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venerdì 23 agosto 2019

10 giugno (1940). L'Italia va in guerra

La scheda del "boia di Polonia"

Hans Frank, su cui ci siamo già intrattenuti in precedenti testi, è stato definito "il boia della Polonia, ed è stato dal Tribunale Militare internazionale di Norimberga nel 1946 condannato a morte per impiccagione. Secondo più storici egli sarebbe stato discendente di una antica famiglia israelita. 
Era laureato in lettere e nel 1926 si mise a disposizine di Hitler nel ruolo di esperto legale. Nel 1930 fu eletto deputato al Reichstag e quindi ministro della Giustizia in Baviera. Scelse liberamente di divenire strumento di pura esecuzione della volontà di Hitler con l'affermazione: "di fronte a decisioni del Fuhrer rivestite della firma di legge, il giudice non ha alcun diritto di esame".
Ancora "Che il Fuhrer governi in conformità ad una Costituzione formale, scritta  o no, non è questione giuridica di primaria imprtanza. Questione giuridica è soltanto se, con il suo operare, il Fuhrer garantisce la vita del suo popolo".

Quando venne nominato Governatore Generale di Polonia si stabilì nel castello di Wawel da dove diresse 
-la deportazione sistematica della classe intellettuale polacca, 
-la repressone della resistenza 
-e l'annientamento della popolazione ebraica. 
In Polonia condusse una vita fastosa e dissoluta al punto di finire sotto inchiesta da parte del partito nazista. Nell'agosto del 1942 fu espulso dal partito e fu licenziato come ministro del Reich. Pensò di dimettersi da Governatore di Polonia ma Hitler in persona gli chiese di continuare il lavoro che aveva condotto in Polonia.
Nell'Ottobre 1944, di fronte all'avanzare dell'Armata Rossa, lasciò la Polonia e si riitirò in Baviera. Ai primi di maggio 1945 venne fatto prigioniero dagli Alleati. Si era mischiato ad un gruppo di duemila soldati indossando la divisa di caporale. Nella notte del 6-7 maggio con un rasoio si tagliò le vene del polso perché, sembra, colto da un rimorso  su ciò che era stata la sua vita. Fu soccorso immediatamente dai medici e confessò la sua vera identità.
Al processo di Norimberga  venne riconosciuto colpevole: 
a) di crimini di guerra 
b) delitti contro l'umanità 
e venne condannato a morte per impiccagione.(16 ottobre 1946).
Dall'alto del palco dell'esecuzione ringraziò i suoi carcerieri "per le premure che mi hanno usato durante la prigionia. Dio vi prenda sotto la sua guida e sotto la sua protezione". 
Quindi porse la testa al cappio del boia.
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Hans Frank aveva, nella veste di Governatore della Polonia occupata, un larghissimo potere decisionale. Al diplomatico-scrittore italiano Curzio Malaparte ebbe a dirgli "Fra i gerarchi di Berlino la Polonia è definita il Regno di Frank". 
Gli storici oggi sono concordi nel riconoscere che la Polonia è stato il paese che più di altri ha subito gli orrori nazisti.
Il Governatorato ha fatto requisire tutte le radio del paese e i detentori (scoperti per la mancata consegna) furono immediatamente fucilati giusto una ordinanza di Frank.
Tutte le sedi culturali polacche furono chiuse e/o soppresse, furono vietati i canti popolari, la musica classica e quella nazionale. I pianoforti nei bar furono vietati e fu pure vietato "ai polacchi" l'esercizio di qualsiasi sport.
Ai ragazzi delle scuole che raccoglievano rottami da consegnare all'esercito di occupazione veniva consegnata abbondante "acquavite" perchè la disposizione di Frank recitava "debbono essere favoriti l'alcolismo e le pratiche abortive". Ovunque in Polonia sorsero scuole, librerie, mostre d'arte e cinemi di lingua tedesca.
Il capolavoro del terrore di Frank resta però lo sterminio di milioni di ebrei. A Norimberga egli riconoscerà: "Non basteranno mille anni per cancellare le colpe della Germania".
Nel dicembre del 1942, in un incontro con i suoi collaboratori, dice: "Non pssiamo fucilare o avvelenare tre milioni e mezzo di ebrei ma sapremo prendere provvedimenti che, in qualche modo, ne consentano l'annientamento.
(a chi ci chiede le fonti da cui attingiamo segnaliamo
l'opera fondamentale di raccolta di fatti, testimonianze e documenti curata da
Enzo Biagi).

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