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venerdì 20 novembre 2015

Olio d'oliva. Annata record in Sicilia

La Repubblica-Palermo
“Data l'eccezionale produzione di olive e la qualità eccellente, si consiglia di rallentare i ritmi di raccolta e prenotarsi per la molitura per non compromettere la qualità dell'olio extravergine”. 
Recita così l'avviso affisso al frantoio Gullo di Aliminusa, ma è l'istantanea paradossale di una produzione olivicola senza precedenti. Dopo il 2014, annus horribilis che in Sicilia aveva fatto registrare un meno 27 per cento della produzione, il 2015 è stata finora una stagione senza precedenti, tanto da costringere i frantoi a una rigida programmazione, mentre alcuni sansifici avrebbero persino sospeso l'attività per smaltire le enormi quantità di sansa in giacenza. «Abbiamo ricevuto così tante richieste che non riusciamo a soddisfarle prima di dieci giorni: se un cliente arrivasse adesso, potremmo fare la molitura il 30 novembre», racconta il titolare Epifanie Gullo.
«Data l'eccezionale produzione di olive e la qualità eccellente, si consiglia di rallentare i ritmi di raccolta e prenotarsi per la molitura per non compromettere la qualità dell'olio extravergine». Recita così l'awiso affisso al frantoio Gullo di Aliminusa, ma è l'istantanea paradossale di una produzione olivicola senza precedenti. Dopo il 2014, annus horribuis che in Sicilia aveva fatto registrare un meno 27 per cento della produzione, il 2015 è stata finora una stagione senza precedenti, tanto da costringere i frantoi a una rigida programmazione, mentre alcuni sansifici avrebbero persino sospeso l'attività per smaltire le enormi quantità di sansa m giacenza. «Abbiamo ricevuto così tante richieste che non riusciamo a soddisfarle prima di dieci giorni: se un cliente arrivasse adesso, potremmo fare la molitura il 30 novembre», racconta il titolare Epifanio Gullo.
«Consigliamo di raccogliere in funzione della prenotazione, per evitare che le olive restino troppo tempo in giacenza a scapito della qualità dell'olio», gli fa eco Girolamo Giambanco, proprietario di un oleificio a Carini che fa parte di Asfo, associazione che raccoglie una cinquantina di frantoi nell'Isola. Del resto, l'anticipo dei tempi di raccolta era il segnale di un'annata di abbondanza. «Fino a quindici anni fa — racconta Alessandro Chiarelli, presidente di Coldiretti Sicilia — cominciavamo ai primi di novembre, in coincidenza con la festa dei Morti». Oggi, invece, «le aziende che vogliono conquistare i mercati iniziano a fine settembre o ai primi di ottobre perché, nonostante una resa lievemente inferiore, la qualità aumenta». Ma in Sicilia, che con circa 150 mila ettari di superficie di produzione è al terzo posto dopo Puglia e Calabria tra le regioni d'Italia, l'arma in più è la qualità. Basti pensare che tra le 43 Dop italiane, sei sono prodotte nell'Isola: Monti Iblei, Valli trapanesi, Val di Ma2ara, Monte Etna, Valle del Belice e Valdemone. «Non è facile fare previsioni precise, ma dovremmo registrare una crescita del 30-40 per cento», aveva detto Chiarelli alla vigilia della raccolta. Un dato in linea con quello nazionale diffuso da Coldiretti. «Le buone temperature e le piogge copiose hanno fatto sì che questa sia un'annata di abbondanza». È d'accordo Mario Terrasi, di Assolivo, che stima una produzione di circa 50 mila tonnellate di olio. Un dato positivo, tenuto conto che, secondo l'Istat, dal 2006 a oggi la produzione regionale ha viaggiato a ridosso delle 50 mila tonnellate di olio annue, con una resa approssimativa del 16-17 per cento. Escluso il 2014, l'annata nera per la congiuntura climatica e la mosca killer, con un calo da 49 a 36 mila tonnellate. «Non era difficile fare meglio rispetto all'anno scorso», spiega invece Giovanni Piccolo dell'Asprol Sicilia, associazione di produttori con sede ad Aragona che ne raggruppa 4.800 in tutto U territorio regionale, di cui circa tremila solo nell'Agrigentino. «Se l'anno scorso la produttività era stata di 52 quintali, quest'anno siamo sui mille, circa venti volte in più». Le zone in cui si registra una produzione maggiore si estendono dall'Agrigentino al Trapanese «partendo da Castelvetrano e passando per Sciacca e Menfi, senza dimenticare il Palermitano», sottolinea Piccolo. Una menzione speciale va anche alla zona dell'Etna e nel Messinese nel versante tirrenico: «Basti pensare alle olive di Sant'Agata di Militello. Mentre l'area iblea e di Siracusa sono un mercato più di nicchia». Per avere invece un'idea dei prezzi dell'olio sfuso, secondo l'Ismea nei giorni scorsi a Palermo l'olio extravergine si acquistava a 5,10 euro al chilogrammo, a Trapani a 5,25, a Ragusa a 7,25 e a 8,25 per il dop Monti iblei, mentre a Messina per il dop Valdemone si pagavano 6,75 euro. La mosca, che aveva creato non pochi problemi, non ha arrecato particolari danni, «compiici le piogge di settembre», come assicura Michele Riccobono, dell'Istituto egionale vini e oli di Sicilia. Lo stesso vale per la xylella, di cui hanno fatto le spese gli olivicoltori pugliesi ma che in Sicilia, secondo Chiarelli, «è un allarme del tutto ingiustificato». A preoccupare gli olivicoltori è semmai l'aumento vertiginoso dell'importazione di olio tunisino, che in Italia registra un più 748 per cento, compiici la crisi di produttività dell'anno scorso e gli accordi comunitari che hanno facilitato l'importazione di 35 mila tonnellate d'olio come misura di solidarietà per il Paese del Magreb. Ma Chiarelli non teme confronti: «Abbiamo nel settore dell'olio l'equivalente delle Rolls Royce se parliamo di auto di lusso», afferma. «Il problema non è che entri l'olio tunisino, ma che venga spacciato per siciliano, la vera battaglia è quella per la tracciabilità». Una sfida raccolta dal neo-assessore regionale all'Agricoltura, Antonello Cracolici: «Metterò in campo ogni iniziativa utile al riconoscimento delTIgp olio Sicilia. Tale riconoscimento — ha spiegato ieri Cracolici a un conve gno sull'olio all'Ars — rappresenterebbe certamente un sostegno a una delle nostre produzioni di eccellenza, che vanno sostenute sui mercati nazionali e internazionali». La mosca killer è stata bloccata dalle piogge La kylella ha fatto danni in Puglia e non da noi L'assessore Cracolici "Punto all'Indicazione geografica protetta per il prodotto siciliano"

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