La cronologia degli eventi locali del
periodo 1921 - 1940, recentemente pubblicato da "IlContessioto", è
stata messa a disposizione dei lettori come strumento utile per stimolare, con
le fonti che ciascuno ha a disposizione, l'approfondimento degli argomenti di
particolare interesse.
Di seguito sono brevemente riportati testi e fonti utili
a tal scopo, già in parte pubblicati da "IlContessioto",
"L'Araldo" e Associazione Culturale "Nicolò Chetta", testi
disponibili per la consultazione presso la sede del Centro Culturale
Parrocchiale (tra parentesi titolo del documento da consultare).
Nel periodo preso in considerazione
merita un'attenzione particolare sia l'istituzione nel 1937 dell'Eparchia di Piana
degli Albanesi (parecchi i testi del "IlContessioto" già
pubblicati), sotto la cui giurisdizione vengono posti i fedeli contessioti di
rito bizantino, sia papas Michele
Lojacono, parroco greco a Contessa dal 1932 al 1942, protagonista, a Contessa
e nell'ambito della nuova eparchia, in campo religioso, culturale e sociale,
come emerge dalle varie testimonianze documentate dai testi di seguito
riportati.
(Estratto da "Personaggi
contessioti noti
e meno noti" di Calogero Raviotta)
"Nato a Contessa Entellina il 15 aprile 1907, papas
Michele Lojacono matura la vocazione sacerdotale durante gli studi ginnasiali
all’Istituto Salesiano “Don Bosco” di Palermo, ma il suo forte attaccamento al
rito greco-bizantino lo porta a compiere gli studi e la sua formazione al Pontificio Seminario
“Benedetto XV”, presso la Badia Greca di Grottaferrata, e quindi al Pontificio
Collegio Greco “S. Atanasio” di Roma.
La rivista Biga fu diretta da Papàs Lino LoJacono |
Per due anni insegna materie classiche al Seminario
arcivescovile di Monreale e diventa punto di riferimento umano, morale e
spirituale per molti che lo conoscono come zelante parroco e sacerdote, prima a
Contessa (dal 1932) e poi a Palermo (dal 1942). Alcuni lo ricordano anche per
le doti culturali: le sue pubblicazioni, sono note in Italia ed all’estero.
Il
suo impegno culturale più importante é il bollettino italo-greco-albanese “Biga”, da lui fondato, diretto e e pubblicato per circa dieci anni dal 1947, periodico di cultura finalizzata
alla diffusione delle notizie riguardanti la diocesi bizantina di Piana degli
Albanesi e le problematiche inerenti le
comunità albanesi di rito greco-bizantino residenti in Italia.
Come sacerdote e
uomo di cultura é anche impegnato nella promozione di incontri ecumenici, organizzati nella prospettiva di riunione della
Chiesa Cattolica con le Chiese Orientali. Una personalità forte e mite nello stesso tempo, di cui tutti
apprezzano il sacerdote, l’uomo e lo studios.
Papas Lino Lojacono é morto Il 22
febbraio 1957 a Palermo.
(Estratto dall'articolo "Contessa Entellina nei suoi dintorni
e nel suo maggior tempio",
dell’avv. Raimondo Piazza di Mussomeli,
pubblicato
sul n. 34 de “L’ORA”)
“Ponendo piede in Contessa
Entellina, quel paese che sembra avergli dato la Natura tutta la sua bellezza e
tutto il suo fascino, ci trasportiamo con la nostra fantasia ad otto chilometri
circa da quest’abitato sopra la sommità di un monte, relativamente
pianeggiante, ove vuolsi sorgesse Entella, quella città che oggi soltanto vive in
una storia nebulosa e che diede a
Contessa il suo orgoglioso attributo………….
