Nei vari stati arabi dal secondo dopoguerra si sono
verificate situazioni differenziate.
SIRIA
In Iraq e in Siria alla guida del governo per decenni ci son stati esponenti del partito Ba‘th (laici ) per cui, nonostante in entrambi i casi si è trattato di governi fortemente autoritari, si è mantenuto un quadro di laicità istituzionale, che ha assicurato ai cristiani un trattamento tendenzialmente egualitario.
Questo è stato vero particolarmente nel caso della Siria, la cui popolazione è caratterizzata da un’appartenenza multiconfessionale elevata, per cui l’islam sunnita, sebbene prevalente, è stato sempre arginato nella sua influenza sulla società dalla presenza di altre comunità confessionali consistenti, come gli aleviti, gli ismailiti, i drusi e le varie comunità cristiane.
Al mantenimento di un quadro costituzionalmente laico ha contribuito in modo determinante non solo l’ideologia laica del partito Ba‘th al potere, ma anche il fatto che il potere politico è stato gestito dalla minoranza alevita cui appartiene il presidente Assad (l'attuale ed il padre), il quale governa con l’appoggio delle altre minoranze, tra cui i cristiani.
In conformità con l’ideologia laica del partito Ba‘th siriano, l’islam non è stato mai riconosciuto in Siria come religione di stato, nonostante le pressioni esercitate in questo senso dai movimenti islamici, in particolare dai Fratelli Musulmani, che hanno ripetutamente chiesto una maggiore conformità all’islam da parte dello stato siriano. A questo riguardo, in mancanza di un riconoscimento dell’islam come religione di stato, hanno ottenuto nel 1973 che l’islam dovesse essere obbligatoriamente la religione del capo di stato.
Negli anni successivi vi sono state ulteriori pressioni e dimostrazioni da parte dei Fratelli Musulmani siriani per ottenere una più decisa islamizzazione delle istituzioni statali, culminate nel 1982 con la rivolta di Hama nel corso della quale i Fratelli Musulmani miravano a ottenere l’instaurazione di un governo islamico. La risposta del governo del presidente Assad (padre) è stata però immediata e dura: la ribellione di Hama è stata repressa manu militari e i Fratelli Musulmani, che fino a quel momento avevano goduto di una notevole libertà organizzativa, sono stati dichiarati fuori legge e sottoposti a repressione continua. In questo modo è stata arginata in Siria, almeno momentaneamente, la minaccia dell’islam politico, ma tali avvenimenti non hanno fatto che rafforzare la coesione delle comunità cristiane attorno al governo, íl quale, nonostante il suo autoritarismo, è sempre stato considerato garante di uno stato di diritto tendenzialmente egualitario e laico.
In questo contesto è esistito, prima degli attuali sconvolgimenti, un quadro generale di rapporti positivi tra stato e comunità cristiane, le quali da parte loro, nonostante le notevoli difficoltà poste a livello di vita politica e civile da un regime autoritario, sembravano avere un certo interesse a sostenere il governo del presidente Assad perché costituiva un baluardo contro i tentativi di islamizzazione delle istituzioni dello stato e della società, che non potrebbero che influenzare negativamente la situazione dei cristiani e delle altre minoranze non sunnite.
Non mancavano tuttavia in ambito cristiano posizioni critiche verso l’autoritarismo del regime, anche se espresse in modo prudente.
Nessun commento:
Posta un commento