La Politica n. 9
P. Pietro
introduce l'omelia della XXVI-A domenicale ricordando con G. La Pira che nella
crocifissione e nella resurrezione del Cristo dovremmo riconoscerci
tutti.
Forse vuole dirci che negli affanni della vita e nei successi di
questa, chi più e chi meno, tutti capitiamo, compresi coloro che alla politica
dedicano il loro impegno. Se la politica si occupa dell'intera gamma delle attività
e della stessa esistenza umana altrettanto fa -infatti- il Vangelo.
In fondo la Liturgia (che nel rito romano oggi è contratta quasi esclusivamente nella ... messa) nel rito bizantino si propone di scandire
le ore, i giorni e i mesi di ogni anno ricordandoci "dove abitiamo" e come e dove ci imbattiamo nel corso della vita, come singoli (persone), come collettività, come
Comune, Regione, Stato e pure come Pianeta.
Padre Pietro dice che il Vangelo, quello che sostanzialmente
spiega all'uomo "dove abita", leggendolo bene apre percorsi e
prospettive più utili a chi si occupa di "politica" e quindi di
uomini, che a chi, magari per abitudine, varca ogni giorno le soglie delle
chiese.
La Liturgia della vita dell'uomo allo stesso modo della vita
politica si svolge più all'esterno delle mura delle chiese che al loro interno.
Se politica e religione hanno fini paralleli nessuno dei due può comunque appropriarsi dell'inalienabile dignità della persona umana. Eppure di Erode,
per usare i riferimenti usati da p. Pietro, ne troviamo molti, moltissimi nella
politica corrotta dei nostri giorni e pure negli ambienti religiosi
insospettabili.
Nessun commento:
Posta un commento