Prima di tutto, ricordare: occupati dicembre 2014 numero 22.306.000,
occupati 31 marzo 2015 n. 22.195.000, cioè -111.000.
Poi fate voi.
SABINO CASSESE, costituzionalista
La
sentenza della Corte costituzionale sulla rivalutazione monetaria delle pensioni
sta suscitando molte critiche. La difendono solo i sindacati (ma questi fanno
il loro mestiere, essendo ormai associazioni di pensionati) e le parti
politiche che sperano in una buccia di banana per il governo.
Mi paiono fuori centro le critiche di sconfinamento della Corte, con
conseguente svuotamento dei poteri del Parlamento. Il compito della Corte è,
infatti, proprio quello di assicurare che le leggi siano conformi alla
Costituzione, annullandole quando non la rispettano. Gli autori di questa critica
vorrebbero fare a meno del garante della Costituzione, facendo così un salto
indietro di duecento anni nella storia del costituzionalismo.
Più
ragionevoli le critiche al modo in cui ha proceduto la Corte in questo caso. La
decisione presa ha implicazioni molto gravi per il bilancio dello Stato. La
Corte, in un passato abbastanza lontano, si era dotata di uffici che valutavano
le conseguenze finanziarie delle sue decisioni. Riteneva, quindi, di dover
svolgere il suo ruolo di tutore della Costituzione bilanciando la tutela dei
diritti con quella dell’equilibrio finanziario, da cui anche discendono
diritti. In passato, più volte ha atteso e rinviato, aiutando
contemporaneamente Parlamenti e governi a definire e tutelare i diritti dei
cittadini, ma senza provocare buchi nel bilancio. Solo due mesi fa, la Corte ha
adottato una importante sentenza con effetti solo per il futuro, perché
altrimenti «si determinerebbe una grave violazione dell’equilibrio di bilancio
ai sensi dell’art. 81 della Costituzione».
GUIDO MAGNISI, legale della famiglia di Marc Biagi
“La prescrizione consentirà agli indagati di non confrontarsi con la
giustizia e con la realtà dei fatti. Mi limito a fare mia la considerazione
della famiglia Biagi: per citare Carl Gustav Jung, agli stessi soggetti
coinvolti resta il doloroso e sofferente confrontarsi con le proprie coscienze”
ENRICO BUEMI, senatore socialista
In merito alla prescrizione Scajola-De Gennaro
I tempi dei processi sono eccezionalmente lunghi, evidentemente l’uso
delle tempistiche delle varie fasi processuali diventa fondamentale per
determinare conclusioni processuali più o meno favorevoli agli imputati. Non
avendo visionato gli atti del processo in questione non esprimo alcun giudizio,
resta però indubbio che per alcuni imputati eccellenti i tempi – per ragioni
politiche – diventino brevi e – in altri casi – si dilatino molto. Un Paese
civile dovrebbe più che allungarli, ridurre i tempi del processo per accertare
innocenza o colpevolezza. Nello stesso tempo dovrebbe quanto meno garantire
uguale trattamento per tutti.
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