PIETRO BUSETTA, economista
EMANUELE MACALUSO, già dirigente politico siciliano
La formazione delle liste
ha messo in forte evidenza ciò che nel sistema politico italiano è radicalmente
mutato. Ed è mutato rispetto a ciò che vuole in questo campo la Costituzione.
La quale all’articolo 49 dice: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi
liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la
politica nazionale”. Per ciò ho sempre scritto che il M5S è una forza eversiva
quando vuole sostituire i partiti e la democrazia parlamentare con la
cosiddetta democrazia diretta. Ma oggi il dettato costituzionale è stato
brutalmente cancellato anche dai cosiddetti partiti personali. La formazione
delle liste è stata fatta con una selezione e una epurazione tale per cui i
gruppi parlamentari saranno in netta e straripante maggioranza squadre di
servizio dei capi. Questo è stato possibile grazie alla legge elettorale che ha
sottratto agli elettori il diritto di scegliere col voto la stragrande
maggioranza dei parlamentari. Infatti non solo i capilista nei cento collegi
plurinominali sono non eletti ma nominati, ma anche nei collegi uninominali non
si è tenuto in nessun conto il rapporto del candidato con il territorio. Chi
vota PD o FI o M5S o altri nel suo collegio non ha avuto e non avrà diritto di
parola. Di fronte al candidato “paracadutato”, o voti il fedele al capo o ti
astieni, non hai scelta. Voglio dire che il partito personale inaugurato da
Berlusconi nel 1994 ha contagiato tutti gli altri e oggi si presenta persino
con un’ulteriore accentuazione. Il personalismo si manifesta anche localmente
in scambi tra candidati in partiti diversi: “tu votami e fammi votare nel
maggioritario e io ti voto e ti faccio votare nel proporzionale”, e viceversa.
È solo la sistemazione personale che conta, è la persona che deve prevalere. Programmi,
valori, storia: è tutto azzerato.
Faccio queste amare considerazioni con tristezza e
preoccupazione, perché quel che cambia nel nostro paese è la democrazia
costituzionale. Non sto dicendo che in Italia non c’è più la democrazia e la
libertà. Sto dicendo che c’è un mutamento nella qualità della democrazia, che
mortifica e limita il pieno esercizio dei diritti politici dei cittadini e il
senso limpido e forte che la Costituzione assegna ai partiti e alla politica. È
questo il tema vero che dovrebbe preoccupare chi ancora crede nella battaglia
democratica, chi su questo terreno vuole combattere e non arrendersi.
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