Quello che segue è uno dei documenti preparatori del Grande Sinodo, il 7 giugno abbiamo pubblicato un altro documento inerente i rapporti della Chiesa Ortodossa con l'insieme del mondo cristiano.
La missione della Chiesa ortodossa
nel mondo contemporaneo
Foto : rivista Civiltà Cattolica |
La Chiesa di Cristo vive «nel mondo», ma «non è di questo mondo» (Gv
17,11.14-15). La Chiesa costituisce il segno e l’immagine del regno di Dio
nella storia, perché annuncia una «nuova creatura
» (2Cor 5,17), «nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la
giustizia» (2Pt 3,13), un mondo nel quale Dio «asciugherà ogni lacrima dai loro
occhi, e non vi sarà più la morte, né lutto né lamento né sofferenza» (Ap
21,4-5).
Quest’attesa è già sperimentata e
pregustata nella Chiesa, per eccellenza ogni volta che essa celebra la divina
eucaristia e si riuniscono «in assemblea» (1Cor 11,17) i figli dispersi di Dio
(cf. Gv 11,52), in un corpo senza distinzione di razza, sesso, età, origine
sociale o qualsiasi altra forma di distinzione, là dove «non c’è più né giudeo
né greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina» (Gal, 28; Col
3,11), in un mondo di riconciliazione, di pace e di amore.
Foto: rivista Civiltà Cattolica |
Continuamente ispirata dall’attesa e dalla pregustazione del regno di Dio, la Chiesa non resta indifferente di fronte ai problemi dell’uomo, in tutte le epoche, ma, al contrario, condivide la sua inquietudine e i suoi problemi vitali, occupandosi, come il suo Signore, del dolore, delle ferite causate dal male che opera nel mondo e fasciando, come il buon samaritano, le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino (cf. Lc 10,34) «con la parola della pazienza e della consolazione» (Rm 15,4; Eb 13,22) e l’amore operoso. La sua parola rivolta al mondo non mira a denunciare, giudicare o condannare il mondo (cf. Gv 3,17; 12,47), ma a offrirgli come guida il Vangelo del regno di Dio, la speranza e la certezza che il male, sotto qualsiasi forma, non ha l’ultima parola nella storia e non bisogna permettergli di dirigerne il corso.
Basandosi su questi principi e sull’esperienza e l’insegnamento della sua tradizione patristica, liturgica e ascetica nel suo complesso, la Chiesa ortodossa condivide le preoccupazioni e le angosce dell’uomo del nostro tempo alle prese con problemi esistenziali che preoccupano il mondo moderno, desiderando contribuire alla loro soluzione per offrire al mondo la pace di Dio «che supera ogni intelligenza» (Fil 4,7), la riconciliazione e l’amore.
A. Il valore della persona umana
1. La santità della persona umana, derivante dalla creazione dell’uomo a immagine di Dio e dalla sua missione nel piano di Dio per l’uomo e per il mondo, è stata la fonte d’ispirazione per i padri della Chiesa ortodossa che si sono chinati sul mistero dell’economia divina. In questo contesto, san Gregorio il Teologo sottolinea che il Creatore «ha collocato l’uomo sulla terra, come un secondo mondo, macrocosmo nel microcosmo, come un altro angelo, un essere doppio creato per adorarlo, un custode del creato visibile, un iniziato del mondo intelligibile, un essere che regna sugli esseri della terra […], un essere che vive in questo mondo e aspira a un altro, il compimento del mistero, avvicinandosi a Dio mediante la theosis» (Gregorio il Teologo, Oratio 45, 7; PG 36, 632AB).
La creazione trova il suo fondamento e il suo compimento nell’incarnazione del Logos di Dio e nella divinizzazione dell’uomo. Cristo, rinnovando in se stesso il vecchio Adamo (cf. Ef 2,15), divinizzava, così facendo, tutto l’uomo, costituendo così l’inizio del compimento della nostra speranza» (Eusebio, Demostr. evang., 4,14; PG 22,289A).
Questo insegnamento della Chiesa è la fonte di ogni sforzo cristiano per la salvaguardia della dignità e della grandezza della persona umana.
2. Su questa base, è indispensabile promuovere in tutte le direzioni la collaborazione intercristiana per salvaguardare la dignità della persona umana e la pace, in modo che gli sforzi pacifici di tutti i cristiani acquistino più peso e forza.
