Patto di stabilità europeo del 25 marzo 2011
Nello scorso marzo il governo Berlusconi si è impegnato a ridurre la montagna del debito pubblico: in venti anni dovrà passare da 1.900 miliardi di euro a poco meno di 1.000.
Dimezzare il "debito" implica dover pagare anno, dietro anno, 45/48 miliardi l'anno. Il professor Monti sta tentando di ammorbidirlo, per arrivare al risultato di non dover fare una manovra annua di 45 miliardi per i prossimi venti, in modo da riportare il rapporto fra debito e Pil al 60 per cento, che è uno dei tre pilastri
del Trattato di Maastricht del ‘92.
Monti sta tentando di ammorbidire
la rigorosa posizione tedesca facendo uscire fuori dal Patto di stabilità le spese per gli investimenti, che oggi sono invece incluse.
Altro vincolo a cui l'Italia si è sottoposta nel marzo 2011 è che il bilancio dello Stato, dal 2013, verrà chiuso in pareggio; circostanza accaduta in 150 anni di unità del paese solamente un paio di volte con ministro Quintino Sella, uomo della Destra Storica. Anche in quella circostanza i sacrifici non furono chiesti a chi più possedeva bensì a chi nulla aveva. Fu infatti inasprita la "tassa sul macinato" facendo pagare chi di solo pane sopravviveva rispetto a chi di ben altro disponeva.
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