StatCounter

lunedì 14 dicembre 2020

Riflessioni sulla Storia (9)

Trattegiamo il sistema feudale: 

il sistema che gli arbëreshë 

sconoscevano prima di arrivare in Sicilia

 Ovunque e sempre nel bacino mediterraneo sono stati considerati eventi solenni le "nascite", i "matrimoni" ed i "funerali". Sia i Greci che i Romani organizzavano cortei funebri ove tutti i partecipanti (parenti, chienti e liberti) vestivano in nero.

Nella Sicilia normanna, alla morte di Guglielmo I, (maggio 1166), leggiamo su più libri di Storia, in particolare su quello relativo al Feudalesimo di Alessandro Italia leggiamo: 
1) "Secondo il costume, dato prima nel palazzo l'annunzio della morte del re, subito seguì il lutto di tutta la città. Quindi i baroni, coi vescovi e i grandi della corte, portarono il cadavere del re dal luogo dove era stato sepolto, nella cappella. Per tre giorni tutti i cittadini indossarono abiti neri, e per tutti questi giorni le donne e le nobili matrone, specialmente le saracene, che rimpiangevanao con dolore sincero la morte del re, coperte di sacchi, con i capelli scapigliati, di giorno e di notte andando in giro, precedute da moltitudine di serve, rimpiangevano di ululati tutta la città, accompagnando, col suono dei timpani, il flebile canto". (Falcanando).

2) In Sicilia le manifestazioni di lutto divenivano sempre occasione di esagerazione. Più o meno le stesse manifestazioni occorse per la morte di Guglielmo I che si svolsero il 13 dicembre 1250, sempre a Palermo,  in occasione dell'arrivo in città, dalla Puglia, dei resti di Federico II per essere sepolti nella Cattedrale cittadina.

3) Sempre in Sicilia le manifestazioni per il lutto sono state fino ad una decina di anni fa esagerate, al punto che si susseguivano disposizioni regie e statuti comunali che provavano a disciplinarne tempi e modi. Nel 1309 Federico III proibì per tutta la Sicilia che le donne seguissero i feretri, e che si suonassero nei funerali guideme o citarre, tamburi o altri strumenti e si cantassero le reputazioni, cioè quelle canzoni lugubri, che i romani chiamavano nenie

4) Nello Statuto di Palermo (1423) si legge "supra li purtamenti di li donni, si ordina, che li vestimenta sieno senza cuda e che finu di lu secundu gradu non est negatu a li preditti collaterali persune impune puturi reputari".

5) Il Sinodo di Siracusa (8 Settembre 1553) così descrive le reputatrici: " ... quando muoiono uomini e donne, alcune femminucce, più spesso vedove, cantano alcune cantilene all'uso dei pagani, riportandovi  quanto i morti facevano in vita e in subito si percuotevano la faccia, si strappavano i capelli per muovere al pianto le donne astanti, ululando come i bruti, e queste femminucce il volgo chiama reputatrici; ordiniamo che nessuna donna osi cantare tali cantilene ...".

Nessun commento:

Posta un commento