Facendo
seguito alla nota apparsa due giorni fa sul Suo blog, circa l'(in)opportunità di nominare eparchi bizantini provenienti dalla
tradizione latina, va detto che, certamente l’appartenenza
"confessionale" prevale sulla "tradizione".
Nell'ambito della cattolicità un vescovo-ordinario latino equivale a
un eparca bizantino.
Ma
qual'è la ratio perché a un vescovo latino (o pseudo-bizantino) si
assegni un'Eparchia bizantina? Oppure perché si dia un vescovo
bizantino a una Diocesi latina (ipotesi, quest'ultima, invero mai
praticata!)?
Dovrebbe
trattarsi di un caso eccezionale, come quello dell’attuale
Arcivescovo della Chiesa Ortodossa d'Albania, nominato dall'esterno
in quanto non c'era clero indigeno alla conclusione del ciclo
comunista.
Per
quanto riguarda le eparchie italo-albanesi, non essendo periti tutti
i sacerdoti celibi della Chiesa Arbëreshe, ché, anzi, se ne era
appena formata una terna per la nomina a vescovo-eparca di Lungro,
non esiste alcuna ratio che abbia potuto presiedere alla nomina,
dall'esterno, dell'attuale vescovo-eparca di Piana degli Albanesi.
Questo
lo sa fin troppo bene la Congregazione Orientale ( e non il Papa,
quale?) che, creato artificialmente un problema a Lungro con
l'inutile intermezzo dell'Amministrazione apostolica latina, invece
di provvedere a Piana con un candidato della terna di Lungro, ha
fatto circolare un nome peregrino.
A
maggior disdoro del Dicastero che è chiamato a promuovere le Chiese
Orientali, esso ha fatto circolare tale nome ben due anni prima delle
dimissioni del suo predecessore, Mons. Sotir Ferrara, quando papa era
ancora Benedetto XVI !
Se
ne deve concludere che esso Dicastero non promuova l’orientalità
delle chiese affidate alle sue cure e promuova, invece, solo persone
di proprio esclusivo gradimento?
Con
tutto il rispetto per l’Interessato.
Palermo,
13 ottobre 2017
Zef Chiaramonte
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Precisazione del Blog.
Abbiamo appreso di questo "studio" e ne abbiamo riferito. Nient'altro.
Sarebbe utile conoscere nei dettagli anche il contenuto.
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