Nessuno dei pezzi grossi del PD, di quelli di estrazione dalla Margherita, ritiene di doversi dimettere dagli incarichi
pubblici e rinchiudersi a casa per i
prossimi anni.
Per
anni il marchio “Margherita” ha succhiato milioni e milioni di euro dalle casse
dello stato (grazie a leggi votate anche dai pezzi grossi evocati) e adesso si viene a sapere che il tesoriere di questo marchio
succhia-soldi si è appropriato per fini
personali di 12 milioni di euro.
–Sorprendentemente-
nessuno dei pezzi grossi di questo marchio sa niente, nessuno ha
responsabilità su questo scandalo. Quei soldi, (lo ripetiamo) con leggi votate anche da
questi pezzi grossi -spesso presentatisi all’opinione pubblica come “puritani”- provenivano dalle casse dello stato, dall’irpef
pagata anche dai giovani precari che amerebbero essere aiutati e non essere
spremuti dai ladri di stato.
Non stiamo parlando di pezzi grossi di un
club qualunque. Stiamo parlando di politici di primo piano che aspirano (almeno aspiravano fino a ieri) a
diventare ministri, capi di governo, e rappresentanti delle istituzioni, anche
quelle alte ed altissime.
Nessuno di questi signori: Francesco Rutelli
(adesso Api), Rosy Bindi, Dario Franceschini, Pierluigi Castagnetti, Enzo
Bianchi, Paolo Gentiloni, e tantissimi altri di cui ci sfugge il nome sa
spiegare nulla dell’accaduto perché loro si occupavano di cose serie e non di
soldi, di finanza, di cassa.
In qualsiasi paese del mondo un parlamentare
che offre di se stesso l’immagine di sprovveduto, di distratto in questioni in cui
c’entrano milioni di euro viene subito emarginato ed espulso dal mondo della
politica, dal mondo delle cose pubbliche (che appartengono a tutti).
In Italia i nomi da noi evocati (assieme ad
altri) hanno invece contribuito a nominare (direttamente o indirettamente) la
metà dei giornalisti televisivi o di altri media, hanno insediato alti
funzionari in ogni dove delle istituzioni cosicchè non ci può sorprendere se nell'informazione pubblica si
parla vagamente di un marchio ruba soldi (si dice pudicamente, partito fantasma), di un tizio di nome “Lisi” che –da solo- avrebbe
rubato 12 milioni di euro nel completo
disinteresse di chi ci ha continuamente detto di volersi proporre alla guida dello Stato.
L’unica cosa che rileviamo in questi giorni dai programmi
televisivi e dai giornali filo-margherite è che Rosy Bindi, Franceschini e compagni
è che costoro fino a pochi giorni fà -per dieci volte al giorno-
rilasciavano dichiarazioni per chiarirci l'orizzonte –anche sul nulla- ed invece attualmente non hanno
nulla da dire agli italiani e probabilmente sono tutti a sciare.
Il presentatore di un programma televisivo, qualche sera fà, riferì di aver invitato una trentina di parlamentari "Margheritini" e di non aver raccolto l'adesione di nessuno, se non di un pd di provenienza radicale che ha fatto conoscere come egli culturalmente rifiuta l'idea dei finanziamenti pubblici ai partiti.
Stiamo parlando –attenzione !- di gente che
si è proposta alla guida del paese ed invece non è capace di spiegare agli italiani come
mai dalle casse del loro marchio sono spariti 12 milioni di euro. Non si degnano di spiegarci come mai non sapendo amministrare 12 milioni di euro vorrebbero amministrare 750 miliardi di euro del bilancio dello stato, in un paese dove le opere pubbliche costano il doppio ed il triplo delle realizzazioni eseguite in Francia o Germania.
Sta tutta in questo comportamento di eclisse dei pezzi grossi
la circostanza che in Italia dall’assessore
del più sperduto paesino al ministro Scajola (oggi ex) si occupano sistematicamente
degli affari propri invece che dei problemi di chi l'irpef la paga e non vorrebbe che fosse margheritizzata.
Nemmeno dai politici antagonisti arriva
nulla da contestare ai "pezzi grossi" evocati. Anche quest'altro
comportamento di amichevole complicità è spiegabile: il pdl ha le sue
"cricche", le sue P3, P4, i suoi Cosentino, Papa, Milanese, e quindi
anche esso "può non sapere".
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