Il plebiscito 1860
Il 21 Ottobre, fino ad alcuni decenni fa, è stata una data che gli anziani, i nonni dei nostri nonni ricordavano. Non sempre con compiacimento bensì con più di qualche rammarico.
Con l'arrivo dei Mille di Garibaldi, nel 1860, le masse siciliane si erano illuse, avevano sperato, che sarebbe finito il regime di privilegio dei pochi, dei pochissimi, a beneficio dei molti se non di tutti.
Nel Corleonese l'attesa dopo la cacciata dei Borboni era grande; qui infatti grandi figure ed amanti del progresso sociale avevano guidato i moti popolari in vista di un assetto più equilibrato della società. A Contessa erano stati soprattutto esponenti della famiglia Vaccaro a confidare nel nuovo assetto ed avevano portato decine di persone ad unirsi ai garibaldini. La delusione dei siciliani non tardò comunque ad arrivare.
In quell'8 settembre del 1860 per le strade di Contessa e pure del Corleonese vennero diffusi dei manifestini rivolti alla pro-dittatura: "Or il detto popolo fa sentire all'autorità loro, che non dia ascolto a questi sconsigliati; altrimenti il popolo cancerà i suoi pensieri ...).
Pensieri ancora illuminati, malgrado l'evidente orientamento conservatore che ormai caratterizzava la coda di quella che era stata la rivoluzione garibaldina.
A Contessa i Vaccaro e le decine e decine di braccianti che ad essi si erano uniti speravano in una nuova società che non escludesse i contadini che pure avevano contribuito alla cacciata di Francesco II e adesso pensavano di detronizzare i vecchi signori della terra al grido "Unione ... Unione ... Viva Iddio ...e Garibaldi".
I Vaccaro attivarono la corrispondenza con Crispi, l'arbȅreshe vicino a Garibaldi per ricordare antiche promesse "e che la rivoluzione non si fece pei galantuomini".
Alla Camera però già ai primi di Ottobre esponenti del governo piemontese dichiaravano. "Il governo della dittatura del sud non era un governo rivoluzionario alla francese".
Il 21 ottobre 1860 gli ex sudditi del Regno di Napoli furono chiamati a pronunziarsi sul quesito "Il Popolo italiano vuole l'Italia una e indivisibile con Vittorio Emanuele re costituzionale e i suoi discendenti".
Nel Corleonese si contarono solamente 13 no: 6 a Corleone, 6 a Contessa (su poco più di 100 aventi diritto al voto e su oltre 3.500 abtanti) e 1 a Bisacquino.
La vittoria di chi era stato a cavallo con i Borboni e adesso con i Savoia è stata grande.
Gli spiriti che sognavano una società giusta si accorsero che i Garibaldi, i Crispi sognavano il nazionalismo piuttosto che la società giusta.
I Vaccaro già alla fine del 1861 si trasferirono a New Orleans dove misero a profitto la loro intelligenza dedicandosi a costruire un impero economico fra i più importanti degli Usa. Al loro seguito decennio dopo decennio emigrarono in direzione di New Orleans migliaia e migliaia di contessioti, e quasi tutti nei primi mesi di insediamento lavorarono nelle fattorie dei Vaccaro. Era sorta una nuova Contessa nel Golfo Messico.
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