Gli amministratori locali che non si occupano di cultura locale
La Regione Sicilia deve ridimensionare il numero degli
Istituti Scolastici autonomi che insistono sul proprio territorio.
Ha predisposto nelle settimane scorse un piano
che coinvolge 143 scuole, tutte interessate da tagli, accorpamenti e ridefinizioni.
La politica dell’austerità avviata nel luglio scorso
al livello nazionale prevede che il numero minimo degli alunni non può essere,
per ciascun Istituto, inferiore a 600 unità.
L'escamotage (noi Siciliani siamo bravi sulle scappatoie)
ideato in Sicilia è stato quello di ridurre il limite minimo delle scuole da
600 a 500 studenti perché sia conservata
l'autonomia. Il Piano varato dalla Regione è stato
discusso in svariati tavoli di negoziato con i sindacati, e con le
rappresentanze degli amministratori locali, ed alla fine ha scontentato molti per non dire tutti, soprattutto
nelle realtà locali più piccole, da dove è partita l'accusa di interventi che
sarebbero stati orientati –ma su questo nessuno ne dubitava- da scelte
politiche, da pressioni di parte e di partiti.
Nella trattativa dovrebbero essere escluse le
realtà dei comuni di etnia minoritaria (arbëresh, gallicani ..), su cui il
legislatore regionale ha varato una legge specifica appena pochi mesi orsono
che dovrebbe mettere al riparo gli istituti che superano le 100 unità. Ma nel
disinteresse degli Amministratori locali di queste realtà si è finora parlato di accorpamenti …
e chissà se non si andrà anche oltre.
Chi siede nei tavoli dei negoziati ha
infatti fatto notare come brilli l’assenza degli amministratori locali dei
comuni arbëresh.
Insomma le solite storie e le solite incompetenze
e mancanza di identità o meglio di personalità dei sindaci.
Il mondo della cultura siciliana (scrittori,
appassionati e personalità consapevoli) hanno fatto notare che in questo campo,
quello della scuola, più importante dei
tagli sarebbe la razionalizzazione.
E, eliminati gli sprechi che ci sono e sono
tantissimi, servirebbe investire sui poli che culturalmente hanno qualcosa da
dire, ossia sulle realtà che hanno da aggiungere alle realtà omologate.
Ma l'aria che tira, che mostra
ovunque sciupii, sembra dire che non sia il momento di affrontare questo argomento.
La Sicilia, dopo anni di
allegra finanza rischia purtroppo il colpo d'ascia, e non solamente nel settore della
scuola. La regione Sicilia di Raffaele Lombardo è sotto osservazione non solo
di Roma, ma anche di Bruxelles su ogni comparto della vita associata: dall’immenso esercito dei
dipendenti, ai mancati investimenti strutturali, al parassitismo nella
formazione che vede coinvolti politicanti, sindacati e finte cooperative.
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