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domenica 28 gennaio 2018

Albania. Un paese vicino (1)

Arbëreshe in Albania
Nei giorni scorsi un gruppo di contessioti, guidati da parroco Papàs Nicola Cuccia, è stato in Albania, ospite delle più alte cariche di quello Stato -assieme ad altri arbëreshe di Piana degli Albanesi e Mezzojuso- per partecipare all'apertura delle celebrazioni per il 550° anno della morte dell'eroe nazionale Giorgio Kastriota Scanderbergh. 
Un gruppo numericamente più consistente di contessioti da più anni, nel mese di luglio, è stato solito girare l'Albania da un capo all'altro con animo traboccante di passione, di fiducia e di impegno e forse di desiderio di riuscire a rinvenire in quella terra qualcosa che forse essi stessi non sanno bene in cosa consista.

Nel corso di questo 2018 ci proponiamo di scandagliare sul Blog l'Albania, il paese delle acquile,  sotto più profili. storico, politico, civile, culturale etc.
Tutto di quel paese ci interessa, come tutto ci interessa della Sicilia e dell'Italia tutta.  
Ma a dire il vero, tutto su tutto vorremmo conoscere del mondo e degli esseri umani.

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La transizione albanese

L'Albania, ufficialmente Repubblica d'AlbaniaRepublika e Shqipërisë, [ɾepublika e ʃcipəˈɾisə], ha una superficie di kmq. 29.748, poco più della Sicilia, ed una popolazione di 3,2milioni di abitanti.
Lingua ufficiale dell'Albania è
il "tosco", parlato prevaletemente
nel Sud del Paese. Il Tosco è molto
prossimo all'arbëreshe degli
italo-albanesi.
Per lunghi anni, dal dopoguerra, è stata retta da una delle dittature più ottuse del vecchio continente che si richiamava al marxismo-leninismo.
La transizione dalla dittatura comunista alla democrazia è stata complessa e a tutt'oggi necessita di essere completata perchè il Paese possa essere candidato credibile per l'ammissione alla comunità dell'Unione Europea.
La dittatura ha tenuto sotto una spessa coltre d'ombra e di silenzio il Paese dal 1944 a 1985, in pratica dalla presa del potere di Enver Hoxha fino alla sua morte. 
L'Albania in quei decenni rimase impenetrabile non solamente ai rapporti col resto del mondo (fatti salvi brevi aperture all'Urss e alla Cina) ma pure alle indagini degli studiosi e/ dei giornalisti stranieri.
Per il regime dittatoriale l'Albania doveva pervicacemente restare Terra incognita. Solamente per calcolo politico, in pochissime occasioni, furono ammesse delegazioni che potevano visitare ben definiti e circoscritti luoghi.

Quando nel 1985, il regime transitato sotto la guida del successore di Hoxha cominciò lentamente ad aprirsi al mondo, o meglio ai primi osservatori internazionali, ciò che si appalesò non fu particlarmente sorprendente. Dopo decenni di politica isolazionista il Paese era spaventosamente arretrato rispetto a qualsiasi paese che si affacciasse nel bacino del Mediterraneo. I primi osservatori poterono cogliere che il Paese aveva un livello di arretratezza più pesante che negli anni anteriori al secondo conflitto mondiale.
Il collasso del paese era conseguenza del peso dello statalismo e della burocrazia del regime; il PIL pro-capite era fra i più bassi del mondo e molto vicino ai paesi dell'Africa subsahariana. L'apparato industriale assolutamente incapace di competere sul mercato internazionale. L'edilizia urbana ed il territorio assolutamente degradati e cosparsi di oltre 700mila bunker in cemento armato, indistruttibili e disseminati in ogni angolo del paese per fronteggiare una improbabile invasione straniera.
Albanesi che tentano di
abbandonare il
Paese, ridotto alla
fame dal regime comunista.
Destinazione: l'Italia
La società era profondamente rurale e acaica, esasperata e ridotta allo stremo e -addirittura- in preda alla furia distruttiva e al saccheggio.
Impresse nell'opinione pubblica mondiale sono le immagini televisive dei giorni in cui il regime comunista fu costretto a battere in ritirata per la fame dilagante nel paese.

Da presupposti sopra tracciati, la transizione verso la democrazia e l'economia di mercato non poteva che assumere toni aspri. Il Fondo Monetario Internazionale non potè che imporre ricette  drastiche. 
Il miracolo economico non solo tardò ad arrivare ma le prime "finanziarie" crearono malumori e insurrezioni nei confronti dei governi di centro-destra guidati da Berisha e dal Partito Democratico.

Il nuovo millennio ha introdotto l'Albania nel novero dei paesi europei, sia pure con grandi disparità socio-ecnmiche: una minoranza di "nuovi ricchi" e una maggioranza di popolazione alle "soglie della povertà". 
Piazza Scanderbergh, a Tirana.
Il Paese sta molto investendo nelle
infrastrutture nella fiducia di
attrarre investimenti stranieri.
La modernizzazione  dell'economia e delle infrastrutture più recentemente stanno consolidandosi e il Paese è pure divenuto attraente per gli investimenti stranieri. L'urbanizzazione non sempre è proceduta nel rispetto degli standard  e dei valori paesaggistici e ambientali.

Il Paese dispone di un grande potenziale di energie umane; l'unico dato ben coltivato dal precedente regime dittatoriale è stata infatti la vasta alfabetizzazione e professionalizzazione della manodopera. Il Paese inoltre offre grandi opportunità di sviluppo in chiave turistica del territorio e ai nostri giorni esso è sotto più profili uno stato con standard di vita di livello  europeo.

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