Filosofia spiccia -1-
Noi non viviamo soli ma in relazione con altri.
Viviamo all'interno di una precisa e determinata società: quella occidentale che possiede una sua Storia che comincia con i primi pensatori greci e arriva ad oggi.
Quei primi pensatori si adoperarono per mettere in luce il significato della v-e-r-i-t-à.
Verità originariamente significava (thầuma) paura; paura della morte, dell'infelicità.
La filosofia è figlia della paura, quindi, e Aristotele lo conferma: "Anche coloro che amano il mito sono filosofi".
Nel mito che sta all'inizio della Storia è racchiuso l'insieme di immaginazioni che guidano l'iniziale vita dell'uomo.
Il mito aiuta a difendersi, con tecniche e attrezzi, dai pericoli della vita, ma fa ciò all'interno della creazione di un senso divino del mondo. L'uomo è infatti da sempre interessato a trovare un rimedio alla morte e al dolore.
Il mito veniva trasmesso mediante 'racconti' ma riferiva come stessero le cose del mondo. Non si trattava affatto di favole. L'uomo col mito in un certo senso provava a dire "voglio che il mondo abbia questo senso". Non faceva altro che "poesia" attraverso cui sognava la realtà utile per superare contestualmente dolore e morte.
I greci, quei pensatori che stanno all'origine della nostra civiltà occidentale, ad un certo punto non vollero più "sognare". I vari sogni venivano venivano infatti via via smentiti dalla realtà.
Nacque quindi la filosofia: la volontà di guardare la v-e-r-i-t-à delle cose del mondo come antidoto al dolore, la paura e la morte.
Filosofia come "che non si nasconde", che si mostra quindi in carne ed ossa e quindi non è più un "sogno". Filosofia vuole essere quindi la volontà di portare alla luce ciò che di per se stesso è chiaro, incontrovertibile.
Ciò avviene (nell'umo arcaico) con la theoria (=festa, contemplazione della cerimonia salvifica dal dolore, in quanto incontrovertibile).
Il senso greco della verità (alétheia)
Verità= non nascosto, ossia, in luce.
Da sola questa parola non soddisfa il significato di filosofa. Questa è costitutivamente critica nei confronti del mito, ma lo è al pari nei confronti della fede e all'esperienza religiosa.
La verità della filosofa punta a non essere smentita. Alétheia e epstéme vanno tenute insieme e epstéme significa capacità di "stare sopra", di imporsi sulle forze pratiche, mentali, istintive che provano ad abbattere ciò che "è", il sapere che riesce a resistere.
Un "sapere" quello greco, da cui discende quello occidentale, che non può essere smentito nè dal cambiamento dei tempi nè dal cambiamento degli uomini.
(appunti da E. Severino)
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