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mercoledì 6 maggio 2015

Hanno detto ... ...

MASSIMO FRANCO, editorialista del Corriere della Sera
In un futuro non lontano, non si può escludere nemmeno che si arrivi ad una disdetta dell’Italicum, cucito su misura per il vincitore di turno. Evoca infatti ilpassaggio troppo brusco da una fase che favoriva in modo inaccettabile le minoranze, ad una altrettanto discutibile di primato del governo. Renzi, tuttavia, ha l’aria di chi sente di avere ragione quasi «a prescindere». 
Le sue sfide, vissute dagli oppositori come provocazioni, stanno avendo successo perché sono figlie dell’immobilismo precedente. Vero o falso non importa: come tale è stato percepito. Può ringraziare il proprio partito, ridotto ad una falange spaventata e ubbidiente, con una minoranza interna esacerbata fin quasi al suicidio politico. 

ROGER ABRAVANEL, giornalista
 In Italia i giovani sono tre volte più disoccupati degli anziani (molto peggio che in tutti i Paesi sviluppati, inclusa la Grecia) non tanto per colpa della crisi ma di una scuola che non si è adeguata ad un mondo del lavoro molto cambiato. Il suo impianto è rimasto quello della scuola di 80 anni fa che prevedeva che la classe dirigente studiasse al liceo e poi all’università mentre le masse dovevano imparare un mestiere. Andava bene per il mondo industriale, ma nella società post-industriale sono necessarie nuove competenze. Tutti devono agire come dei dirigenti, lavorare in autonomia (l’etica del lavoro di questo secolo), risolvere problemi, avere spirito critico, saper comunicare e lavorare in team. Purtroppo, secondo diversi sondaggi, la maggioranza dei datori di lavoro delle aziende si lamenta che i giovani neodiplomati e neolaureati queste «competenze della vita» non le hanno.

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