3. Il comune riconoscimento del valore eminente della persona umana può servire da premessa a una collaborazione più ampia in questo campo. Le Chiese ortodosse sono chiamate a contribuire alla concertazione e alla collaborazione interreligiose e, attraverso di esse, all’eliminazione di ogni manifestazione di fanatismo; in questo modo esse opereranno a favore della riconciliazione dei popoli e del trionfo dei beni della libertà e della pace nel mondo, al servizio dell’uomo, indipendentemente dalle razze e dalle religioni. Va da sé che questa collaborazione esclude ogni sincretismo, nonché ogni tentativo di una religione d’imporsi sulle altre.
4. Siamo convinti che, «collaboratori di Dio» (1Cor 3,9), possiamo progredire in questo ministero insieme con tutti gli uomini di buona volontà che si dedicano alla ricerca della pace vera per il bene della comunità umana, a livello locale, nazionale e internazionale. Questo ministero è un comandamento di Dio (cf. Mt 5,9).
B. Libertà e responsabilità
1. Il dono della libertà è uno dei maggiori doni fatti da Dio all’uomo, sia in quanto portatore concreto dell’immagine di un Dio personale, sia in quanto membro della comunità di persone che riflettono mediante la grazia, attraverso l’unità del genere umano, la vita nella santa Trinità e la comunione delle tre Persone. «Dio ha creato l’uomo inizialmente libero e gli ha donato il libero arbitrio, con la sola limitazione della legge del comandamento» (Gregorio il Teologo, Oratio 14,25; PG 35,892A). La libertà permette all’uomo di progredire indefinitamente verso la perfezione spirituale ma, al tempo stesso, implica il pericolo della disobbedienza, il rischio dell’insubordinazione a Dio e quindi della caduta, da cui le tragiche conseguenze del male nel mondo.
2. Le conseguenze di questo male sono le imperfezioni e le trasgressioni che sono appannaggio del nostro tempo, come la secolarizzazione, la violenza, la rilassatezza dei costumi, i fenomeni malsani causati dal flagello delle droghe e di altre dipendenze in una parte della gioventù contemporanea, il razzismo, la corsa agli armamenti, le guerre e i mali sociali che essi producono, l’oppressione dei gruppi sociali, delle comunità religiose, di interi popoli, le disuguaglianze sociali, la limitazione dei diritti dell’uomo nel campo della libertà di coscienza e specialmente della libertà religiosa, la disinformazione e la manipolazione dell’opinione pubblica, la miseria economica, l’ingiustizia nella ripartizione dei beni basilari per la vita o la loro totale mancanza, la fame di milioni di uomini, le deportazioni forzate di popolazioni o il traffico di esseri umani, l’afflusso di rifugiati, la distruzione dell’ambiente, l’utilizzazione incontrollata della biotecnologia genetica e della biomedicina sull’inizio, sulla durata e sulla fine della vita umana, tutte cose che mantengono l’angoscia infinita nella quale si dibatte attualmente l’umanità.
3. Oggi, di fronte a questa situazione, che ha condotto a un degrado del concetto di persona umana, il dovere della Chiesa ortodossa consiste nel far valere, attraverso la sua predicazione, la sua teologia, il suo culto e la sua attività pastorale, la verità della libertà in Cristo. «Tutto è permesso, ma non tutto è utile; tutto è permesso, ma non tutto edifica. Nessuno cerchi il proprio interesse, ma quello degli altri […] Qui io parlo non della vostra coscienza, ma di quella dell’altro. Per quale motivo, infatti, la mia libertà sarebbe giudicata da una coscienza estranea?» (1Cor 10,23-24.29). La libertà senza responsabilità e senza amore conduce alla fine alla perdita della libertà.
C. Pace e giustizia
1. La Chiesa ortodossa riconosce e sottolinea sotto l’aspetto diacronico il posto centrale della pace e della giustizia nella vita umana. La stessa rivelazione in Cristo è qualificata come «vangelo di pace» (Ef 6,15), perché Cristo, «instaurando la pace con il sangue della sua croce» (Col 1,20), è «venuto ad annunciare pace, pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini» (Ef 2,17). Egli è diventato «la nostra pace» (Ef 2,14).
