Il Blog non ha nulla di personale
col Sindaco, ci piacerebbe pertanto che egli spiegasse
-anche su questa pagina- le ragioni del
disservizio a Pizzillo.
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Il problema, il disaggio è persiste e si ha la sensazione, che non lo si vuole né affrontare né ancor meno risolvere.
Al punto in cui siamo giunti, dopo mesi
--di sollecitazioni verbali rivolte al Sindaco personalmente da più parti,
--di segnalazioni e sollecitazioni sul Blog,
--di interrogazioni consiliari secondo la procedura amministrativa,
--persino di denunce dai pulpiti delle chiese,
come si fa a non pensare che sussiste qualcosa di strano, di anomalo ?
A Pizzillo, il borgo vicino Contessa, vivono degli esseri umani -molti o poco non influisce- che in quanto tali e in quanto cittadini della Repubblica hanno d-i-r-i-t-t-o a fruire dei servizi pubblici e al godimento delle strutture realizzate col pubblico denaro quale è la rete di distribuzione dell'acqua potabile.
Se la rete ha un guasto la si deve riparare, se la portata dell'acqua e' insufficiente vanno imposte turnazioni appropriate di erogazione affinché il poco venga ripartito fra tutti. Certamente ed ovviamente non può essere penalizzata una comunità, un territorio per favorirne altri.
Ieri a chiusura dell'omelia in Chiesa papas Kola ha evidenziava -pure lui- l'incredibile situazione della Comunità Trinità della Pace di Pizzillo che, nonostante gli impegni assunti in sua presenza dal Sindaco di far cessare l'anomala situazione, resta ancora oggi senza somministrazione idrica, da ben due anni.
Ho pensato per un istante che la persistente inerzia della Pubblica Amministrazione in quella vicenda sia una sorta di persecuzione incomprensibile e soprattutto irragionevole ai danni di un gruppo di persone che vivono uno stile di vita e una modalità religiosa-sociale degni di attenzione, di vicinanza e di riflessione per ciascuno, anche per chi credente non è.
Mi sono venute in mente, in quei pochi istanti, sempre ascoltando Papas Kola che denunciava l'assenza di intervento delle autorità pubbliche nella situazione di Pizzillo, le beatitudini di San Matteo rivolte a chi viene ingiustamente perseguitato ma subito ho riflettuto piuttosto sul danno che i politicanti fanno -in generale- all'immagine della Pubblica Amministrazione in un Paese democratico. Come diano adito al dilagante populismo del Paese in questa fase storica.
L'identità di chi riveste cariche pubbliche è, deve essere, quella del servitore, dell'amico di chi attraversa disaggi siano originati questi nella vita privata che in quella sociale. Se l'autorità pubblica non sa dare sapore alla vita dei propri amministrati essa è inconcludente, non serve a nulla, tradisce il proprio motivo di essere, di esistere.
L'autorita' pubblica che non e', che non sa essere rilevante in senso positivo nella vita sociale non è, non esiste, e non ha motivo di esistere nemmeno sulla carta. E' bene che lasci il posto ad altri soggetti più consapevoli del ruolo piuttosto che dare adito alla sfiducia nei confronti delle istituzioni, della politica-servizio-passione.
L'assenza di autorità pubblica o peggio il suo uso irragionevole nei momenti in cui la gente attraversa disaggi infligge danni enormi alla credibilità delle istituzioni e non fa rientrare in ogni caso nei parametri identitari dell'amministratore pubblico -come tratteggiato dal nostro ordinamento- chi dovesse risultare "assente".
Prescindendo dall'ordinamento giuridico e accogliendo la visione civica o quella cristiana coltivata con animo aperto ed entusiasta dalla Comunità di Pizzillo le relazioni infra umane in un piccolo paese non possono e non devono assumere caratteri infernali. Nessuno di noi e' chiamato a fare più di quanto può o più di quanto deve. E' sufficiente che assolva a quanto la sua identità gli impone. Nessuno è tenuto a splendere se però è una candela deve fare luce, se è sale deve insaporire, se è sindaco deve occuparsi del benessere -dal primo all'ultimo- dei suoi concittadini per i servizi che da lui dipendono, soprattutto degli eventuali avversari politici.
Queste cose sopra riportate ho pensato dopo le parole e le sollecitazioni di papas Kola proferite in coda all'omelia ma in linea con lo spirito del brano evangelico della giornata.
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