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martedì 24 novembre 2015

La chiamano politica. Eppure non sanno da dove cominciare

MF Sicilia
DI ELISABETTA RAFFA 
Le speranze riposte nel Crocetta-quater, governo che avrebbe dovuto fare sintesi tra le diverse anime Crocetta-quater, governo che avrebbe dovuto fare sintesi tra le diverse anime del Pd siciliano, sono naufragate prima ancora di prendere il largo, mentre un assessorato fondamentale come quello agli Enti locali potrebbe presto tornare vacante. 
Sicilia Futura ha sbarrato la strada a Luisa Lantieri, l'assessore-precaria e al suo conflitto di interessi manifestatesi alla prima riunione con i sindacati dei lavoratori. Il Pd è diviso oggi più che mai quando, invece, si aspettava che la presenza nell'esecutivo avrebbe dovuto cementare le diverse anime dei democratici. E l'ipotesi elezioni anticipate non pare così distante adesso, con Crocetta che è volato a Roma per cercare di risolvere la crisi in cui è piombato l'esecutivo. «Non abbiamo paura del voto, del resto prima o poi si voterà. Tutto quello che avremo messo in campo sarà analizzato dai siciliani, quindi è una grossa responsabilità del Pd fare bene», dice il sottosegretario Davide Faraone, «credo ci sia un trasversalismo all'Ars fra tutte le forze che non hanno ancora compreso la necessità delle riforme. Se si continua con una logica assistenzialista siamo destinati a morire». Poi il monito a Crocetta: «C'è un buco nel bilancio siciliano di 1 miliardo e 400 milioni. Il governo nazionale ha deciso di coprire questa cifra, ma l'esecutivo regionale deve essere disponibile alle riforme». 
«Le parole di Faraone sono apprezzabili», commenta Francesco Barbalace, coordinatore LabDem Sicilia, «sono i fatti che non corrispondono. Il vero problema è se lui ritiene che questo governo debba durare. Più Crocetta continua a sgovernare, più si fa un favore al centrodestra». E gli attacchi alla gestione del Pd nell'Isola e a Crocetta non sono mancati neanche domenica scorsa durante il convegno organizzato a Messina da LabDem regionale su «Giovani amministratori e vecchi vizi della politica». «Siamo uno spazio politico reale nei territori, che lavora per creare una rete che poi governi», ha ribadito Fabrizio Ferrandelli, fondatore dei Circoli «I coraggiosi». 
«In Sicilia c'è un gruppo dirigente che non è più all'altezza e che cala dall'alto decisioni prese durante le riunioni di caminetto. Mi sono dimesso dall'Ars il 19 luglio scorso e da allora hanno fatto 45 giorni di ferie e 3 leggi, tutte impugnate. Il Pd siciliano ha grandi responsabilità e il suo gruppo dirigente deve essere mandato a casa». «È evidente che in Sicilia il Partito democratico è un partito che non c'è», ha incalzato il presidente nazionale LabDem Salvo Andò. Serve un Pd con una precisa identità e non un partito pigliatutto, perché c'è il rischio che i neoconvertiti si inseriscano al posto dei militanti storici». «Siamo diversamente renziani», ha ricordato il coordinatore nazionale Mino Carriero, «ma guardiamo con attenzione al cambiamento. Il denaro per gli investimenti c'è: la sfida è rilanciare un grande piano per il Sud». Rispetto al nodo fondamentale dell'ennesimo buco in Bilancio della Regione Sicilia e delle risorse disponibili per l'Isola, durante il convegno l'economista Piero David ha dichiarato che «bisogna essere capaci di intercettarle e avere delle strategie di lungo periodo. Quando escono i bandi, si devono utilizzare i fondi per realizzare ciò che è già stato programmato e non il contrario». Forte all'interno del Pd anche il problema delle future classi dirigenti del partito e Giacomo D'Arrigo, presidente dell'Agenzia Nazionale Giovani ha sottolineato che «in Italia gli amministratori locali giovani sono 26 mila (pari al 24%), mentre in Parlamento sono appena il 12-13% e solo perché la presidente della Camera Boldrini ha alzato l'età di riferimento ai 40 anni. Ma avere amministratori giovani che presentano proposte e hanno lo sguardo lungo è quello che fa la differenza»,

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