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mercoledì 17 gennaio 2018

La Storia. Chi era contro la ricchezza, oggi è per i privillegi

Se l'influenza ci tiene a letto c'è sempre l'antico sistema di non dargliela vinta: Provare a leggere i tanti libri accumulati nell'arco della vita è mai letti per intero.

In un libro interviste a personaggi noti di qualche decennio fa Sergio Zavoli ha posto a Raul Gardini, imprenditore di spessore degli anni ottanta, la seguente domanda "Lei era già padrone di molto quando aveva successo l'idea che la proprietà privata è un furto. Ha mai pensato che la ricchezza abbia bisogno di giustificazioni ?".

La risposta di quell'imprenditore, morto suicida dopo essere stato coinvolto nelle vicende di tangentopoli, e' stata : "il bisogno di giustificare la ricchezza è tipico delle società arretrate. Inclino a credere, un po' calvinisticamente, che il denaro, quando è frutto di comportamenti corretti non sia la proverbiale "farina del diavolo". E di farina me ne intendo! Sono convinto che più una società cresce, più sviluppa il perseguimento della ricchezza. Certo, non dovrà essere appannaggio di pochi. Altrimenti non è ricchezza, ma privilegio. La ricchezza, intesa come benessere diffuso, può diventare una condizione sociale. Il privilegio, invece, ha per destino di restare una sorta di ruberia".
                                              La riflessione 
Mi pare che l'attuale Sinistra abbia fatto propria la distinzione fra ricchezza e privilegio. E' pure andata oltre. Ha accettato a scatola chiusa il liberismo senza briglie  (e quindi la ricchezza) e si e' ammantata di vitalizi, indennita', super retribuzioni fino al punto che vedere personaggi che volevano il comunismo ed ora sono i tutori delle pre-bende (i privilegi) viene da ...

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