Al quartier generale di Bersani, sono
vari i motivi di preoccupazione in questi giorni. Preoccupa il flop di Centro
democratico, quella lista un po’ su misura costruita a tavolino con una mission molto chiara, ovvero intercettare almeno qualche frangia di voto moderato
e soprattutto coprire l’ala di centro nello schema mediatico-politico della
coalizione Italia Bene Comune, altrimenti – si temeva – troppo sbilanciata a
sinistra. In una prima fase questo ruolo aperturista era stato assegnato al psi
di Riccardo Nencini, però poi prevalse la convinzione che non servisse, per lo
scopo, una lista di sinistra ma appunto una lista di centro. Da qui la ri-scoperta di
Tabacci.
Ma ad un mese dalle elezioni gli
obiettivi appaiono sostanzialmente non raggiunti. In Sicilia la lista appare
inopportuna in quanto il ruolo viene assorbito da Rivoluzione Civile di Rosario
Crocetta. La lista, capitanata da Bruno Tabacci e Massimo Donadi, intercetta un
po’ ovunque nel resto d’Italia molto poco in termini di consenso elettorale,
attualmente circa lo 0,7% su scala nazionale e secondo una stima riservata che
gira al Pd, il rischio è che non riesca ad eleggere neppure un senatore a
Palazzo Madama, dove invece nuovi rappresentanti servirebbero come ossigeno.
Adesso si ri-scopre che il psi di
Riccardo Nencini avrebbe accumulato almeno l’1,5% e raccolto quei voti laici
che invece la lista Ingroia sta incassando. Lista Ingroia che a livello nazionale è attestata al 5%, con punte superiori all'8% in più regioni. Numeri questi che faranno perdere il Centro-Sinistra.
Ma la colpa non può che essere del PD: un partito che ha timore di essere di sinistra (socialista) e si inventa le formazioni, a misura Tabacci.
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