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Non esiste un "sistema" interpretativo nè una dottrina elaborati dai sofisti. I pensieri dei sofisti implicavano una serie di problemi identici, e soluzioni di tali problemi su un medesimo piano, o comunque su piani corrispondenti.
I problemi non erano altri che quelli del V secolo a.C. che cominciavano ad evolversi, in Grecia, in senso democratico; erano problemi incentrati
-sull'uomo
-sull'areté ( la disposizione d'animo volta al bene, la capacità di una persona di eccellere nel compiere un certo atto in maniera ottimale, di essere virtuoso come "modo perfetto d'essere").
-sulla tavola dei valori.
E nasce il relativismo
Protagora
Visse nel V secolo (a.C.) e la sua principale "Sulla Verità" recava come sottotitolo Ragionamenti demolitori .
La proposizione di questa figura della Grecia del V sec a.C., la più grande fra i sofisti, è stata
L'uomo è misura di tutte le cose,
di quelle che sono per ciò che sono,
e di quelle che non sono per ciò che non sono.
Per "misura" Protagora intese la norma di giudizio e per "cose" tutti fatti, in generale.
L'assioma, celeberrimo, è oggi considerato una sorta di "Magna Charta" del relativismo occidentale.
Il criterio di giudizio (il vero ed il falso, l'essere o il non-essere): è l'uomo, il singolo uomo.
Platone interpreta l'assioma come segue:
E non vuol dire con ciò che quali le single cose
appaiono a me, tali sono per me, e quali a te,
tali per te, perchè uomo sei tu come son io ?
(...) Ma non avviene alle volte che, sffiando lo stesso vento, uno di noi
sente freddo, e un altro no ? E uno appena appena, e un altro molto ?
(...) Allora, questo vento come lo diremo in se stesso: freddo o non freddo ?
O dovremmo credere a Protagora, che per chi ha freddo è freddo,
e per chi no, no ?
Nacque, quindi con Protagora, dalla constatazione delle opposte valutazioni, il principio della relatività.
Le doppie ragioni contraddittorie
Un approfondimento del convincimento di Protagora lo si trova nelle Antilogie:
Intorno ad ogni cosa ci sono due ragionamenti
che si contrappongono fra loro
Per Protagora su ogni cosa è possibile dire e contraddire, addurre ragioni che reciprocamente si annullano.
L'argomento più debole può essere sorretto e difeso (così, Aristotele riferendosi a Protagora).
Non significa che intendesse sorreggere l'ingiustizia e l'iniquità contro la rettitudine. Tutt'altro.
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