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martedì 1 dicembre 2015

Hanno detto ... ...

MAURIZIO MOLINARI, scrittore
C’è un legame diretto fra quanto sta avvenendo sul lato Sud del Mediterraneo e i pericoli per la nostra sicurezza collettiva. 
Il detonatore è il disegno apocalittico di Abu Bakr al-Baghdadi, attorno al quale ruotano le sfide fra due rivoluzioni islamiche, cinque potenze regionali di Medio Oriente e Nordafrica, dozzine di grandi clan tribali e una miriade di gruppi armati e sigle terroristiche in gara fra loro per ottenere il controllo di spazi strategici, risorse energetiche, vie di comunicazione, luoghi di culto e grandi città lungo un fronte di combattimento disseminato di micro-conflitti che si snoda senza interruzione dalle montagne dell’Afghanistan alle coste del Marocco, passando attraverso lo Stretto di Hormuz, il Corno d’Africa e il Sahel. 
È una guerra che divora gli Stati post-coloniali del Novecento: Siria, Iraq, Libia e Yemen hanno cessato di esistere perché non hanno più governi, parlamenti, amministrazioni pubbliche e confini condivisi; Libano, Giordania, Tunisia e Bahrein temono di subire la stessa sorte; i giganti regionali Turchia, Arabia Saudita, Egitto e Iran hanno l’incubo di frammentazioni mortali. [...] 
Il conflitto fra sunniti e sciiti, incentrato sui territori appartenuti a Siria e Iraq, è l’asse portante di questa guerra, la proclamazione del Califfato ne è stata la miccia e il brutale terrorismo che ha generato attraversa il Mediterraneo, creando una situazione di instabilità endemica che spinge le potenze regionali rivali di Arabia Saudita, Iran, Turchia, Egitto, Emirati Arabi Uniti a voler imporre i propri interessi con ogni possibile mezzo, forza militare inclusa. I contendenti sono monarchi, sceicchi, generali, capi tribù, leader religiosi e spietati terroristi: nessuno di loro possiede una inequivocabile definizione di vittoria né appare al momento in grado di imporsi sugli altri. E nessuno di loro può sentirsi del tutto al sicuro. 


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