Questa pace che «supera ogni intelligenza» (Fil 4,7) è, come Cristo stesso ha detto ai suoi apostoli prima della sua passione, più ampia e più essenziale di quella promessa dal mondo: «Vi lascio la pace, vi dono la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27). Perché la pace di Cristo è il frutto maturo della ricapitolazione di tutte le cose in lui; della dignità e della grandezza della persona umana, in quanto immagine di Dio; della manifestazione dell’unità organica del genere umano e del mondo in Cristo; dell’universalità nel corpo di Cristo degli ideali della pace; della libertà e della giustizia sociale; infine, della fecondità dell’amore cristiano fra gli uomini e i popoli. La vera pace è il frutto del trionfo sulla terra di tutti questi ideali cristiani. È la pace che viene dall’alto che la Chiesa ortodossa invoca sempre nelle sue preghiere quotidiane, chiedendola a Dio che tutto può ed esaudisce le preghiere di coloro che si rivolgono a lui con fede.
2. Ciò che precede mostra chiaramente la ragione per cui la Chiesa, in quanto «corpo di Cristo» (1Cor 12,27), prega sempre per la pace in tutto il mondo, la quale, secondo Clemente di Alessandria, è sinonimo di giustizia (Stromata, 4,25; PG 8,1369B-1372A). Basilio il Grande aggiunge: «Non posso convincermi di essere degno di essere chiamato servo di Gesù Cristo se non sono in grado di amare gli altri e di vivere in pace con tutti, almeno per quanto dipende da me» (Epist. 203,1; PG 32,737B). Come ricorda lo stesso padre, questo è talmente naturale per il cristiano che si potrebbe affermare che «non esiste nulla di così specificamente cristiano come operare a favore della pace» (Epist. 114; PG 32,528B). La pace di Cristo è la forza mistica che scaturisce dalla riconciliazione dell’uomo con il suo Padre celeste, «grazie alla provvidenza di Gesù che opera tutto in tutti, crea una pace indicibile predestinata fin dall’inizio dei secoli, ci riconcilia con lui stesso e, attraverso di lui, con il Padre» (Dionigi Areopagita, De nom. div. 11,5; PG 3,953AB).
3. Al tempo stesso, dobbiamo sottolineare che i doni spirituali della pace e della giustizia dipendono anche dalla sinergia umana. Lo Spirito Santo accorda i doni spirituali, quando l’uomo cerca nel pentimento la pace e la giustizia di Dio. Questi doni della pace e della giustizia si realizzano là dove i cristiani si sforzano di operare a favore della fede, dell’amore e della speranza in Gesù Cristo nostro Signore.
4. Il peccato è una malattia spirituale i cui sintomi visibili sono i conflitti, le discordie, i crimini e le guerre con le loro tragiche conseguenze. La Chiesa cerca di guarire non solo i sintomi visibili di questa malattia, ma anche la stessa malattia, il peccato.
5. Al tempo stesso, la Chiesa ortodossa ritiene di dover incoraggiare tutto ciò che è posto realmente al servizio della pace (cf. Rm 14,19) e apre la strada verso la giustizia, la fraternità, la vera libertà e l’amore reciproco di tutti i figli dell’unico Padre celeste, nonché di tutti i popoli che costituiscono una famiglia umana. Essa soffre insieme a tutti coloro che, in varie parti del mondo, sono privati dei beni della pace e della giustizia.
D. La pace e la prevenzione della guerra
1. La Chiesa di Cristo condanna in linea di massima la guerra, perché la considera conseguenza del male e del peccato nel mondo: «Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra?» (Gc 4,1). Ogni guerra costituisce una minaccia distruttiva per il creato e per la vita.
Soprattutto in caso di guerre combattute con armi di distruzione di massa, le conseguenze sarebbero terrificanti, non solo perché causerebbero la morte di un numero incalcolabile di esseri umani, ma anche perché la vita dei sopravvissuti diventerebbe insopportabile, con la comparsa di malattie incurabili, mutazioni genetiche e altri mali che colpirebbero gravemente le generazioni future.
Estremamente pericolose non sono solo le armi nucleari, ma anche le armi chimiche e biologiche e ogni forma di armamento che suscita un’illusione di supremazia e di dominio sul mondo circostante.
Questo tipo di armamento intrattiene un clima di paura e di mancanza di fiducia e causa una nuova corsa agli armamenti.
2. La Chiesa di Cristo, considerando la guerra principalmente una conseguenza del male e del peccato nel mondo, incoraggia ogni iniziativa e ogni sforzo per evitarla o prevenirla attraverso il dialogo e ogni altro mezzo appropriato. Nel caso in cui la guerra diventasse inevitabile, la Chiesa continua a pregare e a prendersi cura a livello pastorale dei suoi figli coinvolti in conflitti bellici per difendere la loro vita e la loro libertà, operando con tutte le sue forze per ristabilire il più rapidamente possibile la pace.
