Indelebili sono nel ricordo di chi in quel 14 gennaio c'era i momenti di scuotimento della natura; quelle scosse sismiche della domenica pomeriggio e poi della notte successiva non hanno solamente recato danni al patrimonio edilizio ed infrastrutturale della Valle del Belice.
Quella lunga serie di sciami sismici, protrattisi ritmicamente fino al giugno-luglio successivo, segnarono la svolta (mai portata a termine, mai ultimata) verso la modernità della Valle del Belice.
Attenzione !
Ho scritto "verso la modernità", non verso la contemporaneità. Oggi il mondo, il mondo civile occidentale, naviga, è noto a tutti, verso il post-moderno. La Valle del Belice ricostruita sotto l'aspetto edilizio è oggi ferma alla conoscenza della modernità, ma di essa non partecipa quasi in nulla; è terra del silenzio, del mutismo, dell'assenza.
Contessa Entellina, e con essa tutta la Valle del Belice, del 1968 era un mondo che -nonostante la parvenza di alcuni segni di avanzamento (elettricità, motorizzazione pallida, edilizia di sopraelevazione sul vecchio...) non poteva non definirsi arretrato e sottosviluppato. Una società, nonostante le nostalgie di pochi "illuminati" odierni, miserabile e sottomessa allo stato di bisogno e al dominio di pochi.
Nei primi anni sessanta, mattina per mattina alle 5,30 la ditta Stassi caricava il tetto della corriera per Palermo con decine e decine di valigie di cartone rilegate con spago. Dentro c'erano i poveri abbigliamenti delle decine di contessioti che, giorno dopo giorno, lasciavano il paese verso il sogno tedesco, svizzero e/o francese.
Oggi si continua ad emigrare -come allora-.
La differenza però non è da poco. Allora si fuggiva -da intendere alla lettera- dalla miseria e dall'arroganza dei pochi che qui stavano bene; oggi si emigra, pur sempre con sofferrenza, ma per vivere in condizioni migliori e per non dovere strisciare protezione ai politicanti di turno, nuovi baroni-ignoranti di questa terra di Sicilia.
Il terremoto seppellì la vecchia società (almeno in parte) e di essa non bisogna assolutamente avere alcuna nostalgia, se non interesse solamente sotto il profilo storico-antropologico e sociologico. Solo l'interesse culturale ci deve attrarre verso quella società del maltrattamento.
Strumenti per non ricreare quel mondo socio-economico-culturale sono stati:
-La Valle disponeva di valenti uomini, di capaci esponenti politici -generalmente della Sinistra- che seppero piegare il processo della Ricostruzione verso modelli inediti. Qui, non possiamo non ricordare il nostro Francesco Di Martino che seppe evidenziare attitudini di politico, ma anche sotto altri aspetti di sindacalista, di esperto di economia e di programmazione del domani. Egli non fu, come ricorda la lapide posata vicino al campo sportivo solamente "figlio di Contessa e padre della sua ricostruzione", egli fu strumento indispensabile per smantellare il vecchio mondo fondato su "enfiteusi", lavoro retribuito in natura, assenza o inefficenza di viabilità verso l'esterno, convivenza di nuclei familiari in piccoli vani di mq. 20 congiuntamente a galline ed altro bestiamo.
Potremmo continuare, ma in questo Blog esistono già le testimonianze su quel modo di vivere e su quanto Di Martino operò.
-Valenti in quel periodo furono tutti i sindaci che fecero parte del Coordinamento del Belice. Tutti seppero assurgere a personaggi idonei all'immane compito di far entrare la Valle del Belice nella modernità. Collaborarono tutti fra loro, fossero essi democristiani, socialisti, comunisti o altro. Certo non mancarono alcuni che ebbero paura della modernità, che lottarono contro la grande progettualità e perchè si riparassero solamente le fessure, le lesioni agli edifici.
La Storia ha saputo porre su loro il velo dell'oblio.
-Quei sindaci, quei protagonosti ripiegarono i loro partiti regionali, e talora nazionali, alle esigenze più impellenti della Valle. Erano in raccordo con la Politica più generale. Se oggi esaminiamo ciò che il quadro politico offre tutt'attorno a noi non possiamo che rilevare il differente grado di statura dei personaggi che si dedicano, in questi tempi, alla politica.
-Certo, allora ci si è fermati alla parvenza della modernità.
Il passo successivo che avrebbe dovuto essere quello di creare la vivibilità nel contemporaneo è mancato allora, come manca oggi. Allora anche lo sviluppo socio-economico ed imprenditoriale lo si attendeva dallo Stato (le visioni socialistiche dello Stato erano più in auge); ma quello Stato non fu all'altezza: Capogranitola, la promessa di industrializzazione è rimasta un sogno. Allora, come oggi, le attitudini imprenditoriali erano assenti fra noi.
-Oggi le tante case ricostruite sono, in gran parte, disabitate.
Contessa Entellina, la Valle del Belice, lanquono, esistono geograficamente, si sono riscattate dal vecchio mondo contadino ma hanno lunghi cammini, lontani traguardi innanzi a loro. Oggi mancano le guide. Continuiano comunque a sperare ed a operare nei limiti di ciascuno e, comunque ed auspicabilmente, in contesti di cooperazione.
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