Tutti in Sicilia conosciamo il caos e il disordine organizzativo, l’inefficienza al più alto livello, l’incapacità della macchina burocratica della Regione, costosissima ed impossibilitata a rendere i migliori servizi al costo più basso.
Dovere dell’assessore all’Economia dovrebbe essere quello di mettere i conti in ordine, le carte in regola, puntare a massimizzare le entrate e minimizzare le uscite ottenendo la migliore efficacia dall’impiego delle risorse.
Dovere dell’assessore all’Economia dovrebbe essere quello di mettere i conti in ordine, le carte in regola, puntare a massimizzare le entrate e minimizzare le uscite ottenendo la migliore efficacia dall’impiego delle risorse.
In Sicilia l'assessore al ramo è l'avv. Gaetano Armao, valente giurista ed esperto nel diritto amministrativo, le cui capacità anche personalmente ci sono note.
L’assessore Armao, in questi giorni va dichiarando che la Regione farà guerra allo Stato per i tagli delle entrate contenute in tutte le manovre finanziarie romane e per ultima in quella del prof. Monti.
In buona sostanza la Regione impugnerà davanti la Corte Costituzionale le leggi approvate dal Parlamento per supposta lesione dell’autonomia regionale.
Riteniamo che ad esporre simili traguardi sia il giurista Armao. Ben altro, riteniamo noi, dovrebbe essere il compito dell'Assessore Armao, che dovrebbe avere i piedi ben piantati a terra e dovrebbe collegare la sua intelligenza con la realtà che l'Italia attraversa.
L'Assessore Armao avrebbe titolo per contestare i tagli che arrivano da Roma se la regione Sicilia fosse un ente virtuoso, che non sciupa un euro, impiega le risorse negli investimenti produttivi, avesse una classe dirigente priva di corrotti (ed invece 1/3 dei parlamentari sono coinvolti in vicende giudiziarie), se corruzione e clientelismo fossero inesistenti fra le mura dei palazzi regionali e se, soprattutto, il governo regionale fosse formato da probi personaggi che non arruolano i ranghi degli uffici di gabinetto fra i propri parenti o i parenti dei propri parenti e se i coniugi non assumessero lavori presso la regione.
L'Assessore Armao avrebbe titolo per contestare i tagli che arrivano da Roma se la regione Sicilia fosse un ente virtuoso, che non sciupa un euro, impiega le risorse negli investimenti produttivi, avesse una classe dirigente priva di corrotti (ed invece 1/3 dei parlamentari sono coinvolti in vicende giudiziarie), se corruzione e clientelismo fossero inesistenti fra le mura dei palazzi regionali e se, soprattutto, il governo regionale fosse formato da probi personaggi che non arruolano i ranghi degli uffici di gabinetto fra i propri parenti o i parenti dei propri parenti e se i coniugi non assumessero lavori presso la regione.
Armao, per la verità, dice di volere fare ricorso alla Corte Costituzionale in nome dell’autonomia; ma questa autonomia è stata usata finora come scudo per tutelare privilegi, rendite di posizione e sciupii a vantaggio della classe politica, fatta in preponderanza da ignoranti, senzamestieri, burocrati e dipendenti pubblici che, è notorio, straguadagnano rispetto agli statali e ai comunali, ma che rendono molto di meno. Basta aggirarsi nei palazzoni della regione, a Palermo, e farsi l'idea di blocco ed inerzia che vi regna.
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