In
vari blog del 2014 (26\3; 5\4; 2\11; 24\11) sono stati proposti testi e fotografie riguardanti vari aspetti
del culto dedicato a Contessa ai defunti.
Per dati e notizie su singoli argomenti gli interessati possono consultare
sia i testi riportati nei blog sopra precisati sia nella monografia " IL CULTO DEI DEFUNTI A CONTESSA ENTELLINA:
cimitero, preghiere, canti, arte, usanze e tradizioni di ieri e di oggi", disponibile
presso il Centro Culturale Parrocchiale.
Molti contessioti ricordano che fino a 50 anni fa, nella chiesa
delle Anime Sante, per tutto il mese di novembre, al mattino presto si pregava
per i defunti: si recitava il rosario, veniva celebrata la S. Messa , in parte
cantata, ed a conclusione si cantava il noto inno arbëresh “Parkalésiëm për
shpìrtrat e mirë”, di cui viene riportata la prima strofa:
Parkalesiëm Preghiera
per i defunti
Parkalésiëm për shpirtrat e mirë, Preghiamo
per le anime buone,
çë te zjarri me paqe durojën che
nel fuoco con pazienza soffrono
e çë presiëm ndër lot me dëshirë e
attendono tra le lacrime con ansia
te parràisi të shkojën në gëzim. di
passare con gioia in paradiso.
Per tutto il mese di novembre inoltre rimaneva esposta in passato
nella chiesa delle Anime Sante, accanto all’altare, durante la quotidiana
celebrazione delle funzioni religiose (Rosario e Divina Liturgia) una tela, dipinta nel 1746,
che, con frasi e simboli rappresenta la morte, come evento che riguarda tutti
gli uomini, potenti, umili, ricchi, poveri, ecc. (fotografia allegata).
In questa tela, attualmente esposta nel Centro Culturale
Parrocchiale (Piazza Umberto I), nella parte centrale, la morte é rappresentata
dal cadavere di un uomo disteso. Nella parte inferiore invece sono dipinti i
cappelli dei papi (tiara), dei re (corona), dei cardinali, dei vescovi, dei
sacerdoti, ecc. Nella parte alta della tela sono riportate le seguenti frasi
che invitano alla meditazione:
- “U son or le ricchezze, u son gl’anni e le gemme e gli scettri e
le corone, le mitre con purpurei colori?”
- “Fermati e pria ch’altrove volgi i passi rimani attento e se non
piangi allora o l’anima hai tu di bronzo o il cuore di sasso”.
- “Si muore ed ogni cosa si
lassa et all’eternità si passa”.
- “Ferma il passo e guarda in me mortale la tua figura cangiata
affatto, non forse in vita mia son stato tale qual or tu mi vedi brutto e
sfatto, io fra viventi un dì a te fui
eguale, tu un dì come me sarai disfatto, né saprai se non io l’originale o tu
l’originale ed io ritratto”.
- “Fuimus sicut vos, eritis sicut nos - Fummo come voi, sarete come noi”
- “O tu che guardi in giù,
io fui come sei tu, sarai tu come sono io”.
- “Pensa a questo e vai con Dio”.
Nella chiesa della Madonna della Favara invece sono esposti due dipinti su tela dedicati alla morte, appesi alle pareti appena
si entra, uno a destra e l’altro a sinistra.
La via ex-Zimbiteri |
Un dipinto rappresenta la buona morte: un uomo sul letto
circondato dagli angeli, dall’affetto dei suoi cari, dai santi, ecc.
Vi si leggono le seguenti parole: “A diu mi cedirò eternamenti,
pri essiri cristianu e penitenti”.
L’altro dipinto invece é dedicato alla cattiva morte: un
uomo disperato circondato da demoni. Vi sono scritte anche le seguenti parole:
“Li spassi ntra lu meghiu mi mancaru, unni l’anni mei comu vularu”.
Può risultare interessante ricordare che negli ultimi decenni del
secolo XIX e nei primi decenni del secolo XX, dopo il divieto di seppellire i
morti nelle chiese, sono state costituite delle confraternite, cui
l'Amministrazione comunale ha concesso degli spazi nel nuovo cimitero comunale,
su cui ciascuna ha costruito una cappella e dei blocchi di loculi per
seppellire gli associati defunti. Le società che oggi hanno cappelle e loculi
nel cimitero di Contessa sono:
- Confraternita di Maria SS. della Favara, costituita nella chiesa
della Madonna della Favara nel 1882.
Lo statuto viene modificato nel 1936 e successivamente nel 1971.
- Congregazione
Maria SS. Immacolata, volgarmente detta
“Burgisi”, costituita nell’anno 1920.
- Congregazione di S. Giuseppe, costituita nel 1923, che nel 1949 ha
incorporato la congregazione dei
"Mastri".
