Abbiamo proposto nel precedente numero di questa rubrica le sintetiche definizioni di ciascun elemento costitutivo dello Stato moderno: Sovranità (il potere di comando), il Territorio (area geografica su cui questo potere si esplica), Popolo (i cittadini su cui, da un lato, lo Stato impone obblighi e dall'altro riconosce pretese giuridiche, diritti e pretese di partecipazione, di condivisione).
La Sovranità
Il supremo potere di comando sul territorio da parte dello Stato in tempi più recenti, e soprattutto in Occidente, registra una evidente tendenza a sempre più progressive limitazioni (interne ed esterne).
Le teorie
Dallo "Stato di natura" alla nascita del "Leviatano": il filosofo Thomas Hobbes (1588-1679) ha contrapposto alla raffigurazione di un'iniziale "Stato di natura" caratterizzato da individui isolati pronti a distruggersi reciprocamente, un insieme di atti contrattuali con cui i singoli individui trasferiscono tutta la loro forza ad una "persona comune", che è lo Stato.
Con l'affermarsi dello Stato moderno (quello succeduto al vecchio regime feudale), la storia politica europea ha posto la grande questione di chi fosse nello stato il titolare ultimo della sovranità, cioè chi esercitasse effettivamente il potere sovrano.
Furono sviluppate tre principali teorie:
1) Teoria della sovranità della persona giuridica Stato: tesi questa opportuna a queste due funzioni
--in un paese di recente unità nazionale, serviva a dare legittimazione di carattere "oggettivo" allo Stato e serviva quindi al rafforzamento delle ancora deboli identità nazionali,
-- aiutare a risolvere, occultandolo, il conflitto tra due diversi principi politici: quello monarchico e quello popolare.
2) Teoria della sovranità della nazione: è una elaborazione del costituzionalismo francese. Col nuovo ordine seguito alla Rivoluzione francese, cessò l'identificazione dello Stato con la persona del Re ("lo Stato sono io"!!), al cui posto viene collocata l'identità collettiva "Nazione". Alla Nazione si appartiene perchè accomunati da
valori
ideali
legami di sangue e tradizioni comuni.
E' palese che la sovranità nazionale è sorta con due funzioni precise:
a) era diretta contro la sovranità del Re
b) La Nazione era una collettività omogenea che metteva fine all'antica divisione del Paese in ordini e ceti sociali. Al loro posto subentravano i singoli cittadini tutti eguali ed unificati politicamente nell'entità collettiva chiamata appunto Nazione.
3) Teoria della sovranità popolare: la sua formulazione più nota si deve a J.J. Rousseau (1712-1778) il quale faceva coincidere la sovranità con la "volontà generale", che a sua volta era identificata con la volontà del popolo sovrano, ossia dell'insieme dei cittadini considerati come un ente collettivo. Il principi della sovranità popolare sfociava in una visione iper-democraticistica dell'organizzazione politica, per cui il popolo doveva esercitare direttamente la sua sovranità, senza ricorrere alla delega di potere decisionale, che invece è il presupposto di un sistema rappresentativo.
L'elemento che accomuna queste tre teorie è il rifiuto di qualsiasi "legge fondamentale" capace di vincolare il sovrano (Re popolo che fosse). Perciò, se l'agire dello Stato poteva essere disciplinato e circoscritto attraverso leggi, si trattava pur sempre di autolimiti che il sovrano poneva a se stesso e che quindi poteva rimuovere a suo piacimento.
Vedremo in seguito come il costituzionalismo del novecento si muoverà.
Nessun commento:
Posta un commento