Il terremoto che squassò il Belìce cinquant’anni fa – nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968 morirono quasi 300 persone (ma il numero esatto non si saprà mai), 1000 furono i feriti e 70 mila gli sfollati – rase al suolo paesi abitati soprattutto da vecchi, donne e bambini, visto che gli uomini erano emigrati in cerca di lavoro.
E portò alla luce una realtà sconosciuta, quella della Sicilia rurale e arretrata che lo Stato aveva dimenticato.
Il terremoto del Belìce fu il primo grande “caso” del dopoguerra che mise a nudo l’impreparazione dei soccorritori, l’inerzia dello Stato, lo squallore dei luoghi dove ancora, nel 1976, 47 mila persone vivevano nelle baracche. Le ultime 250 furono distrutte nel 2006.
Il Giornale di Sicilia, il 14 Gennaio 1973, quinto anniversario, pubblica un servizio speciale su due
pagine: 12 e 13.
Di quelle due pagine ci piace riportare qui, in questo cinquantennio dal terremoto il punto di vista del
sindaco di Contessa Entellina di allora, Francesco Di Martino.
Il Giornale di Sicilia, il 14 Gennaio 1973, quinto anniversario, pubblica un servizio speciale su due
pagine: 12 e 13.
Nel Belice aspettano ancora la vita
e affronta il problema della ricostruzione dei privati in un dibattito a cui partecipano i sindaci Vito
Bellafiore di S.Ninfa, Ludovico Corrao di Gibellina, Enzo Culicchia di Partanna, Calogero Triolo di
Montevago, Giuseppe di Stefano di Calatafimi, Francesco Di Martino di Contessa Entellina, e il
parroco di Santa Ninfa, Don Atonio Riboldi.
Bellafiore di S.Ninfa, Ludovico Corrao di Gibellina, Enzo Culicchia di Partanna, Calogero Triolo di
Montevago, Giuseppe di Stefano di Calatafimi, Francesco Di Martino di Contessa Entellina, e il
parroco di Santa Ninfa, Don Atonio Riboldi.
Di quelle due pagine ci piace riportare qui, in questo cinquantennio dal terremoto il punto di vista del
sindaco di Contessa Entellina di allora, Francesco Di Martino.
Quando noi addebitiamo la responsabilità alla burocrazia , dobbiamo essere molto più chiari. Qui il problema
non è di addebitare le responsabilità al funzionario, perché i ritardi della burocrazia sono una chiara scelta
politica. Abbiamo visto che quando c’è stata la volontà non ci sono state difficoltà di natura burocratica;
quando invece è venuta meno la volontà politica sono spuntate le difficoltà di natura burocratica. Sul
problema posto dal coordinatore del dibattito, cioè le condizioni economiche della zona, devo dire che
vi sono delle responsabilità politiche molto precise. Si sapeva dall’indomani del terremoto che nella
zona non esisteva manodopera specializzata, carpentieri,ferraioli in grado di potere procedere alla
ricostruzione immediata, tanto è vero che le imprese sono costrette a portare da fuori i lavoratori
specializzati. Nessuna iniziativa concreta è stata portata avanti per specializzare questa manodopera.
Poi non c’è dubbio che c’è stata una tendenza da parte delle popolazioni verso l’assistenza. C’è
l’esempio della distribuzione dei fondi RAI, abbiamo visto che tipo di forze hanno portato avanti la
lotta per la distribuzione pro-capite di questi fondi, ed è un fatto molto scandaloso. Sono stati la
destra democristiana e i fascisti che hanno voluto la distribuzione pro-capite dei fondi RAI e che
purtroppo molte amministrazioni comunali a direzione democratica e di sinistra hanno dovuto subire.
non è di addebitare le responsabilità al funzionario, perché i ritardi della burocrazia sono una chiara scelta
politica. Abbiamo visto che quando c’è stata la volontà non ci sono state difficoltà di natura burocratica;
quando invece è venuta meno la volontà politica sono spuntate le difficoltà di natura burocratica. Sul
problema posto dal coordinatore del dibattito, cioè le condizioni economiche della zona, devo dire che
vi sono delle responsabilità politiche molto precise. Si sapeva dall’indomani del terremoto che nella
zona non esisteva manodopera specializzata, carpentieri,ferraioli in grado di potere procedere alla
ricostruzione immediata, tanto è vero che le imprese sono costrette a portare da fuori i lavoratori
specializzati. Nessuna iniziativa concreta è stata portata avanti per specializzare questa manodopera.