3. La Chiesa ortodossa condanna fermamente ogni sorta di conflitti e di guerre, motivati dal fanatismo derivante da principi religiosi. I casi continuamente in crescita di repressioni e persecuzioni dei cristiani e di altre comunità a causa della loro fede, nel Medio Oriente e altrove, nonché lo sradicamento del cristianesimo dalla sua culla storica, suscitano una profonda preoccupazione.
Questo mette in pericolo le relazioni interreligiose e interetniche esistenti e costringe al tempo stesso molti cristiani a lasciare i loro paesi di origine.
Gli ortodossi di tutto il mondo soffrono insieme ai loro fratelli cristiani e a tutti gli altri perseguitati in questa regione e chiedono di trovare una soluzione equa e permanente dei problemi della regione.
La Chiesa ortodossa condanna anche le guerre causate dal nazionalismo e quelle che provocano epurazioni etniche, cambiamenti dei confini degli stati e l’occupazione di territori.
E. La Chiesa ortodossa di fronte alle discriminazioni
1. Il Signore, Re di giustizia (cf. Eb 7,2-3), disapprova la violenza e l’ingiustizia (cf. Sal 10,5),
condanna il comportamento disumano verso il prossimo (cf. Mc 25,41-46; Gc 2,15-16). Nel suo Regno – la cui immagine e presenza nel mondo è la Chiesa – non c’è posto né per gli odi fra le nazioni né per l’inimicizia e l’intolleranza di qualsiasi sorta (cf. Is 11,6; Rm 12,10).
2. La posizione della Chiesa ortodossa in materia è assolutamente chiara: la Chiesa ortodossa crede che Dio «creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra» (At 17,26) e che, in Cristo, «non c’è giudeo né greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio né femmina, perché tutti voi siete uno» (Gal 3,28).
Alla domanda «chi è il mio prossimo?», Cristo ha risposto con la parabola del buon samaritano (cf. Lc 10,25-37). Così ci ha insegnato ad abolire ogni barriera d’inimicizia e di pregiudizio. La Chiesa ortodossa confessa che ogni essere umano – indipendentemente da colore, religione, razza, sesso, nazionalità e lingua – è creato a immagine e somiglianza di Dio ed è quindi un membro alla pari della comunità umana. In conformità con la sua fede, la Chiesa rifiuta la discriminazione sotto tutte le forme appena elencate, che suppongono una distinzione nella dignità fra le persone.
3. La Chiesa, rispettando i principi dei diritti dell’uomo e dell’uguaglianza di trattamento degli uomini, considera l’applicazione di questi principi alla luce della sua dottrina sui sacramenti, sulla famiglia, sul posto dell’uomo e della donna nella Chiesa e sui valori della sua tradizione ecclesiale in generale.
La Chiesa si riserva il diritto di portare, e porta di fatto, la testimonianza della sua dottrina nella vita pubblica.
F. La missione della Chiesa ortodossa come testimonianza di amore nella diaconia
1. Compiendo la sua missione di salvezza nel mondo, la Chiesa ortodossa si prende attivamente cura di tutti coloro che hanno bisogno di aiuto: affamati, bisognosi, malati, disabili, anziani, oppressi, prigionieri, senzatetto, orfani, vittime di catastrofi naturali e di conflitti armati, del traffico di esseri umani e delle moderne forme di schiavitù.
Gli sforzi della Chiesa ortodossa per superare la povertà estrema e l’ingiustizia sociale sono un’espressione della sua fede e un servizio reso allo stesso Signore che s’identifica con tutti gli uomini e ancor più con i bisognosi: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).
La Chiesa può collaborare con tutte le istituzioni sociali in tutta la varietà del suo ministero sociale.
2. Gli antagonismi e le ostilità che regnano nel mondo causano anche l’ingiustizia e la disuguaglianza nella partecipazione degli uomini e delle nazioni ai beni della creazione divina. Privano milioni di uomini dei beni di prima necessità e conducono all’impoverimento della persona umana. Provocano migrazioni in massa di popolazioni, suscitano conflitti etnici, religiosi, sociali che minacciano la coesione interna delle società.
3. La Chiesa non può restare indifferente di fronte ai processi economici che influenzano in
modo negativo l’intera umanità. Essa insiste sulla necessità non solo di basare l’economia su principi morali, ma anche di servire attivamente l’uomo attraverso di essa, seguendo l’insegnamento dell’apostolo Paolo: «I deboli si devono soccorrere lavorando e ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: “Si è più beati nel dare che nel ricevere”» (At 20,35).
