16 maggio
Nelle campagne di Sciara, vicino a Palermo, la mafia uccide il 16 maggio 1955 Salvatore (Turiddu) Carnevale, coraggioso sindacalista socialista nemico di ogni forma di sopruso e di prepotenza.
Fondatore della sezione socialista del paese ed attivista della locale Camera del Lavoro, Carnevale si era battuto contro i privilegi dei latifondisti ed in favore dei diritti dei lavoratori.
L’assasinio di Carnevale ebbe una vastissima eco in tutta Italia.
Il primo dirigente politico a correre a Sciara fu il senatore Sandro Pertini, futuro Presidente della Repubblica. Da allora Pertini sarebbe sempre rimasto a fianco di mamma Francesca, tanto che si è detto (anche se non è vero) che fu uno dei legali di parte civile, in contrapposizione a Giovanni Leone, anch’egli futuro Presidente della Repubblica, che assunse la difesa (ma solo in cassazione) degli assassini.
A Sciara arrivarono anche giornalisti di tutte le testate regionali e nazionali, Emanuele Macaluso ed altri dirigenti della Cgil, del Psi e del Pci. I funerali, anche se il prete si rifiutò di benedirne la salma, furono imponenti e solenni. «Per questa bandiera mio figlio è morto, con questa bandiera deve andarsene via», disse mamma Carnevale, avvolgendo con la bandiera rossa socialista la bara di Turiddu.
Per Carnevale vi fu anche una straordinaria mobilitazione della cultura.
A lui dedicarono articoli e commenti Mario Farinella, Marcello Cimino, Emanuele Macaluso e Leonardo Sciascia. Ma a rendere eterne le figure di Turiddu e mamma Francesca contribuirono lo scrittore Carlo Levi, con il libro «Le parole sono pietre», e il poeta Ignazio Buttitta, con «Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali».
Questa poesia fu poi musicata e portata in giro da moltissimi cantastorie siciliani.
Questa poesia fu poi musicata e portata in giro da moltissimi cantastorie siciliani.
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