Poi non c’è dubbio che c’è stata una tendenza da parte delle popolazioni verso l’assistenza. C’è
l’esempio della distribuzione dei fondi RAI, abbiamo visto che tipo di forze hanno portato avanti la
lotta per la distribuzione pro-capite di questi fondi, ed è un fatto molto scandaloso. Sono stati la
destra democristiana e i fascisti che hanno voluto la distribuzione pro-capite dei fondi RAI e che
purtroppo molte amministrazioni comunali a direzione democratica e di sinistra hanno dovuto subire.
Non c’è dubbio che vi è stato uno sparuto gruppo di amministrazioni comunali che hanno fatto in
ritardo delle scelte, però la maggior parte abbiamo adottato in tempo gli strumenti urbanistici per
la ricostruzione. Però, la Regione ha affidato l’incarico per la redazione del piano particolareggiato
del mio comune con due anni e mezzo di ritardo. I progettisti incaricati dall’assessorato regionale
allo Sviluppo Economico, hanno consegnato il piano particolareggiato con un anno di ritardo.
ritardo delle scelte, però la maggior parte abbiamo adottato in tempo gli strumenti urbanistici per
la ricostruzione. Però, la Regione ha affidato l’incarico per la redazione del piano particolareggiato
del mio comune con due anni e mezzo di ritardo. I progettisti incaricati dall’assessorato regionale
allo Sviluppo Economico, hanno consegnato il piano particolareggiato con un anno di ritardo.
Noi siamo dinanzi ad una popolazione la quale ha una completa sfiducia verso le istituzioni dello
Stato e della Regione ed è convinta di essere stata ingannata. E forse si può anche giustificare la
tendenza continua a chiedere l’assistenza e a non guardare ai grossi problemi della ricostruzione e
dello sviluppo delle nostre zone . Quindi, si pone anche un problema di educazione politica e anche civica
verso queste popolazioni. >
Stato e della Regione ed è convinta di essere stata ingannata. E forse si può anche giustificare la
tendenza continua a chiedere l’assistenza e a non guardare ai grossi problemi della ricostruzione e
dello sviluppo delle nostre zone . Quindi, si pone anche un problema di educazione politica e anche civica
verso queste popolazioni. >
...
Riportiamo pure un breve intervento di Don Riboldi:
Io me la prendo con rabbia … perché dopo cinque anni ormai la gente non distingue più tra ESPI,
ESA e Regione, ecc. … di chi sono le responsabilità, e poi se la prende con Voi che siete i più visibili,
io mi trovo stordito da tutte queste leggi citate … , ma dico è possibile che l’Italia, che si vanta di essere
la sesta potenza industriale del mondo non riesce ad organizzare 10 paesini? Io non sono un padre di
famiglia, ma se lo fossi sarei già impazzito di fronte ai mie figli, perché non avrei prospettive da dare loro
…..Quì …occorre una mobilitazione generale immediata perché i tempi non siano lunghi…!.
Il cittadino ha il senso che la ricostruzione si è fermata. Il pericolo è nella rassegnazione. .. e invece
noi possiamo e dobbiamo dare questa speranza …..>
Riportiamo pure un breve intervento di Don Riboldi:
Io me la prendo con rabbia … perché dopo cinque anni ormai la gente non distingue più tra ESPI,
ESA e Regione, ecc. … di chi sono le responsabilità, e poi se la prende con Voi che siete i più visibili,
io mi trovo stordito da tutte queste leggi citate … , ma dico è possibile che l’Italia, che si vanta di essere
la sesta potenza industriale del mondo non riesce ad organizzare 10 paesini? Io non sono un padre di
famiglia, ma se lo fossi sarei già impazzito di fronte ai mie figli, perché non avrei prospettive da dare loro
…..Quì …occorre una mobilitazione generale immediata perché i tempi non siano lunghi…!.
Il cittadino ha il senso che la ricostruzione si è fermata. Il pericolo è nella rassegnazione. .. e invece
noi possiamo e dobbiamo dare questa speranza …..>
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