Un tesoro da 4 miliardi di euro: è il patrimonio immobiliare del Vaticano che, stando alle carte svelate in seguito allo scandalo Vatileaks 2, frutterebbe alla Santa Sede un reddito da locazione di 88 milioni di euro. Case di lusso, tra piazza di Spagna, via Sistina e altre strade prestigiose della Capitale, concesse ad affitti scontati dal 15% al 40% rispetto ai canoni di mercato.
Ma solo ad inquilini eccellenti, politici, imprenditori e giornalisti.
Parte del libro di Emiliano Fittipaldi, Avarizia, è dedicata proprio agli inediti estratti delle relazioni interne della Cosea, la dissolta Commissione referente sull’organizzazione economica del Vaticano che papa Bergoglio ha voluto istituire a inizio pontificato per far luce sulla reale entità delle finanze della Santa Sede. -
Si tratta di appartamenti in piazza di Spagna, in via della Vite e via Sistina, in via Margutta e in via del Babuino.
Le abitano politici, imprenditori e giornalisti, talvolta a canoni più bassi rispetto a quelli di mercato ottenuti in cambio di lavori di ristrutturazione degli immobili pagati a spese proprie, come nel caso di Bruno Vespa. Ma il vero forziere delle case è quello dell’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, che ha funzioni di «banca centrale» del Vaticano, che gestisce i suoi asset di beni mobili e immobili (un patrimonio complessivo di 2,7 miliardi) per «fornire fondi necessari all’adempimento delle funzioni della Curia romana».
Una parte consistente delle migliaia di appartamenti gestiti dall’Apsa si trova nei dintorni del Vaticano. «Le case dell’Apsa – spiega a La Stampa un presule che ha lavorato a lungo nella “Banca centrale” – vengono assegnate per il 70% a dipendenti della Santa Sede a un canone d’affitto inferiore del 40% al valore di mercato degli alloggi in affitto nelle stesse zone».
Il canone ridotto rispetto al valore di mercato della casa «rappresenta un’integrazione del salario e un benefit per i dipendenti vaticani».
Il rimanente 30% viene affittato «a esterni che ne fanno richiesta, a un canone mensile inferiore del 15% al valore di mercato dell’appartamento».
Quindi cifre certamente convenienti, ma non convenientissime.
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