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Condividere -Anno XIII n. 09 del 10 maggio 2015-
L’intervista/al nuovo Eparca di Piana degli Albanesi
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L’intervista/al nuovo Eparca di Piana degli Albanesi
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Monsignor Gallaro. «Per la Chiesa di Piana
bisogna individuare gli aspetti più qualificanti»
di Nicoletta Borgia
Eccellenza, sua Eminenza il Cardinale Sandri,
nel messaggio di benvenuto ha definito provvidenziale averLa ricevuta
alla vigilia dell'anno Giubilare della Misericordia
indetto da papa Francesco, come una prospettiva
del nuovo slancio verso la missione
della chiesa degli italo-albanesi di rito bizantino
tra il perdono, l'amore e la riconciliazione
come tre costanti operative...
«Ringrazio la Santissima Trinità, papa Francesco,
il Cardinale Leonardo Sandri della Congregazione
per le Chiese orientali, il Cardinale Paolo Romeo Arcivescovo Metropolita di Palermo
e amministratore eparchiale, il clero e
il popolo tutto dell’eparchia di Piana degli Albanesi
per la benevolenza e la fiducia riposta
nella mia umile persona come padre vescovo
designato della piccola ma preziosa comunità
italo-albanese di Sicilia.
I sentimenti di perdono
e di riconciliazione debbono essere sempre
presenti nella nostra vita cristiana e specialmente
nella mia vita, come insegna il grande Basilio di Cesarea ai sacerdoti prima di accostarsi
alla celebrazione della divina liturgia. D’altra parte in ogni famiglia, unita dal mistero
nuziale, fra i membri di essa dovrebbero circolare
costantemente le realtà e le parole del “perdono” e dell’“amore”».
Lei porterà una testimonianza nuova, densa di una storia che la vede
attraversare diverse fasi: ex-alunno del pontificio istituto orientale,
docente universitario e canonista negli Stati Uniti, sacerdote della Chiesa melkita in Newton, nonché consultore della Congregazione
per le Chiese Orientali… servizio e dedizione alle chiese orientali in
una costante continua fino a oggi a Piana degli Albanesi piccola -
grande realtà di una chiesa sui iuris di diritto particolare.
«lo stato di Chiesa sui iuris per Piana degli Albanesi deve meglio consolidarsi secondo
le norme del Codice dei canoni delle Chiese Orientali
e le dichiarazioni e decisioni del Sinodo intereparchiale di Grottaferrata
(2010) delle realtà ecclesiali italo-albanesi bizantine d’Italia. metterò a
disposizione le mie possibili competenze perché queste realtà possano
acquisire una maggiore autonomia, così da essere valorizzate ad intra
ed essere riconosciute ad extra nella loro identità
liturgica, teologica, spirituale, disciplinare
e culturale».
La comunicazione nell’editoria sull’Oriente Cristiano in questo momento storico è “criptata”
dai sistemi di comunicazione di massa
internazionali che invadono con falsi ideologici
l'autenticità di quel messaggio cristiano
sulla Parola di Dio... L’Eparchia ha una lunga
tradizione di scrittura dall'ecumenismo, al diritto
canonico e non per ultimo alle questioni
linguistiche legate alla trasmissione liturgica:
quali potrebbero essere le condizioni di possibilità
nuove in una prospettiva di evangelizzazione
“orientale” in una Chiesa che respira
a due polmoni?
«Ritengo che la tradizione editoriale dell’Eparchia,
nei suoi diversi aspetti, vada ulteriormente
sostenuta e adeguata ai nuovi metodi
di comunicazione, ma con la dovuta oculatezza
per non cadere nel qualunquismo di una trasmissione
fine a se stessa. Si tratta, a mio umile
parere, di individuare quegli aspetti più qualificanti, in chiave moderna, che fanno della
Chiesa di Piana degli Albanesi una “gemma
d’oriente in terra d’occidente”, come ebbe a
dire il Santo papa Giovanni XXIII, e ancora “ponte tra oriente e occidente”
cioè un richiamo e un amore costante verso il dialogo con la
Chiesa ortodossa. Un aspetto caratterizzante è quello della catechesi
mistagogica, tipica dell’Oriente Cristiano, indirizzata alla contemplazione
e all’azione divinizzante attraverso i simboli liturgici. in tale visione, il
simbolo assume una primaria importanza come manifestazione del divino
e, al tempo stesso, come mezzo offertoci nel mondo sensibile per
avvicinarci, attraverso segni simbolici, alla sua assoluta trascendenza».
Che ruolo operativo potrebbe avere un’Eparchia come quella di Piana
degli Albanesi come componente di una chiesa sui iuris, verso quelle
chiese sorelle che “soffrono” in un contesto policromatico quale è la Sicilia, anche pensando alla realtà di Mazara del Vallo ovvero un modello
di dialogo e accoglienza?
«Quella di Piana degli Albanesi è una testimonianza vivente di una comunità
etnica e religiosa che, in tutta dignità, si è stabilita in Sicilia e, in
quanto tale, è stata accolta, anche se non sempre, in passato, pienamente
compresa, ma che nei tempi più recenti è stata promotrice di
momenti ecumenici significativi, coinvolgendo tutte le Chiese di Sicilia
(ad es. “Crociera della Fraternità” nel 1970; “visita del Santo Sinodo
della Chiesa di Grecia alle Chiese di Sicilia” nel 1973). Osservo come il
tema dell’accoglienza è, oggi, particolarmente vissuto dalla Chiesa sorella
di Mazara del Vallo, soprattutto sul versante interreligioso, forse e
senza forse perché la vostra Chiesa possiede una memoria storica legata
al Cristianesimo orientale del primo millennio, motivo che la rende sensibile
alle relazioni oltre i suoi confini. Basti pensare al Monastero Bizantino
di San Giovanni Battista di Pantelleria del secolo VIII e ai vari siti
archeologici che denotano la presenza orientale della cristianizzazione
dell’isola».
=.=.=.=.=.
IL PROFILO
Giorgio Demetrio Gallaro è di Pozzallo, in provincia di Ragusa. Dopo gli studi in preparazione
al sacerdozio, svolti
presso il Seminario di Noto, nel
1968 si è trasferito a Los Angeles
dove è stato ordinato presbitero
nel 1972. Ha svolto
l’attività di parroco in varie parrocchie
di rito orientale degli
Stati Uniti. Nel 1987 è stato incardinato
nell’Eparchia di Newton
dei Melkiti. Ha svolto il suo
ministero e ha insegnato anche
nell’Arcieparchia di Pittsburgh e
nell’Eparchia di Stamford. Il 31
marzo 2015 è stato nominato da
papa Francesco eparca di Piana
degli Albanesi.
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