- Società di Istruzione e Beneficenza ( nota
come cappella "Mulé").
L’ufficiatura dei morti, celebrata nel rito
bizantino al termine della Divina Liturgia in suffragio, si conclude ricordando
la persona defunta con queste parole (in greco, in albanese ed in italiano):
"Eonìa su i mnìmi,
axiomakàriste ke aìmniste adhelfé imon".
"I përjetshëm
qoftë kujtimi yt, o i lumuri dhe i përkujtuari vëllau ynë".
"Eterna la tua memoria,
fratello nostro indimenticabile e degno della beatitudine".
Secondo la tradizione bizantina inoltre, in passato anche a
Contessa, mentre si cantava il citato canto “Parkalésiëm për shpirtrat e mirë...” era
distribuito ai presenti un dolce, chiamato “collivi”
(grano bollito, mescolato con zucchero in polvere, con l’aggiunta di uva
passa, confetti, nocciole tostate ed erbe
aromatiche):
- il frumento é simbolo della resurrezione: come il chicco di grano
non muore ma coperto di terra nasce a
nuova vita, così il corpo umano, un giorno risusciterà dopo essersi fatto polvere nei sepolcri
- i confetti, lo zucchero e le piante odorifere sono simboli delle
buone azioni compiute in vita dal defunto.
Sulla superficie di questo originale dolce erano riportate le lettere
iniziali del nome e del cognome del defunto.
Questa tradizione è ancora viva oltre che in alcune parrocchie
delle comunità italo-albanesi, anche nei luoghi di nuova residenza degli
emigrati, i quali forse sono molto più sensibili a tenere vivo il legame col
paese d'origine, come avviene da 45 anni tra gli arbëreshë della diocesi
ambrosiana il sabato di Pentecoste.
Un'ultima riflessione riguarda la visita al cimitero: sostando davanti
alle tombe di parenti e amici defunti o passando per i viali si ha l'occasione
di conoscere e di "scoprire"
tanti aspetti particolari del cimitero, che solitamente sfuggono durante le visite occasionali:
* lucerne
e vasi di fiori di varie dimensioni, forma, materiale;
* rari
epitaffi (pochissime le dediche o le trascrizioni di parole tratte da libri
sacri);
* cognomi
che indicano l'origine geografica dei defunti (prevalentemente citta e regioni d'Italia);
* date
che evidenziano come la morte purtroppo non ha riguardo per l'età;
* fotografie,
anche a colori, vecchie e nuove, quasi tutte del solito formato usato per documenti di riconoscimento, anche se non
manca qualche fotografia originale;
* simboli
presenti sulla maggior parte delle lapidi.
Ogni simbolo che orna un tomba
esprime un aspetto della personalità del defunto (cose care, hobby, ideali,…)
interpretato dalle persone, che gli sono state vicine e che hanno voluto
rispettare i suoi sentimenti e la sua volontà. Le vecchie lapidi hanno quasi
tutte un simbolo cristiano, mentre sui sepolcri più recenti, comincia a notarsi,
anche se raramente, l'assenza di simboli religiosi. A Contessa non sono
finora presenti simboli di altre
religioni (ebraica, islamica, buddista, ecc.). Sono assenti anche iscrizioni in
lingua straniera. Rare le lapidi che riportano una iscrizione arbëresh o in lingua greca liturgica. Presente in alcune
lapidi la consueta parola latina "Requiem".
I simboli religiosi più frequentemente riportati sulle lapidi sono:
croce semplice in (marmo, in metallo, incisa sulla lapide,…), immagine del
Cristo risorto (mosaico, bassorilievo, incisione,…), Cristo deposto dalla
croce, immagini della Madonna, volto di Gesù, della Madonna, di S. Giuseppe e
di altri santi, cui il defunto era particolarmente devoto (sant'Antonio, San
Pio, angeli con o senza tromba, ecc.). rari i simboli di ispirazione non
religiosa (paesaggi, animali, ecc.). Nelle lapidi dei pochi bambini defunti sono
frequenti le immagini della Madonna col bambino in braccio, angioletti,
bamboline, ecc.
Quando i morti erano
seppelliti nelle chiese, numerose lastre di marmo nel pavimento e nelle pareti
ricordavano nomi, età e virtù dei defunti. Dopo il restauro delle chiese, a
seguito del terremoto del 1968, sono state rimosse quasi tutte le epigrafi dei
sepolcri.
Al cimitero invece sono
ancora visibili nelle aiuole alcuni cippi con un simbolo ed un numero che
inizialmente serviva per indicare i defunti sepolti nella nuda terra, prima
della costruzione delle cappelle e dei loculi.
(Calogero
Raviotta - Il culto dei morti I - Continua)
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