15 maggio
Il 15 maggio 1946, con la firma di Umberto II, la Sicilia otteneva quella forma speciale di autonomia politica, legislativa, amministrativa e finanziaria tutta condensata nello Statuto Speciale.
Si trattò, allora, di un modo, di un tentativo di svuotare il separatismo che in molti -subito dopo lo sbarco degli americani in Sicilia, 1943- perseguivano, dalla mafia, ai latifondisti ed a taluni sinceri sostenitori.
Prescindendo dagli interessi loschi della mafia e dei latifondisti, su cosa è stata eretto l'accordo "pattizio" fra Stato Italiano ed Autonomia Regionale ?
La Sicilia di oggi, quella finita nelle mani di Totò Cuffaro, Rffaele Lombardo e Rosario Crocetta è la farsa di ciò che la nostra regione è stata.
Oggi nessun è in condizione di addurre argomenti per rivendicare "specialità" alla Sicilia. Oggi sarebbe giusto abolire la "specialità" divenuta occasione di arricchimento, di corruzione, di ladrocinio delle più inette classi parassitarie del bacino mediterraneo.
Ed invece la nostra Regione ha conosciuto già dalla prima metà del secolo XIX un «grande ritorno» dell’isola al ruolo di grande terra di cultura.
Ruolo che essa ha più volte esercitato nel passato: da Amari a Gentile, da Verga a Pirandello, da Basile a Guttuso, sono numerosissimi i nomi dei protagonisti di questo «ritorno».
Nello stesso tempo una grande trasformazione economica e sociale si era prodotta nell’isola, con grandi capitani d’industria come i Florio e con momenti di grande rilievo come i Fasci Siciliani che avevano prodotto, seppure soffocati, grande sensibilità diffusa in direzione della giustizia sociale e della volontà di progresso. Tanti uomini siciliani, nel corso dell'Ottocento e nella prima metà del XX secolo, erano divenuti classe dirigente e di governo dell’Italia risorgimentale e contemporanea.
Eppure l’isola non è uscita da una condizione di minore sviluppo e di singolare, e talora deteriore, realtà civile rispetto ad altre regioni italiane. Ha continuato a covare la patologia criminale della mafia; si è chiusa nei suoi particolarismi, ai quali lo stesso conseguimento dell’autonomia regionale ha finito col servire (ricordiamci e non sottovalutiamo: Totò Cuffaro è in galera per associazione mafiosa e Raffaele Lombardo è sttposto a processi penali con la stessa radice). Tanti uomini di governo dell'Autonomia Regionale si son serviti di questa più che servirla.
La cultura.
La Sicilia -è sotto gli occhi di tutti- ha elaborato un suo particolare meridionalismo; ha accentuato fino a Sciascia la particolarità esistenziale del siciliano; ha bruciato in caotici e distorti sviluppi urbani ed agrari, produttivi e commerciali, le ripetute attese di crescita ripropostesi nel corso di un secolo e mezzo.
Ma la Sicilia non è un mistero e non è un destino, scrive più di uno dei nostri uomini di cultura.
La Sicilia, la sicilianità, è una grande vicenda umana, che si apre agli occhi dello storico che vuole provare ad interpretare con una suggestiva ricchezza di forme e di individualità.
La Sicilia, che tutti amiamo e tutti vorremmo diversa, espone a tutti noi il contrapporsi di orgogli, di incomprensioni parimenti infondati, e mostra in fin dei conti la molteplice problematicità della storia di una grande regione, il cui ingresso e la cui partecipazione alla modernità non sono, non possono essere ormai reversibili.
Una Sicilia senza mafia, senza parassitismi, senza incompetenti ed inetti al governo, è possibile.
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