Ritornando dopo appena un anno a
Contessa, noi troviamo il suo maggior
tempio, che lasciammo nell’ultima nostra visita nel fervore dei restauri,
palpitante nel culto, splendente nelle sue decorazioni. Il candore dei suoi
stucchi, il ritocco delle sue pitture murali, l’artistico altare bizantino, che
ha ridato a quel tempio il suo vero aspetto di chiesa greco-bizantina, il
luccichio dei marmi, tutto ci porta a rendere omaggio a tre munifici cittadini
di Contessa, i fratelli Giuseppe, Felice e Luca Vaccaro, di questi ora soltanto
i primi due viventi, che hanno dimostrato con le più generose elargizioni come
si ama il proprio paese natio, benché da tanti anni loro si trovino nella
lontana America.
Quando quel tempio, nel 1924, minacciava rovina e le sue
condizioni statiche rappresentavano un continuo pericolo, una Commissione di contessioti si costituì
pure in America, per raccogliere i fondi necessari per i restauri al primo tempio del luogo, tanto caro al proprio cuore.
Sentì questa Commissione il bisogno di chiedere il suo obolo ai tre fratelli,
conoscendo le loro floridissime condizioni economiche; ma grande fu la
sorpresa, quando questi tre contessioti proibirono qualsiasi raccolta,
assumendo loro la spesa non indifferente di tutti i restauri della Madre Chiesa
del loro paese natio. Più di L.300.000 hanno rimesso sin oggi e in varie
riprese, quei generosi figli di Contessa ed oggi quel tempio é della loro
munificenza e del loro sentimento di patria il più grande e splendido
monumento.
Nell’attività del culto
nulla fa difetto in quella chiesa.
Il parroco
papas Michele Lo Iacono, alla sua profonda cultura accoppia pure una
fattività mirabile, una dedizione completa a quel tempio, che sa di tante sue
fatiche, acciocché potesse quel sacro luogo essere la suprema espressione di
quel rito elevato da Papa Pio XI alla sua antica dignità.
Noi, lasciando Contessa,
portiamo di questa colonia albanese il fascino del suo sorriso, il ricordo più
bello di un tempio, dovuto alla immensa generosità dei fratelli Vaccaro.”
(Estratto dagli Atti "60° anniversario di istituzione
dell'Eparchia di Piana degli Albanesi e del
Monastero Esarchico di S. Maria di
Grottaferrata:
testimonianze e contributi dei contessioti
nelle due istituzioni").
Papas Michele Lojacono (nei ricordi di
Leonardo Lala
Tutti, nel ciclo delle ventiquattro ore, abbiamo dei momenti di
meditazione. Specialmente la sera, quando si conclude la nostra attività
giornaliera, la nostra mente, libera da quei problemi immediati diurni, dà
libero sfogo alla nostra immaginazione di porsi in attività: vediamo sfilare
come su uno schermo cinematografico
tutta la nostra vita percorsa.
Papàs Lino LoJacono fu Parroco a Contessa Entellina e nella Chiesa della Martorana a Palermo |
Ogni volta che mi ritornano in mente i ricordi di scuola fra tutte
le figure sopra citate, compagni e compagne, maestro e maestra, che si pongono
dinanzi la mia immaginazione, la prima che si pone in modo imponente é la
figura di Lino Lojacono.
Lo ricordo così: di fisico esile, pallido in viso, altezza un po
più dell'età, busto un po curvo (piccola deformazione scomparsa all'età
adulta). L'espressione pura e limpida dello sguardo. Nell'inverno coperto con
una mantellina grigio-verde. Ricordo che con Lino siamo stati compagni di
scuola per tre anni: seconda, terza e quarta elementare. Allora non vi erano
scuole medie. Allora la
Sorbona di Contessa era composta dalla 1a, 2a, 3a e 4a
elementare.
