitiva espulsione degli ebrei da tutti i domini spagnoli e conseguentemente dalla Sicilia. Dopo ancora qualche decennio a Palermo si insedierà la Santa Inquisizione, e la violenza contro coloro -ebrei- che si erano convertiti senza troppa convinzione sarà atroce..

Poco dopo l'espulsione di circa 40mila ebrei dalla Sicilia (1492)  un notaio di Scicli (Sicilia) annota nel suo repertorio come "Tutti li judici si parteru di lu Contato di Modica per jmbarcarisi a lo Puzzallo et foru cachati di li magistrati di Re nostru Signuri", mentre i beni sia mobili che immobili venivano accaparrati a vil prezzo dai maggiorenti locali.

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