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domenica 20 dicembre 2020

Contessa Entellina e Territorio. Cosa c'è da valorizzare (7)

 Nel corso di alcune ricerche tese a ricostruire la vicenda storica della nostra Contessa Entellina è capitato di imbatterci su parte del lavoro dello storico Isidoro Carini (1843-1895)  che nei suoi Anedotti di Storia Siciliana ci fa sapere traendolo dal Codice vaticano  urbinate 643 (essendo egli stato prefetto della Biblioteca vaticana) un canto di un anonimo poeta siculo-catalano del Quattrocento, componente della corte di Re Albonso V, il Magnanimo.

Ci piace riportare qui, sul nostro modesto Blog, il sentimento di amore per la terra di Sicilia e nel contempo il rammarico per le misere condizioni in cui si è ritrovata l'isola dopo la interminabile guerra del Vespro (1282-1372).

Un contesto nel quale il territorio di Contessa ha avuto un coinvolgimento e delle conseguenze rilevanti e dannosissime sia sotto il profilo socio-economico che ambientale; territorio che in quegli anni, non essendo sorta ancora la "Terra" di Kuntissa, faceva però riferimento al Castello di Calatamauro, la cui zona per mesi e mesi martoriata è -pure essa- da leggere in quel  “Patria mia gentile, quanto fosti messa al fondo!”.

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1 -- Ajo visto el mapamondo

Et la carta da navicare,

Ma Sicilia ben me pare

più bel isola del mondo,

2-- Viddi Corsica et Sardigna,

viddi l’isola di Medea,

non sia alcuno che me insigna

Cipri, Candia et la Morea.

3-- Io cercai con la galea

Le nove isole di Castella,

ma Sicilia è tanto bella,

che pensando mi confondo,

4-- Ajo visto l’Inghilterra

et la Scotia sua vicina,

bel paese e bella terra,

ma Sicilia n’è regina,

se l’amore non me inchina.

5-- Quando penso ben sottile

dico: “Patria mia gentile,

quanto fosti messa al fondo!”

6-- Io cercai a la pedagna

l’Aragona con la Spagna,

belle donne in Alemagna,

ma la Sicilia è tanto magna

che ella non si trova al mondo.

7-- Tre Sicilie sonno et non piui,

tucte tre se incoronaro,

re Alfonso ne ha le due

Citra Faro et Ultra Faro

et la terza in Kalendaro.

8-- Nui diremmo de la quarta,

non si trova scripta in carta,

ma è venuta de l’altro mondo.


Secondo lo storico Santi Correnti il "canto" è conosciuto ancora ai nostri giorni in Spagna; lo stesso storico ritiene che esso risalga a prima del 1458, data di morte di re Alfonso V.

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