San Basilio il Grande scrive: «Perciò lo scopo che ognuno deve avere nel suo lavoro è quello di soccorrere gli indigenti e non di provvedere alle sue proprie necessità» (Basilio il Grande, Regole 42: PG 31,1025A).
4. Il divario fra ricchi e poveri si allarga drammaticamente a causa della crisi economica, che è di solito il risultato di una speculazione sfrenata da parte dei rappresentanti dei circoli finanziari, della concentrazione della ricchezza in mano a un ristretto numero di persone e di un’attività economica falsata, che, priva di giustizia e di sensibilità umana, non serve in definitiva alla soddisfazione dei veri bisogni dell’umanità.
Un’economia vitale è un’economia che combina l’efficacia con la giustizia e con la solidarietà sociale.
5. In queste condizioni tragiche, si può comprendere l’immensa responsabilità della Chiesa
nella lotta contro la fame e ogni forma di miseria che imperversa nel mondo. Questo fenomeno del nostro tempo, nel quale i paesi vivono in un sistema di economia globalizzata, rivela la grave crisi d’identità del mondo moderno. La fame non solo mette in pericolo il dono divino della vita in interi popoli, ma colpisce anche l’eminente dignità della persona umana e così offende Dio stesso. Per questo motivo, mentre la cura della nostra propria alimentazione è una questione materiale, la cura dell’alimentazione del nostro prossimo è una questione di ordine spirituale (cf. Gc 2,14-18). Tutte le Chiese ortodosse hanno quindi il dovere di mostrarsi solidali e di organizzare in modo efficace il loro aiuto ai fratelli bisognosi.
6. La santa Chiesa di Cristo, nel suo corpo cattolico che comprende molti popoli, pone in primo piano il principio della solidarietà umana e approva una più ampia collaborazione dei popoli e degli stati per la risoluzione pacifica dei conflitti.
7. La crescente imposizione all’umanità di uno stile di vita sempre più consumistico, privo di
qualsiasi appoggio sui valori morali cristiani, preoccupa la Chiesa. In questo senso, il consumismo combinato con la globalizzazione secolarizzata tende a condurre i popoli alla perdita delle loro radici spirituali, della loro memoria storica e alla dimenticanza delle tradizioni.
8. I media sono spesso controllati dall’ideologia della globalizzazione liberale e promuovono
un’ideologia di consumismo e immoralità. I casi di trattamento irrispettoso, persino blasfemo, di valori religiosi, provocando discordie e rivolte nella società, suscitano una particolare inquietudine.
La Chiesa mette in guardia i suoi fedeli dal pericolo della manipolazione delle coscienze attraverso i media, della loro utilizzazione non per avvicinare gli uomini e i popoli, ma per manipolarli.
9. Nella diffusione della sua dottrina e nel compimento della sua missione salvifica a favore
dell’umanità, la Chiesa si trova sempre più davanti a manipolazioni dell’ideologia della secolarizzazione.
La Chiesa di Cristo nel mondo è invitata a esprimere e mettere in primo piano la sua testimonianza profetica al mondo, basandosi sull’esperienza della sua fede e ricordando così la sua vera missione verso il popolo, «proclamando» il regno di Dio e coltivando la coscienza dell’unità del suo gregge. In questo modo le si aprono davanti ampie prospettive, perché è in quanto elemento essenziale del suo insegnamento ecclesiologico che essa presenta a un mondo in frantumi la comunione e l’unità eucaristica.
10. La volontà di una crescita costante del benessere e il consumismo sfrenato comportano
inevitabilmente un uso sproporzionato delle risorse naturali e il loro esaurimento. Il mondo, creato da Dio per essere coltivato e custodito dall’uomo (cf. Gen 2,15), subisce le conseguenze del peccato umano: «La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della
gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi» (Rm 8,20-22).
L’attuale crisi ecologica è legata ai cambiamenti climatici e al riscaldamento della terra e obbliga assolutamente la Chiesa a contribuire, con i mezzi spirituali di cui dispone, alla protezione della creazione di Dio dagli effetti dell’avidità umana. L’avidità di soddisfare i bisogni materiali conduce all’impoverimento spirituale dell’uomo e alla distruzione dell’ambiente.