Se io dovessi tracciare una descrizione dettagliata riguardo le
qualità psichiche, morali e spirituali che manifestava Lino, durante il periodo
che fummo compagni di scuola non ci riuscirei; un pò perché non ho una cultura
adeguata a svolgere tale compito ed un po perché non sempre si trovano in
qualunque lingua parole adatte a descrivere argomenti che trattano la vita
dello spirito umano, questo soffio divino da Dio inserito nell'uomo. Prima di
tutto di Lino devo dire che ogni anno scolastico era uno dei migliori della
classe, dei più bravi. Mostrava tanta intelligenza, memoria e tanta volontà di
studiare. Mai da Lino si udivano espressioni volgari, mai parole di offesa e di
disprezzo, ma sempre un modo di parlare puro, comprensivo e rispettoso.
Mostrava un animo buono ed una raffinata educazione. Mai prendeva parte a
discussioni poco puri, come spesso avviene in comitiva, fra maschietti.
Lino mostrava da quell'età la vocazione verso la purezza del
sacerdozio, alla continenza, al misticismo. Una vocazione innata, congenita,
non acquisita. Vocazione che manifestava preferendo nelle discussioni parlare
di religione, vita di santi, loro miracoli. Ricordo Lino con quanto amore e
devozione componeva delle piccole poesie in onore ai santi, specialmente della
Madonna per la quale mostrava una particolare devozione. Formava tante copie di
canti religiosi e ce le distribuiva, fra tanti ricordo in onore della Madonna: "Verrò a
trovarti un dì".
La perfetta formazione educativa e conseguente vocazione
sacerdotale di Lino, senza dubbio fu tutta opera della mamma. Donna dotata di
eccezionali virtù. Questa mamma che ha saputo imprimere nella mente e nel cuore
di questo figlio, in un modo così incisivo, questi sentimenti così elevati che
hanno dato così abbondanti frutti con conseguente vocazione alla spirituale
méta eccelsa del sacerdozio, méta posta al di sopra della corrotta e
corruttrice materia, dove i tarli non raggiungono a corrodere. La memoria di
questa mamma merita di essere posta ad esempio a tutte le mamme.
Riguardo alla scelta al sacerdozio nel Vangelo sta scritto:
"non voi avete scelto me ma io ho scelto voi". Se é sempre il Divino
Maestro che sceglie i suoi Ministri, scegliendo Lino come sacerdote il Divino
Maestro non poteva fare altra scelta migliore. Andò incontro ad una sentita
vocazione ed ad una adeguata preparazione psichica, morale e spirituale che lo
rendevano degno di essere elevato alla massima dignità del sacerdozio.
Riguardo alla fase della vita di Lino Lojacono, diventato Papas e
poi promosso parroco della chiesa greca ho poco da aggiungere perché salvo i
giovanissimi, tutti l'hanno conosciuto, tutti l'hanno udito predicare con
quella voce possente, intellettualmente molto preparato da una vasta cultura.
Hanno udito e goduto del paradisiaco godimento spirituale che emanava la sua
melodiosa voce nei solenni e armoniosi canti della liturgia del rito
greco-bizantino.
Molti hanno letto la
Biga , periodico molto istruttivo che papas Lino curava con
tanto amore. Hanno fatto parte dell'Azione Cattolica che papas Lino organizzò
con tanto impegno. Hanno affluito, in modo massiccio, nella Settimana Santa,
anche se di rito latino, nella chiesa greca per il precetto pasquale, attratti
dall'accoglienza premurosa del parroco Lino.
Papas Lino fu uno di quegli uomini che anche dopo hanno lasciato
una scia luminosa nel cammino della vita da loro percorso. Fu un uomo con una
carica di umanità, di animo buono, comprensivo, amico con tutti, era un perfetto
psicologo, conosceva a fondo
l'animo umano, per chi si trovava in difficoltà e si rivolgeva a lui era
sempre pronto. Papas Lino fu un buon Pastore di anime, un sacerdote che svolse il suo apostolato in modo attivo ed
instancabile. Allora l'immatura scomparsa di papas Michele Lojacono fu una
perdita per tutti, ma per il clero di rito greco, composto, sempre da un esiguo
numero di sacerdoti, perdere un sacerdote della portata intellettuale e morale
di papas Michele Lojacono, si può definire che fu uno strappo lacerante.
