E' noto. Nel mondo ci sono sempre stati dei presunti buoni, ossia dei moralisti faciloni e manichei che dividono il mondo in buoni e cattivi. I buoni, ovviamente, sono loro. Il resto, tutti all’inferno.
Il tutto che avrebbe dovuto cambiare, grazie al loro intervento, rimane, se va bene, uguale a prima. Se va male, peggiora, e di molto.
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Di Pietro, il giudice più noto di "mani pulite" e poi il capo indiscusso e incontrastato di un partito che di "mani pulite" ne doveva rappresentare la longa manus in Parlamento durante la trasmissione L’aria che Tira, su La7 -alcune sere fa- ha testualmente affermato:
“Bisogna prendere atto di una verità sacrosanta, di cui sono parte interessata […] Se si cerca il consenso con la paura si possono ottenere voti a tre giorni, a un’elezione, ma poi si va a casa. Io ne sono testimone, io che ho fatto una politica sulla paura e ne ho pagato le conseguenze […] Io porto con me una conseguenza: ho fatto l’inchiesta Mani pulite con cui si è distrutto tutto ciò che era la prima Repubblica. Il male, e ce n’era tanto con la corruzione: ma anche le idee, perché sono nati i cosiddetti partiti personali. I Di Pietro, i Bossi, i Berlusconi, sono partiti che durano quanto una persona: e io personalmente, prima di mettere gli occhi al cielo, vorrei rendermi conto che non basta una persona”.
Di Pietro, riferendosi agli anni da magistrato è riuscito a dichiarare: 'Il consenso si fondava sulla paura delle manette'.
Alcuni politici -oggi- dicono che questo è davvero troppo! L'immagine di uno stato inquisitorio. Un verità caduta nel nulla. Per questo adesso servirebbe dicono -dopo 25 anni- una commissione d'inchiesta.
La ricerca del consenso da parte di un magistrato non ha nulla a che fare con la giustizia giusta, con le pratiche corrette, con la garanzia del diritto di difesa. Non si ptrebbero chiudere gli occhi ora che c'è, per la prima volta, un'ammissione tanto grave.
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