Non bisogna dimenticare che la ricchezza naturale della terra non è proprietà dell’uomo, ma
del Creatore: «Del Signore è la terra e quanto contiene: il mondo con i suoi abitanti» (Sal 24,1). Perciò la Chiesa ortodossa sottolinea la necessità di proteggere la creazione di Dio coltivando il senso di responsabilità verso l’ambiente, che è dono di Dio, scoprendo il valore delle virtù della frugalità e della moderazione. Dobbiamo ricordarci che non sono solo le generazioni attuali ad aver diritto alle ricchezze naturali che ci sono state donate dal Creatore, ma anche quelle future.
11. Per la Chiesa ortodossa, la facoltà di studiare scientificamente il mondo costituisce un dono di Dio all’uomo. Ma, al tempo stesso, essa sottolinea i pericoli insiti nell’uso di determinati progressi scientifici. Secondo la Chiesa, lo scienziato è libero non solo di fare ricerche, ma anche di porvi un termine quando sono violati i principi cristiani e umani (Paolo: «Tutto mi è lecito, ma non tutto giova», 1Cor 6,12; e Gregorio il Teologo: «Il bene non è più bene se i mezzi sono cattivi », Or. theol. I, 4: PG 36,16C). Questo punto di vista della Chiesa si rivela a vari titoli indispensabile per delimitare correttamente la libertà e valorizzare i frutti della scienza, riguardo alla quale si prevedono successi, ma non privi di pericoli, praticamente in tutti i campi, specialmente in quello della biologia. Noi sottolineiamo al tempo stesso il carattere incontestabilmente sacro della vita umana, dal suo concepimento alla sua morte naturale.
12. In questi ultimi anni si registra uno sviluppo folgorante delle bioscienze e della biotecnologia a esse collegata, con numerosi successi, considerati in gran parte benefici per l’umanità, mentre alcuni pongono dilemmi di natura morale o devono essere rigettati. La Chiesa ortodossa afferma che l’uomo non è semplicemente un insieme di cellule, tessuti e organi e che non è determinato unicamente da fattori biologici. L’uomo è creato a immagine di Dio (cf. Gen 1,27) e bisogna trattarlo con il rispetto che gli è dovuto. Il riconoscimento di questo principio fondamentale induce a concludere che, sia nel corso delle ricerche scientifiche sia durante l’applicazione pratica delle nuove scoperte e invenzioni, bisogna salvaguardare il diritto assoluto di ogni persona umana a essere trattata con rispetto in ogni fase della sua vita e la volontà di Dio, così come è stata rivelata nella creazione.
La ricerca deve tener conto dei principi morali e spirituali della vita e dei valori e costumi cristiani.
Bisogna mostrare il rispetto indispensabile anche a tutta la creazione di Dio, sia nel suo uso da parte dell’uomo sia nel corso della ricerca, seguendo il comandamento che Dio le ha dato (cf. Gen 2,15).
13. In quest’epoca di secolarizzazione appare specialmente la necessità di esaltare l’importanza della santità della vita nell’ottica della crisi spirituale che caratterizza la civiltà moderna.
La confusione fra libertà e vita licenziosa porta all’aumento della criminalità, alla distruzione e alla profanazione dei santuari e alla scomparsa del rispetto per la libertà del prossimo e per la sacralità della vita. La tradizione ortodossa che si è formata attraverso l’esperienza concreta delle verità cristiane è portatrice di spiritualità e di morale ascetica, che bisogna esaltare e promuovere specialmente ai nostri giorni.
14. La speciale cura pastorale della Chiesa per la gioventù e per l’infanzia prosegue instancabilmente, avendo come scopo la loro educazione in Cristo. L’estensione della responsabilità pastorale della Chiesa all’istituzione divina della famiglia va da sé, essendosi sempre e necessariamente basata sulla santità del sacramento del matrimonio cristiano come unione di un uomo e di una donna che rappresenta l’unione fra Cristo e la sua Chiesa (cf. Ef 5,32).
Questo è particolarmente attuale di fronte ai tentativi di legalizzare in alcuni paesi e di giustificare teologicamente in alcune comunità cristiane forme di coabitazione che contraddicono la tradizione e la dottrina cristiane.
15. Nella nostra epoca, come in ogni epoca, la voce profetica e pastorale della Chiesa si rivolge al cuore dell’uomo e lo esorta, con l’apostolo Paolo, a scegliere e praticare «quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato» (Fil 4,8), l’amore sacrificale del suo Signore crocifisso, l’unica strada verso un mondo di pace, di giustizia, di libertà e di amore fra gli uomini e i popoli.
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