Papas Michele Lojacono ha prodigato per circa due lustri le
attività del sacerdozio per la santificazione ed il bene spirituale dei suoi
compaesani di Contessa Entellina e per altri tredici anni in favore della
numerosa comunità di rito bizantino della parrocchia greca di Palermo,
lasciando in tutti il rimpianto per la sua immatura scomparsa e per la perdita
di un pastore ricco di doni più rari di mente e di cuore.
Lumë çë Ti ke sglerur
dhe çë ke pritur mirë, o Zot. Kujtimi i
Tij qëndron për gjinde pas gjinde.
(Estratto dagli
Atti "60° anniversario di istituzione
dell'Eparchia di Piana degli
Albanesi e del
Monastero Esarchico di S. Maria di Grottaferrata:
testimonianze
e contributi dei contessioti
nelle due istituzioni").
Ricordo di papas Michele Lojacono
(Relazione
svolta dal nipote prof. Antonio Castello).
Il mio ricordo di papas Michele Lo Jacono, fratello di
mia madre, parte dal 22 febbraio 1957: quel giorno Egli arrivava in paradiso,
concludendo la sua intensa esistenza terrena ed il suo ministero sacerdotale.
Il mio ricordo inizia da lì perché io ero accanto a lui,
testimone di un passaggio sereno, consapevole di una vita dedicata al bene,
alla giustizia, agli uomini, a Dio.
Noi familiari fummo convinti che avevamo subito una
grandissima, incolmabile perdita e comprendemmo ben presto che papas Lino aveva
lasciato un vuoto affettivo in moltissime persone, che in lui avevano trovato
un punto di riferimento umano, morale e spirituale.
Ancora oggi moltissimi palermitani conservano vivo il
ricordo di papas Lino, il parroco della Martorana.
Alcuni lo ricordano per le doti culturali: a distanza di
anni, qualche docente universitario contatta mia madre o la famiglia per
ricerche bibliografiche. Qualche anno addietro anche un professore della
Università di Copenaghen cercava papas Lo Jacono per una sua recensione, a
contenuto storico, che aveva trovato citata in una bibliografia. Sue
pubblicazioni sono conservate ancor oggi presso la biblioteca della Università
greca di Salonicco.
Mi intratterrò brevemente su tre aspetti, che ritengo
caratterizzanti della sua personalità e
che in lui convivevano armonicamente: l’aspetto pastorale e sacerdotale, quello
umano e quello dell’uomo di cultura.
Maturò la vocazione sacerdotale durante gli studi
ginnasiali all’Istituto Salesiano “Don Bosco”, a Palermo, ma il suo forte
attaccamento al rito greco-bizantino lo portò a compiere gli studi e la sua formazione al Pontificio Seminario
“Benedetto XV”, presso la Badia Greca di Grottaferrata, e quindi al Pontificio
Collegio Greco “S. Atanasio” di Roma. Si laureò in Teologia, Lettere e
Filosofia. Fu ordinato sacerdote il 21 novembre 1929. Per due anni insegnò
materie classiche al Seminario arcivescovile di Monreale.
La figura di papas Michele Lo Jacono, parroco a Contessa
Entellina, é molto bene stigmatizzata e
viva nel ricordo, che di Lui ha fatto il Suo amico d’infanzia e compagno di scuola
di Contessa Leonardo Lala.
La sua operosità,
per la diffusione della cultura e per la comunità italo-greco-albanese,
emerge anche dal suo impegno presso le autorità vaticane e locali per fare
riaprire al culto la chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, detta “La
Martorana”, di cui veniva nominato parroco nel 1942, ottenendo in questo modo,
anche per i cattolici di rito greco-bizantino residenti a Palermo, di
avere la propria Parrocchia.
