articolo ripreso da LA STAMPA di ANDREA TORNIELLI - Città del Vaticano
Non passa ormai giorno che dai sacri palazzi vaticani, divenuti ormai un colabrodo, non esca qualche appunto riservato. Quello che mette in pagina oggi il giornale italiano «Il Fatto Quotidiano» è un documento inviato il 30 dicembre scorso al Papa. Si tratta di un appunto «confidenziale» che il cardinale Darío Castrillón Hoyos, già Prefetto della Congregazione del clero, avrebbe ricevuto da un amico e che riguarda la possibilità di un «complotto delittuoso» per eliminare il Papa. La presunta «fonte», citata nel testo, è il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, ex nunzio in Italia, il quale, nel corso di un viaggio a Pechino nel novembre 2011, avrebbe parlato con alcuni interlocutori cinesi della possibilità che Benedetto XVI muoia entro un anno e della possibilità che il suo successore sia il cardinale italiano Angelo Scola, già patriarca di Venezia e da pochi mesi nuovo arcivescovo di Milano.
Va detto innanzitutto che l’appunto pubblicato dal quotidiano è autentico. È stato effettivamente ricevuto dalla Segreteria di Stato, dove dopo una prima lettura e qualche risata, non gli si è dato il minimo peso, anche se lo si è trasmesso al Pontefice.
Va detto innanzitutto che l’appunto pubblicato dal quotidiano è autentico. È stato effettivamente ricevuto dalla Segreteria di Stato, dove dopo una prima lettura e qualche risata, non gli si è dato il minimo peso, anche se lo si è trasmesso al Pontefice.
Leggendo il testo del documento, si comprende anche come il cardinale Romeo non abbia affatto parlato di un complotto per eliminare il Papa. Si sarebbe invece limitato a dire che il Papa potrebbe morire entro dodici mesi. Sarebbero stati i suoi interlocutori cinesi a dedurre dalle sue parole il complotto. Ma a rendere effettivamente risibile il contenuto dell’appunto, sono altre affermazioni: l’arcivescovo di Palermo avrebbe affermato di essere «l’interlocutore designato del Papa per occuparsi in futuro delle questioni fra la Cina e il Vaticano». Inoltre, il porporato siciliano avrebbe «sorpreso» i suoi interlocutori cinesi «informandoli che lui – Romeo – formerebbe assieme al Santo Padre – Papa Benedetto XVI – e al cardinale Scola una troika. Per le questioni più importanti, dunque, il Santo Padre si consulterebbe con lui – Romeo – e con Scola».In un altro passo del documento, dopo aver riportato la presunta notizia sul «rapporto conflittuale» del Papa con il suo Segretario di Stato Tarcisio Bertone, si legge: «In segreto il Santo Padre si starebbe occupando della sua successione e avrebbe già scelto il cardinale Scola come idoneo candidato, perché più vicino alla sua personalità. Lentamente ma inesorabilmente lo starebbe così preparando e formando a ricoprire l’incarico di Papa». Alla luce di queste presunte e oggettivamente sconclusionate «informazioni» (Romeo confidente del Papa per ogni questione importante, Ratzinger che lavora per preparare la sua successione), va presa per ciò che realmente è anche la parte sul presunto complotto, nella quale si legge: «Sicuro di sé, come se lo sapesse con precisione, il cardinale Romeo ha annunciato che il Santo Padre avrebbe solo altri dodici mesi da vivere. Durante i suoi colloqui in Cina ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI… Le dichiarazioni del cardinale sono state esposte da persona probabilmente informata di un serio complotto delittuoso, con tale sicurezza e fermezza, che i suoi interlocutori in Cina hanno pensato con spavento, che sia programmato un attentato contro il Santo Padre».
Ci si potrebbe chiedere come mai, se davvero l’arcivescovo di Palermo è a conoscenza del «complotto delittuoso» ed è così libero di parlarne a destra e a manca, addirittura con i suoi interlocutori cinesi, non ne abbia parlato innanzitutto con Benedetto XVI, vista la sua assidua consuetudine in quanto membro dell’esclusiva troika, invece di far arrivare la notizia attraverso gli stessi interlocutori di Pechino che poi avrebbero confidato a qualcun altro del complotto fino a far arrivare la notizia a un amico tedesco del cardinale Castrillón Hoyos.
Ci si potrebbe chiedere come mai, se davvero l’arcivescovo di Palermo è a conoscenza del «complotto delittuoso» ed è così libero di parlarne a destra e a manca, addirittura con i suoi interlocutori cinesi, non ne abbia parlato innanzitutto con Benedetto XVI, vista la sua assidua consuetudine in quanto membro dell’esclusiva troika, invece di far arrivare la notizia attraverso gli stessi interlocutori di Pechino che poi avrebbero confidato a qualcun altro del complotto fino a far arrivare la notizia a un amico tedesco del cardinale Castrillón Hoyos.
L’unica vera notizia sta nel fatto che un appunto – autentico, seppure così palesemente sconclusionato – inviato da un cardinale al Papa e transitato per la Segreteria di Stato poco più di un mese fa, sia a disposizione dei media. Segno che la pubblicazione delle lettere di monsignor Viganò al Papa e al cardinale Bertone, come pure gli appunti e i «memo» sullo Ior e altri documenti dei quali si è discusso in questi giorni, fa parte di una strategia e s’inserisce in una evidente lotta interna al Vaticano, dagli esiti incerti e comunque devastanti. Una lotta che ha sullo sfondo non soltanto la successione al cardinale Bertone, ma anche il conclave.
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