L'influenza della Scuola pitagorica non si limita alle scienze matematiche ma si estende alle teorie musicali greche (tramandateci dagli Elementi armonici del peripatetico Aristosseno (III sec. a.C.).
Alle teorie musicali risale la concezione dell'anima come "armonia" del corpo da pensarsi come mortale perchè, una volta rotto lo strumento, anche l'armonia viene a cessare.
La Filosofia 11
L'anima secondo i pitagorici
Per la scuola pitagorica l'anima è pensata come temperamento psichico indissolubilmente legato al corpo e destinato a morire con esso.
I pitagorici svilupparono comunque una ulteriore concezione più filosofica dell'anima-demone che funge da principio immortale, destinata a trasmigrare in diversi corpi (metempsicosi), fino a raggiungere l'assoluta purificazione.
Questa dottrina, lodata pure da Platone perchè unione tra teoresi e prassi, spiega il rituale che consisteva nel divieto di mangiare la carne di animali in cui poteva trovarsi incarnata un'anima.
La concezione di allora
La scienza coltivata dai pitagorici più che un fine era un mezzo per raggiungere ulteriori fini.
Pitagora e la sua scuola furono sicuramente i primi filosofi ad insegnare la "metempsicosi", una dottrina secondo cui l'anima è costretta a reincarnarsi più volte in successive esistenze corporee, non solo in forme di uomo, ma anche in diverse specie di animali, per espiare colpe commesse.
Il dio a cui erano devoti i pitagorici era Apollo, dio a cui erano care la ragione e la scienza.
Il corpo era -alla luce della concezione sviluppata- "carcere e prigione" dell'anima, luogo in cui essa sconta una colpa originaria. L'uomo è quindi chiamato a vivere in funzione dell'anima, che ha una origine divina.
Il pitagorismo indica in un ultraterreno fine escatologico il senso della vita e addita nella "purificazione" il mezzo per liberare l'anima dal ciclo delle reincarnazioni.
La via della purificazione per essi stava nella scienza.
Il tipo di vita proposto dai pitagorici era del tutto nuovo per il mondo greco, che seguiva fino ad allora ritualità orfiche.
Da qui si comprende come la scienza venisse impartita agli adepti con carattere religioso di rito, di iniziazione.
Da qui si comprende come la scienza venisse impartita agli adepti con carattere religioso di rito, di iniziazione.
I novizi nella prima fase di immissione nella "scuola pitagorica" dovevano solamente tacere ed ascoltare. Dopo anni di insegnamento su come "ascoltare" gli adepti venivano autorizzati a fare domande e porre quesiti sulla musica, l'aritmetica e la geometria. Da ultimo, in età matura, essi potevano essere immessi allo studi della natura e del cosmo.
Il maestro insegnava nascosto dietro una tenda: il sapere era in un certo senso separato dalla persona che lo comunicava. Una sorta di responso dell'oracolo. Ipse dixit.
Conclusione
Nell'insegnare e nello studiare i pitagorici si comportavano come se
officiassero
celebrassero
i sacri misteri della scienza.
La loro era sostanzialmente una vita contemplativa, alla ricerca del sapere e della scienza per purificarsi.
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