Molti fedeli ricordano l’aiuto avuto da papas Lino
durante la guerra ed i bombardamenti a Palermo.
Nel dopo-guerra, per qualche anno fu insegnante di latino
e greco al liceo “Umberto” di Palermo.
Abbandonò presto l’insegnamento per dedicare tutte le
proprie energie all’attività pastorale nella chiesa della Martorana: i miei
ricordi di infanzia mi riportano alla mente le innumerevoli visite che Egli
riceveva da parte di persone di tutti i ceti sociali e di tutte le culture: dopo un povero entrava una persona di alto
rango o un profugo o un gruppo di fedeli greci o albanesi, che si trovavano in
Italia e si intrattenevano con Lui per molte ore.
A volte lo “zio Lino”, così lo chiamavamo noi nipoti in
famiglia, aveva bisogno di silenzio perché era in riunione con professori
francesi o olandesi o col professor Lavagnini, Ordinario di Greco presso il
nostro Ateneo e Suo grande amico.
Tutte le ricorrenze liturgiche erano affollatissime e una
delle cose che più mi colpiva era la serietà, la devozione e lo spirito col
quale i fedeli partecipavano al culto. E
poi, dopo le funzioni, gli incontri personali, gli scambi di gesti, di
saluti, l’impegno per un incontro personale con padre Parroco, per il giorno
successivo.
Gli esorcismi: non rifiutava il suo aiuto a nessuno. Stress, tensione umana e
spirituale, disponibilità spinta al massimo delle capacità umane e dei compiti
pastorali.
Uno degli impegni di maggiore rilievo, durante la sua
vita alla chiesa della “Martorana”, fu la fondazione del bollettino
italo-greco-albanese “Biga”, pubblicato per una decina di anni, rivista di cultura
mirata alla diffusione delle notizie riguardanti la diocesi bizantina di Piana
degli Albanesi e le problematiche
inerenti le comunità albanesi di rito greco-bizantino residenti in Italia.
Nella rivista pubblicò anche una grammatica della lingua albanese. Questi
aspetti della Sua promozione culturale lo impegnarono molto spesso in incontri
ecumenici, organizzati nella prospettiva di riunione della Chiesa Cattolica con
le Chiese Orientali, processo ancora oggi in corso e piena evoluzione.
La carica di Archimandrita, che egli ricevette qualche
anno prima della sua ricongiunzione con Cristo, non modificò per nulla il suo
impegno pastorale e sacerdotale, che si sforzò di proseguire con la medesima
costanza anche quando stanchezza, sofferenza fisica della malattia ed energie
cominciavano ad ostacolarlo sempre più seriamente.
Mi colpisce la memoria il rapporto che aveva con la sua
santa mamma, quando gli ricordava la necessità di riposarsi: “cara mamma, é
solo il mio dovere che sto compiendo”. Un rapporto figlio-madre di tipo
evangelico.
Ricordo ancora la vera gioia che lo pervadeva ogni
qualvolta che lo veniva a trovare un suo confratello: papas Janni Di Maggio,
papas Matteo Sciambra, papas Damiano Como, papas Francesco Vecchio e tanti e
tanti altri ancora.
Grande e fraterna era poi la Sua amicizia con monsignor
Giuseppe Perniciaro, vescovo di Piana degli Albanesi, del quale era
strettissimo collaboratore.
Questa estate mia madre mi ha prestato un diario di papas
Lino, con ricordi della sua vita di seminarista a Roma, ed é con uno dei suoi
pensieri che mi piace terminare questo ricordo:
“non voglio essere
un buon sacerdote ma un santo sacerdote”.
Erano già tracciati allora, nella profondità della Sua
anima, il senso della Sua cristianità e il Suo credo spirituale, che poi
diverranno l’essenza del Suo carisma sacerdotale.
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