StatCounter

martedì 13 agosto 2019

10 giugno (1940). L'Italia va in guerra

Alla fine del settembre 1939, a meno di un mese dall'attacco tedesco, la Polonia capitola anche se ancora per sei mesi un pò ovunque la guerriglia partigiana terrà impegnate le forze hitleriane. Il 28 ottobre di quell'anno Germania ed Unione Sovietica definiscono la spartizione del paese e Hitler da trionfatore e scortato dal futuro fedeldmaresciallo Rommel entra a Varsavia. L'intero territorio polacco-occidentale viene direttamente incorporato al Reich, ad esclusone di Varsavia dove viene insediato un Governatorato (=Territorio periferico del Reich tedesco, entro il cui spazio sorgeranno tanti campi di concentramento e di stermino: Treblinka, Belzec, Sobibor).

Il primo provvedimento del Governatorato tedesco è stata la "dichiarazione che Varsavia non dovrà più essere ricostruita". 
Il Governatore, Hans Frank, scrive nel suo diario di non avere disposto lo sterminio dei 15milioni di polacchi residenti nel territori di sua pertinanza solamente perchè sarebbe servito un apparato terroristico per il quale non disponeva di sufficienti uomini. Pertanto egli ripiega sull'utilizzo della manodopera "schiava" per far funzionare senza tregua l'industria di guerra. Quando Goering gli chiede 100mila uomini per far funzionare alcune fabbriche in territorio tedesco, Frank, scrive orgoglioso sul diario di avergliene mandato 300mila in più. 
Nel marzo 1944 il numero degli operai-schiavi polacchi mandati in Germania era già superiore alla richiesta di 2milioni e Frank scrive ancora sul diario: "Ad una vacca si può chiedere o il latte o la carne; se voglio avere il latte devo tenere in vita la vacca. Lo stesso accade in un Paese conquistato).

La deportazione in Germania di tutti i polacchi in grado di lavorare avviene con modi e mezzi di massima brutalità: in ogni luogo del Governatorato le fucilazioni sono continue ed eventi ordinari. Quando un giornalista tedesco fa osservare a Frank che il Governatore della Boemia per disporre la fucilazione di sette studenti slovacchi aveva disposto l'affissione dei relativi manifesti, questi gli rispose: "Se dovessi far affiggere un manifesto ogni volta che faccio giustiziare sette polacchi, non basterebbero tutte le foreste della Polonia per produrre la carta necessaria".

Obiettivo prioritario di Hans Frank fu, anche, la cancellazine della cultura polacca. Il 12 aprile 1940 dispose il riordinamento della scuola. Uniche scuole aperte, per i polacchi, rimasero le elementari e alcune professionali per il comparto agricolo. Gli insegnati polacchi vennero soppiantati con poliziotti in pensione tedeschi.
Per evitare ogni possibile germoglio culturale polacco un provvedimento del
Governatorato stabilì la fucilazione per giuristi, medici, sacerdoti, insegnanti, artisti e scienziati. Tutti i professori dell'Università di Cracovia furono rinchiusi nel campo di concentramento di Orianenburg e nell'estate del 1940 con l'operazine A.B. fu disposta la fucilazione di 3500 intellettuali.

In tutte le biblioteche del Governatorato tutti i libri e dizionari dei paesi franco-inglesi furono distrutti, al pari della letteratura classica polacca e delle opere storiche e filosofiche. Le opere d'arte vennero tutte rimosse e diventarono bottino dei tedeschi, compreso lo stesso Frank nella cui abitazione in Baviera a guerra finita vennnero rinvenute opere di Leonardo, Rembrandt e Raffaello provenienti dai musei polacchi. 

Nessun commento:

Posta un commento