Nicolò Chetta, sacerdote,
storico, poeta e scrittore (Parte III)
Oltre
ai due testi recentemente dedicati a Nicolò Chetta (Parte I e Parte II),
"ilcontessioto" ha già dedicato all'illustre concittadino altri spazi
in passato (blog del 15, 18 e 21 dicembre 2014). Col presente testo (parte III),
si conclude la presentazione del personaggio ricordando due fatti di cronaca (recita
dei ragazzi delle scuole di Contessa del 2004 e contrasti tra clero greco e
latino per la festa dell'otto settembre del 1771) e rilevando le differenze che
emergono nel noto sonetto autobiografico mettendo a confronto il testo
pubblicato da due illustri studiosi arbëreshë.
Tavola rotonda
dei ragazzi della scuola di Contessa su Nicolò Chetta
Presso l’aula consiliare del Comune di Contessa Entellina, lunedì
26 aprile 2004 alle ore 18,30, non erano seduti gli amministratori comunali, ma
i ragazzi delle scuole di Contessa, che hanno organizzato una TAVOLA ROTONDA su NICOLO’ CHETTA nell’ambito della
celebrazione del bicentenario della morte dell’illustre concittadino.
I relatori - alunni - studenti Rosalinda Guzzardo, Stefania Li
Crasti, Rossella Lo Jacono, Rosa Maria Lala, Angelica Cuccia e Gianna Ferrara
della scuola media ed Eleonora Lala della scuola elementare, coordinati dal
moderatore Mauro Lo Cascio (scuola media) hanno fatto conoscere, nel corso del
vivace dibattito, cui hanno assistito parecchi adulti, sia la personalità di Nicolò Chetta (vita ed opere) sia parecchi aspetti della
storia di Contessa e delle altre comunità siculo-albanesi, secondo la
descrizione dello stesso Nicolò Chetta (1741-1803) - sacerdote, educatore, teologo,
poeta, scrittore e storico - riportata nella
sua opera “Tesoro di notizie su de’ Macedoni”.
I ragazzi hanno presentato l'episodio particolare del contrasto
sorto in occasione della festa della Madonna della Favara, l'otto settembre
1771, secondo quanto viene esposto in un manoscritto, attribuito a Nicolò
Chetta, conservato nell'archivio della parrocchia greca di Contessa, che porta
il titolo "
Fatti Storico-canonico-giuridici in
difesa delle proprietà e dei diritti del parroco e clero greco della terra di
Contessa contro le pretensioni ed usurpazioni del coabitante clero latino fatta
secondo la consulta dei migliori lumi della capitale di questo regno nel 1771"
La
preparazione dell'iniziativa (scelta dei testi, adattamento dei dialoghi,
costumi, ecc.) sono stati curati dalla prof.ssa Mimma Guzzardo, con la preziosa
collaborazione delle insegnanti dei ragazzi, impegnati nella tavola rotonda e
nella recitazione.
Ai
lettori che vogliono conoscere il testo del manoscritto citato, si ricorda che
è stato integralmente pubblicato in due blog nel 2014 (18 e 21 dicembre).
Nota - Per dovere di
cronaca la recita dei ragazzi, molto apprezzata dai cittadini presenti, dai
genitori degli studenti e dai docenti, povocò il disappunto del parroco latino,
certamente perché non informato correttamente sulla originale iniziativa culturale
finalizzata a far conoscere particolari aspetti della storia di Contessa in
generale e della storia religiosa locale in particolare.
Sonetto
autobiografico
Il
noto sonetto autobiografico di Nicolò Chetta(testo II riportato di seguito) è
stato pubblicato per la prima volta dal prof. Giuseppe Schirò di Piana degli
Albanesi nella sua opera "Canti tradizionali ed altri saggi delle colonie
albanesi di Sicilia" (Napoli, 1923, pagg. 229 -230). Lo stesso testo è
stato riportato dal periodico "Katundi Ynë" tra le note di un articolo dedicato a Nicolò
Chetta.
Il
sonetto con delle varianti (testo I riportato di seguito) è stato pubblicato anche
nell'opera "Letteratura
albanese in Italia dal 1600 al 1800" del prof. Giuseppe Schirò di Contessa
ed inoltre (senza la traduzione in lingua italiana) nel volumetto "POETE
ARBERESHE", pubblicato a Tirana nel 1974 ("Poezia Shqipe",
raccolta di testi di poeti arbëreshë).riportata nel precedente blog "Personaggi contessioti III".
Nikollë Keta
(testo I) (testo
II)
Fisi të ndershëm në Kuntisë
mbiu Farie së nderme në Kuntisë u bi
Kolë Keta, filiz i Arbërit
dhé, Kolë
Ketta, vllastar i Arbrit dhe,
shkoi në Palermo, te e
Arbërit shpi, shkoi n' Palermë pra,
tek e Arbrit shpi,
që e priti si zogun në fole. çë reshti, si zogun rep dnë
fole.
E veshi, e pajisi me zakon e
urtësi; E veshi, e e ngjeshi me
zakon, me urtësi;
në vapë e përtëriu nënë
hije, pr në vapët e
përtrijti dnënë hje,
si të fishkurin bisk stolis
një dhri si të veshkurin rremp
stolis një dhri;
e tani kurorë prifti kisha i
ve. E nanì prift kisha kurorë
e ve.
Si zog në fluturim të dy
krahët i çoi Si zog i sbjerrë pra t'dy krahët çoi
Në Palermo e
Kuntisë, sa këtu-atje Në Palermë e n'Kuntisë, po ktei e atei;
Nderin arbëresh në çdo gjë kërkoi. Ndern
e Arbreshvet te gjithë gramët kërkoi.
Si krimb mëndafshi veten e
harroi Si krimp mundafshi gjith u
svis vetëhei
E këtë visar torri, qendisi
e shkroi E këtë vistar tuar, kjndisi
e shkroi,
Shqipërin të ndrinte tej e
tej. Se të kjosëj ghjth
Arbrin ndjer përtei.
(Personaggi di Contessa V - Nicolò Chetta,
parte III)
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