TANTO E' STATO FATTO NELLA VALLE DEL BELICE
MOLTISSIMO RESTA ANCORA DA FARE,
manca però la classe dirigente

Non c’è alcun dubbio che ci sono stati
sprechi, corruzioni, concussioni e collusioni, come raccontano le cronache
dell'epoca. Per il sindaco di Menfi, Catania, però tutto è da ridimensionare
rispetto alle descrizioni padano-leghiste, infatti «Da uno studio comparativo
fra il terremoto del Belice e quello del Friuli del 1976 (sostanzialmente
equivalenti per danni alle abitazioni private e alle opere pubbliche nonché per
superficie territoriale interessata), effettuato dalla Ragioneria dello Stato,
si evince che a somme rivalutate fino al 30 settembre 1995, il Belice ha avuto
12 mila miliardi di lire ed il Friuli circa il triplo, 29 mila miliardi di
lire».
Nei primi anni di avvio la Ricostruzione fu curata direttamente dal governo
nazionale, e fu presto evidente che quella grave evenienza non poteva essere
affidata a chi non viveva in mezzo alla gente. Così, dopo il fallimento della
gestione statale, fu deciso di affidare le competenze agli amministratori
locali. Chi più, chi meno, tutti i sindaci si sono dati un gran da fare nella
Valle. Ma non tutti hanno ottenuto gli stessi risultati: oggi resta ancora
molto da fare a Partanna, Montevago e Santa Margherita Belice.

Oggi, sì, ci sono i vigneti, ci sono le abitazioni antisismiche ma queste
sono in gran parte disabitate. A Contessa Entellina, a Poggioreale, a
Salaparuta, Santa Margherita moltissime delle case ricostruite restano chiuse
perché la gente è emigrata a Palermo, Sciacca, Italia Settentrionale, estero.
Nella Valle, così come prima del terremoto continua a mancare il lavoro e non è
purtroppo la vitinicoltura a segnare un nuovo modello di vita. Non è una
esagerazione se diciamo che a Contessa Entellina per ogni quattro case
antisismiche ricostruite ben tre sono disabitate per la maggior parte dei mesi
dell’anno.
Nel processo della Ricostruzione della Valle del Belice sono da annoverare
i lavori per la realizzazione della diga Garcia, un invaso di circa 80 milioni
di metri cubi che ha consentito il radicale cambiamento dell'agricoltura che da
cerealicola è divenuta vitivinicola, se non nei terreni a monte di essa (quindi
Contessa, nel cui territorio in gran parte ricade) almeno nei territori a valle.
Tantissime volte i governanti hanno promesso ulteriori investimenti
infrastrutturali che possano consentire lo sfruttamento del potenziale irriguo
della diga nell’agricoltura, i tanti sbandierati fondi FAS, ma ormai nessuno in
Sicilia offre un minimo di credibilità ai politicanti del terzo millennio
siano essi regionali o nazionali, siano di destra, centro, sinistra.
L’Italia ormai è vicina più che mai alla Grecia (non alla Grecia classica
da cui è sorta la civiltà europea) e ad averla condotta in prossimità del baratro è
stata proprio la classe dei politicanti più arruffoni ed ignoranti del pianeta, la casta che tanto somiglia ad altre associazioni che in Sicilia dominano.
In Italia è merce rara quella dei governanti che sappiano e vogliano progettare il futuro, qui tutti
preferiscono arraffare per l’oggi e nell'interesse del proprio clan.
Nessuno sa testimoniare nè mostrare uno stile di vita che riguardi l'interesse generale.
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